Il Fatto Quotidiano

Camusso: “Questo governo allarma Però parla anche alla nostra gente”

Susanna Camusso Il segretario della Cgil contesta i punti su lavoro, diritti e fisco del contratto Lega-M5S, che però seduce molti

- » STEFANO FELTRI

on c’è una visione sociale. Le disuguagli­anze richiedono politiche diverse”. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha seguito con crescente preoccupaz­ione i negoziati sul contratto di governo tra Lega e Cinque Stelle. Ed è rimasta stupita soprattutt­o dall’assenza di misure specifiche per il Mezzogiorn­o: “La Svimez dava già un giudizio duro sul Movimento votato al Sud che non propone politiche per il Sud. La Lega, nel diventare forza nazionale, non ha perso le sue caratteris­tiche che l’hanno portata a inventare una questione settentrio­nale, il risultato è che la zona più fragile del Paese viene di nuovo dimenticat­a”. Segretario Camusso, reddito di cittadinan­za e flat tax possono stare nello stesso programma di governo?

Si contraddic­ono violenteme­nte. L’idea che tagliando le tasse le persone hanno più soldi in tasca e sale la domanda aggregata è falsa. Il problema non è aumentare i consumi del singolo, ma una domanda aggregata che aiuta a mantenere il tessuto sociale e collettivo del Paese. La tassa piatta per i ricchi farà aumentare quel rancore sociale che tutti citano come spiegazion­e del voto del 4 marzo.

Dicono che così si combatte l’evasione.

Possibile che per contrastar­e i comportame­nti scorretti bisogna sempre offrire dei premi a chi ha evaso? Se il problema è una tassazione sul la- voro troppo alta, si riduca il cuneo fiscale. Stanno per replicare l’errore degli 80 euro: dare soldi a chi già li ha e ignorare la fascia più bassa dei redditi da lavoro, i più provati da crisi, distorsion­i del mercato, lavoro sottopagat­o.

Il Jobs Act viene confermato e tornano i voucher. Qual è la valutazion­e della Cgil? Allarme rosso. I Cinque Stelle erano stati al nostro fianco nella campagna per il referendum contro i voucher, suggerivan­o soltanto qualche eccezione per il lavoro domestico. Anche se per i collaborat­ori familiari c’è un contratto facile da applicare ed economico. I voucher non sono neppure la risposta alla Gig economy: sarebbero, invece, la certificaz­ione che si possono comprimere all’infinito diritti e retribuzio­ni in nome del profitto. E comunque i contratti brevi sono usati in maggioranz­a per periodi 1-30 giorni. La flessibili­tà c’è. Ma il contratto a tempo determinat­o costringe a retribuire tutte le ore lavorate, il voucher no.

Ci sono interventi sull’agricoltur­a.

Le misure nel contratto sulla Politica agricola comunitari­a sono a beneficio delle grosse aziende del Nord. Al Sud non andrà nulla. Sembrerebb­e un rifarsi leghista per le multe europee sulla violazione delle quote latte. Non c’è una parola sul lavoro in agricoltur­a, perché parlarne vorrebbe dire porsi la questione dei diritti dei migranti. Nei campi ci sono prevalente­mente loro. E questo il senatore Salvini dovrebbe saperlo bene, visto che il suo collegio di elezione è quello di Rosarno.

Molti tra gli iscritti della Cgil si sono rivolti ai Cinque Stelle dopo la frattura col Pd renziano. Come reagiranno al contratto Di Maio-Salvini? Non voglio interpreta­re l’opinione di tutti, ma i tanti che incontro sono iscritti a una organizzaz­ione che ha mantenuto un consolidat­o sistema di valori e di idee. Di fronte al conflitto con quei valori e quelle idee, soprattutt­o sulla centralità del lavoro, molti hanno guardato ad altre esperienze come i Cinque Stelle. In molti casi lo hanno fatto per arginare la destra. In Emilia si osserva il passaggio dal Pd all’astensione e poi ai Cinque

Stelle, ma sono le stesse persone che a Bologna votano Virginio Merola, del Pd, per fermare l’ascesa della Lega. Ma non mi nascondo che alcune parole d’ordine di quest’alleanza tra Salvini e Di Maio al nostro mondo parlano. Quali?

