“Il buonismo democristiano è finito persino sui palchi”
LO STATO SOCIALE La band annuncia il tour estivo: “Poche date, ma due ore di circo L’impegno non è démodé e, dopotutto, anche non parlare di politica è un atto politico”
Difficile con quel nome – Lo Stato Sociale – rif uggire dall’etichetta di “artisti politici”. Sia chiaro, loro detestano le etichette, a partire da quella di “musicisti indie” contrapposti a un altrettanto generico “mainstream”, ma non esitano a sbilanciarsi sul presente e dintorni: “F ar e cultura è sempre un atto politico: esprimersi davanti ad altre persone è una possibilità e un privilegio. Dire loro che dovrebbero leggere di più, informarsi di più significa metterli in guardia: perché più cose sai meno sei vulnerabile. E poi l’edonismo, che non è intrattenimento scemo, è un bellissimo modo per metterla in c. al potere”.
OSPITE IERI a Milano per lanciare Facile, ultimo singolo tratto dall’album Primati, Lo Stato Sociale – al secolo Alberto Cazzola, Francesco Draicchio, Lodovico Guenzi, Alberto Guidetti, Enrico Roberto – ha fatto il punto, e messo un punto, tentando un cauto bilancio dopo il travolgente successo sanremese, le ospitate televisive e la conduzione del concerto del Primo maggio.
“Non siamo spariti dopo il Festival; siamo stati in giro per l’Italia a presentare il disco, in mezzo al pubblico. Ma ora ci siamo rotti ufficial- mente le scatole di essere dappertutto. Avevamo bisogno di sgonfiare l’attenzione che ci aveva travolti, di allentare la tensione post- sanremese. Negli ultimi anni abbiamo suonato ininterrottamente ”, accantonandovi tee progetti personali e artistici, che oggi intendono riprendere in mano.
“Perciò faremo poche date questa estate”: cinque, a Milano (8 giugno); Padova (4 luglio); Collegno (11 luglio); Roma (13 luglio); Molfetta (14 luglio). Live promettono “un grande circo: più di due ore di musica. Andiamo nel campionato diBru ce Springsteen ”, mentre il singolo passerà in radio e sulle piattaforme digitali dal 25 maggio in una versione“inedita ”, cioè senza l’ accompagnamento di Luca Carboni, come nel disco.
A chi paventa una possibile crisi post successo, il gruppo risponde: “No, abbiamo avuto la fortuna di anticipare la crisi: l’anno scorso è stato un anno complicato. Siamo ripartiti riorganizzando l’amicizia anche in relazione al lavoro. Ci siamo detti: ‘Se uno
Il singolo “Facile” passerà in radio e sulle piattaforme digitali dal 25 maggio in una versione “inedita” “È più semplice diventare popolari, ma c’è chi è disposto a tutto”
non ha voglia di fare una determinata cosa, andranno avanti gli altri quattro’. La forza della band è sì stare assieme, ma anche capire le esigenze del singolo. Certo andare a Sanremo da solisti sarebbe stato drammatico per chiunque di noi: noi siamo abituati a giocare in cinque, con la palla che sta sempre lì, al centro. Facciamo melina”.
In generale è un momento felice per la musica “indie”, etichette permettendo: perciò, i “regaz” hanno gioco facile a dirsi “contenti anche per gli amici e i colleghi. Le vecchie regole, grazie alla tecnologia, si sono rotte: si è frantumata una logica di potere culturale. È un momento fortunato, ma persino delicato, se non pericoloso: abbiamo montato una torta, e ora la torta è esplosa. Oggi è più facile diventare popolari, ma c’è chi è disposto a tutto pur di farcela”.
ALLE POLEMICHE su “Talent sì o Talent no” preferiscono non tornare, rivendicando di essere “cinque persone, cinque teste, ciascuna con un’opinione diversa”. Non si tirano indietro, invece, nel “prendersi la responsabilità” di parlare di politica da un palco: “Fa parte del nostro dna. Non si può ignorare quel che succede intorno: l’impegno non è demodé e, dopotutto, anche non parlare di politica è un atto politico”.
“Il limite vero dell’Italia è la melassa buonista – conclude Lodo –, ma da spettatore, come gli antichi di fronte alla tragedia greca, vorrei potermi identificare con uno o l’altro degli eroi; vorrei sapere da che parte stanno; vorrei conoscere cosa un artista pensa della vita, della società, della politica, anche se poi non condivido le sue opinioni. In America, ad esempio, persino nel pop, tutti sanno esattamente da che parte sta un musicista, se è pro o contro Trump. Da noi, invece, c’è un diffuso buonismo democristiano, chiuso nel recinto delle relazioni, nella vaghezza sentimentale”.