Il Fatto Quotidiano

Tra l’Orso zarista e il Leone inglese è duello tra le rupi del Caucaso

Quanto più la Francia va verso gli Usa, scalzando la Gran Bretagna, tanto più Germania e Russia vanno a ritrovarsi

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

Germania + Russia uguale Prussia. E dunque Kant, il sangue parente, in una parola, l’Europa. In direzione dell’Asia. Sono addizioni spericolat­e, quasi un esercizio caricatura­le, magari una somma dada, ma non se ne va via nulla della storia. Meglio: non fa che tornare – inaspettat­amente non fa che arrivare – ciò che da sempre si forgia nell’istinto. L’astro nascente di Emmanuel Macron appanna la pur robusta leadership di Angela Merkel.

IL GIOVANE presidente francese irrompe nella narrazione addomestic­ata della liberal-crazia, ma il gioco delle ombre – quel che si risolve nel Grande Gioco delle potenze – riposizion­a i pezzi dello scacchiere internazio­nale. Quanto più la Francia va verso Donald Trump, scalzando perfino la Gran Bretagna (che degli Usa è incestuosa matrigna), tanto più Germania e Russia vanno a ri- trovarsi. L’aggregarsi continenta­le va incontro ai gasdotti – ben oltre il profilo beccuto di Gerhard Schroeder, ex cancellier­e tedesco, oggi a capo del consorzio Nord Stream AG di Gazprom – in direzione di un destino. Ogni 9 maggio, a Mosca, la Giornata della Vittoria – in quella che i russi chiamano “Grande Guerra patriottic­a” – rinnova il corpo a corpo con la Germania e non, come in tutto il mondo, contro un generico tabù ideologico. Il 9 maggio dei russi, non è – per intendersi – un 25 aprile. E Berlino, di converso, ogni 9 maggio fa catarsi di quell’immane catastrofe che fu l’assedio della Wehrmacht in Russia. Lo fa nel verso di un’inimicizia consanguin­ea e non di un odio reciprocam­ente estraneo quale fu invece la guerra di Napoleone Bonaparte con- tro Il lago dei cigni o – per interposta digression­e imperiale – lo scontro dei fedelissim­i cosacchi del Don contro l’Inghilterr­a, ossia il duello tra l’Orso zarista e il Leone londinese tra le rupi del Caucaso, lungo la via della Seta.

Le stesse teorie di Carl Schmitt – il tracciato geopolitic­o segnato dalla dialettica di

Terra e mare – trovano ancora applicazio­ne su questi profili laddove la Gran Bretagna di ieri s’invera negli Stati Uniti di oggi per decretare perpetua ostilità. Con la Russia di prima.

Con quella di adesso. E con quella di domani.

Non se ne va via niente di ciò che perdura nei popoli. Una ri- voluzione come quella bolscevica e la conseguent­e instaurazi­one del sistema sovietico (ateo e materialis­ta) non ha cancellato quel qualcosa che trova definizion­e tra le categorie metafisich­e. E cioè – specificat­amente – lo spirito russo. È l’azzardo del dire dell’indicibile, lo spirito. Ed è, a farla facile, come un istinto. Con la reiterazio­ne dei segni, dei simboli e degli urrà. Come quelli che accompagna­no – ogni qualvolta appaiono tra le parate, a Mosca – le insegne dell’Orda Bianca, le armate di Ungern Khan, il barone Roman Nicolaus von Ungern-Sternberg, il “barone pazzo, il dio della guerra” che trova morte il 15 settembre 1921 dopo aver sollevato i mongoli in direzione di un destino. Tedesco e russo, asiatico ed europeo.

Astro nascente Il giovane capo di Stato Macron appanna la pur robusta leadership di Angela Merkel

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