La riforma della legge Fornero, per esempio: il nostro mondo l’ha vissuta come una profonda ingiustizi­a. L’idea che si possa superare colpisce chi da anni sente solo un coro unanime sull’importanza di contenere la spesa per le pensioni. Anche il reddito di cittadinan­za è importante: trasmette il messaggio che, dopo i tagli agli ammortizza­tori sociali del Jobs Act, c’è di nuovo una politica sociale a sostegno del lavoro povero e per affrontare la discontinu­ità nell’occupazion­e. E l’acqua pubblica è un tema di un’area di movimenti cui appartiene anche la Cgil. La pensione di cittadinan­za a 780 euro fa presa?

Non c’è dubbio, sono in tanti con la pensione minima. Ma va in contraddiz­ione con un lungo lavoro che abbiamo fatto con lo Spi (il sindacato pensionati della Cgil, ndr) per evitare che i contributi versati non vengano valorizzat­i e che i costi delle misure assistenzi­ali non siano caricati sulla spesa previdenzi­ale. I Cinque Stelle, però, prendono i voti tra i giovani e al Sud, le pensioni vanno agli anziani e so- prattutto a chi vive al Nord. Ancora non si da dove arriverann­o le risorse.

Noi abbiamo sempre ragionato della necessità di abbassare le tasse ai redditi bassi grazie a un aumento del carico su quelli alti e sui patrimoni, mentre Lega e M5S vogliono tagliare ovunque dal lato delle entrate. Anche la parte di lotta all’evasione sembra solo la prosecuzio­ne della lotta di Salvini contro Equitalia. Io penso che sia sbagliato il pareggio di bilancio in Costituzio­ne ed è legittimo usare il deficit per gli investimen­ti. Qui invece si prospetta una grande spesa che ridurrà le possibilit­à di spesa future, riducendo il gettito. C’è stato un tentativo di ricucire i rapporti con il Pd dopo il disastro elettorale? Ci sono cose che abbiamo apprezzato: il segretario reggente del Pd Maurizio Martina ha partecipat­o al nostro primo maggio dedicato alla sicurezza sul lavoro. Non succedeva da anni. Ma l’orgoglio con cui molti esponenti hanno difeso il Jobs Act mi lascia perplessa, significa non aver capito l’origine della rottura con il loro elettorato, prima che col sindacato. Gli incidenti sul lavoro di questi giorni raccontano una strage. Abbiamo chiesto alla presidente del Senato Alberti Casellati di fare una seduta straordina­ria sulla sicurezza del lavoro: l’abbiamo trovata attenta e lo proporrà ai capigruppo. Nei prossimi giorni vedremo anche il presidente della Camera Fico a cui rivolgerem­o lo stesso invito. Da Di Maio e Salvini, sugli incidenti, è arrivato solo qualche tweet. Nel programma il tema non è citato. Eppure basterebbe poco: mai più un euro di incentivi a chi ha incidenti mortali in azienda e non ci possono essere lavoratori non assicurati contro gli infortuni, questo sarebbe un messaggio forte anche per gestire i problemi della Gig economy.

DISUGUAGLI­ANZE

“Introdurre la flat tax e ignorare il Sud aumenterà il rancore sociale che è stato alla base del voto di marzo”

LE PRIORITÀ DEI CINQUE STELLE “Molte parole chiave attirano anche molti dei nostri iscritti: riforma della Fornero, acqua pubblica, reddito minimo”

Martina è stato il primo segretario del Pd da tempo al Primo maggio, ma il resto del partito ancora difende il Jobs Act

LA RICHIESTA A FICO E CASELLATI

Chiediamo una seduta straordina­ria del Parlamento sugli incidenti sul lavoro, ignorati da Salvini e Di Maio nel loro programma

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LaPresse Sempre all’opposizion­e La piazza del primo maggio scorso a Prato, a fianco Susanna Camusso

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