Iva, giustizia, nomine e Rai: non esiste governo neutrale
Berlusconi non cede, pronto l’incarico al premier del Colle
■ Gli ultimi tentativi di mettere assieme in un esecutivo Cinque Stelle-Lega (senza B.) non sembrano avere portato frutti. Il capo dello Stato pronto a dare l’incarico. Elezioni in vista
“Non esistono governi neutrali”. Lo dice Giancarlo Giorgetti della Lega, lo pensano tutti in queste ore di attesa per l’esecutivo nominato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, anche se privo della fiducia del Parlamento, dovrebbe riempire il vuoto di potere creato dallo stallo tra i partiti.
NON ESISTE il governo neutrale perché la politica è fatta di scelte. Quella di cui si parla di più in queste ore riguarda l’aumento dell’Iva: a gennaio 2019 l’aliquota del 22 per cento salirà al 24, quella del 10 all’11,5. Un incremento di gettito che vale 19,5 miliardi. Salirebbero anche i prezzi, con una contrazione inevitabile di alcuni consumi, per questo protesta Confcommercio, molto meno Confindustria che preferisce un rincaro orizzontale piuttosto che aumenti di tasse su settori specifici. Lasciar salire l’Iva o cercare coperture alternative? La neutralità è impossibile, qualunque scelta finirà per frenare una crescita che sta già rallentando all’1,4 per cento su base annua. Poi c’è la manovra correttiva: bisogna assecondare le richieste della Commissione europea, che contesta una mancata riduzione del deficit strutturale di 5 miliardi, o ignorarle?
L’economia non è tutto. Magistrati e avvocati, per una volta d’accordo, chiedono da mesi al governo Gentiloni di sospendere l’attuazione della riforma delle intercettazioni. Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Francesco Minisci, parla di una “riforma dannosa” che lede il diritto di difesa, perfino il prudente Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ha detto che gli uffici sarebbero soffocati dai nuovi adempimenti e che la riservatezza di certe informazioni sensibili non sarà affatto garantita, visto che all’inizio di un’indagine gli inquirenti non possono già sapere cosa è rilevante e cosa non lo è. Come si può essere neutrali tra la decisione di sospendere l’attuazione della riforma il 12 luglio e la scelta di rinviarla o addirittura riaprire la discussione di merito?
Il nuovo governo dovrà gestire anche il dossier della riforma dell’ordinamento penitenziario: la commissione speciale (cioè il Parlamentino transitorio in questa fase di transizione) ha lasciato l’esame dei primi decreti legislativi alla commissione Giustizia che a questo punto potrebbe non insediarsi mai in questa legislatura. Il governo neutrale farà propria la linea di M5S e Lega che vogliono fermare una norma “svuota-carceri” o quella del ministro uscente Andrea Orlando ( Pd), che preme per far approvare una riforma dell’ordinamento penitenziario che valorizza le pene alternative? La delega al governo scade il 3 agosto, poi si rischia di dover ricominciare daccapo.
SULLE NOMINE, poi, la neutralità non è un’opzione: anche le proroghe, come quelle decise dal governo Gentiloni per i capi dei Servizi segreti, della polizia e della Ragioneria dello Stato sono una scelta precisa. Il governo neutrale immaginato da Mattarella dovrà avere un ministro del Tesoro neutrale (Carlo Cottarelli? Dario Scannapieco?) cui spetterà il compito di riempire caselle importanti a cominciare dal direttore generale del ministero dopo che ieri il Consiglio dei ministri ha rinviato la scelta (Padoan voleva Fabrizio Pagani al posto di Vincenzo La Via, Gentiloni si è opposto). E poi ci sono i vertici della Cassa Depositi e Prestiti da scegliere ora che Claudio Costamagna e Fabio Gallia sono in scadenza. Perfino il Movimento 5 Stelle, di solito refrattario al risiko delle poltrone, si sta interessando alla
questione.
SULLA RAI – con il cda che scade a fine giugno – “n eut rali tà” s ignifica proroga dei vertici attuali, Mario Orfeo e Monica Maggioni: servirebbe un Parlamento che scegliesse i quattro membri che gli spettano in Consiglio e un ministro del Tesoro che indichi presidente e amministratore delegato. Ma se il governo neutrale non prende la fiducia e il Quirinale scioglie le Camere si ferma tutto.
Dopo le proteste Tra le decisioni più urgenti quella sulla riforma delle intercettazioni che scatta a luglio