Il Fatto Quotidiano

“Premier politico”. E fantasma

Maio-Salvini: “Mancano solo le virgole”. E il capo del governo

- » CARLO DI FOGGIA E PAOLA ZANCA

■ Alla fine della seconda giornata di incontri a Milano, Di Maio telefona al Colle e comunica che lui e Salvini sono “pronti a riferire”. Ma l’accordo sul premier ancora non c’è: nella partita a scacchi con la Lega, il capo dei Cinque Stelle spera ancora di ottenere il via libera al suo nome (magari grazie all’assist di Mattarella). Il Quirinale oggi decide se fare nuove consultazi­oni

Nemmeno la località protetta - che, si scoprirà, è lo studio da commercial­ista del grillino Stefano Buffagni - permette a Matteo Salvini e a Luigi Di Maio di trovare la quiete necessaria a siglare l’accordo. Non basta nasconders­i, chiudersi a chiave: il “terzo uomo”, quello che può far cadere i veti e unire le ambizioni, ancora non esiste. E quando arriva il momento di alzare la cornetta per mantenere la promessa con il Quirinale, la sintesi del governo gialloverd­e non si è ancora trovata.

Bluffano, i due. E per tutto il giorno, ad ogni pausa della trattativa in trasferta milanese, lanciano segnali che rassicurin­o il Capo dello Stato, quello che l’altro ieri li ha avvertiti: “Non faccio il notaio”.

COMINCIANO PRESTO , in mattinata nella sede della Regione Lombardia, quartier generale del “tavolo tecnico” tra M5S e Lega per il “contratto” di governo. E appena escono, all’ora di pranzo, scomodano espression­i del tipo “si sta scrivendo la storia”. Di Maio dice che il “clima è ottimo” e che “il tempo ci vuole” ma tutto è ha buon punto. “Mancano le virgole”, dice anche la Lega. Eppure la questione del premier è ancora in alto mare. Tant’è che, alle 14.30, mentre “fonti del Movimento” dicono alle agenzie che “ci sono buone convergenz­e” per la scelta del presidente del Consiglio, Luigi Di Maio disdice l’appuntamen­to fissato in tv con Fabio Fazio. Tradotto: alla Rai, c’è poco da annunciare.

È lì che i due leader di partito lasciano l’incontro allargato e cercano un posto tranquillo dove ragionare sul nome. Lo trovano qualche isolato più in là, nell’ufficio messo a disposizio­ne da Buffagni, deputato vicinissim­o ai vertici M5S. Raccontano che ognuno dei due abbia fatto il nome di un “terzo uomo” da proporre a Mattarella. Si parla di due professori. La Lega avrebbe tirato una carta improponib­ile, un professore di economia dalle simpatie anti-euro. I Cinque Stelle avrebbero riaperto il cassetto dei ministri presentati prima del voto e proposto Giuseppe Conte, l’avvocato vicepresid­ente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministra­tiva.

Al netto delle battute di Salvini (“Mica stiamo giocando a calcio...”), l’ipotesi di salire al Colle con una rosa di nomi, è ancora tutta sul tavolo, anche per testare il gradimento del presidente. “Politico, politico, sempre e solo politico”, ripete il capo dei Cinque Stelle a chi gli chiede come sarà, questo premier. E in entrambi gli schieramen­ti è convinzion­e diffusa che Luigi Di Maio stia ancora tentando di salire al Quirinale con un via libera alla sua persona. La sua speranza è quella che sia proprio il Capo dello Stato a fornirgli l’assist che gli manca: di fronte allo stallo, alle incertezze, ai nomi dal profilo tutto sommato modesto, ragionano, potrebbe essere proprio il presidente della Repubblica a guardare negli occhi i due non-vincitori e a convincere Salvini che l’unico modo per far partire questo governo sia affidarne la guida al capo del Movimento.

È L’ULTIMO tentativo di un’impresa ormai disperata. In compenso, quello che - oggi o al massimo domani - i gialloverd­i porteranno al Quirinale sarà un accordo sui temi praticamen­te chiuso.

Sul “c ontratto” di governo, domani ci sarà un nuovo turno alla Camera per limare le ultime distanze. L’accordo di massima c’è su migranti e pensioni, col superament­o graduale della legge Fornero (allargamen­to delle categorie usuranti esentate, per arrivare poi a “quota 100”, tra età anagrafica e contributi, per lasciare il lavoro). Ci sarà anche il conflitto d'interessi, ma la formula dev'essere definita. Sui due punti cardine, la Flat tax e il reddito di cittadinan­za entrambi hanno accettato di sacrificar­e qualcosa: la Lega ha accettato la richiesta di introdurre almeno due aliquote (tecnicamen­te, quindi, non sarà più flat) e lasciare gran parte delle detrazioni, in cambio ha chiesto una qualche limitazion­e temporale alla misura dei 5Stelle. “Non sarà di due anni”, ha spiegato ieri la deputata Laura Castelli, che guida gli sherpa grillini. Sul “condono” ventilato da Armando Siri della Lega nei giorni scorsi, la linea è questa: con la riforma fiscale verrà “sa nato” il pregresso con una r ot t am a zi one delle cartelle Equitalia limitata a chi ha chi ha dichiarato i redditi ma non ha versa le tasse, magari perché in difficoltà economica. Sul rapporto Deficit/Pil si partità da quello fissato nel Def dal governo Gentiloni. Nel testo non c’è niente, invece, sulla revisione del jobs act. Resta invece aperto il nodo Ilva: non ci sarà la chiusura del siderurgic­o, con M5S che punta a salvare la posizione con riferiment­i a una “forte riconversi­one ecologica”. Ma il contratto, per ora, non è ancora chiuso: l’ultima parola spetta ai due leader.

Il tavolo (e i bluff) Accordo sulla Fornero ma non sull’Ilva

Il capo M5S annulla l’intervista da Fazio Ovviamente si sta scrivendo la storia e ci vuole un po’ di tempo. Di nomi non abbiamo parlato

LUIGI DI MAIO Se porteremo un nome o una rosa di nomi? Non è che portiamo una squadra di calcio

MATTEO SALVINI

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Ieri Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono visti di nuovo a Milano
Ansa Trasferta milanese Ieri Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono visti di nuovo a Milano
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