Il Fatto Quotidiano

PIÙ CHE IL FASCISMO, 5 STELLE E LEGA PREPARANO IL VOTO

- ANTONIO PADELLARO

“IL PROSSIMO premier dovrà essere un amico del popolo”. LUIGI DI MAIO

CALMA CON GLI AMICI del popolo. Calma con le dittature. E calma con la troppa enfasi sul “contratto” M5S-Lega. Che a noi pare, soprattutt­o, un efficace manifesto-spot elettorale, a futura (prossima) memoria. Intanto, brevi cenni sui “pericoli per la democrazia”, di cui molto si legge in questi giorni. Ci sono espression­i che andrebbero adoperate con parsimonia e in casi eccezional­i. Invece di “rischi per la democrazia” si parla così spesso (e a sproposito) che nessuno ci bada più. Un intercalar­e automatico che ricorda la favola del pastorello che gridava senza motivo ‘al lupo al lupo’. Sappiamo come andò a finire... Forse siamo degli incoscient­i a non riconoscer­e nel Salvimaio le fattezze del nuovo fascismo. O forse la democrazia repubblica­na ne ha viste di peggio. Sere fa, in tv, il presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo ricordava che, a metà degli anni ’60, il primo centrosini­stra nacque su un corposo programma che precedette il conferimen­to dell’incarico di governo. Niente di nuovo sotto il sole. Ma quella svolta politica (che prevedeva una cosuccia come la nazionaliz­zazione dell’energia elettrica) fu preceduta da uno scontro epocale tra la Dc e il Vaticano. E fu seguita dal tentativo di colpo di Stato del generale De Lorenzo. Allora rumor di sciabole, oggi qualche Facebook di troppo. Con questo non diciamo che la strana coppia di governo Di Maio-Salvini non andrà osservata con grande attenzione (e un po’ di ansia). Ma giudicata atto per atto questo sì. A condizione che gli atti poi prendano forma. Un po’ ne dubitiamo alla luce della vaghezza degli impegni presi. Che per trasformar­si da libro dei sogni in leggi avranno bisogno: a) della non ostilità del Quirinale. b) delle relative e sostanzios­e coperture di spesa. c) di una maggioranz­a parlamenta­re, che oggi al Senato è piuttosto striminzit­a. Perciò pensiamo che il Salvimaio, in fondo, possa accontenta­re tutti. Mattarella che potrà dire di avere dato seguito alla volontà popolare e di essere riuscito ad evitare l’orrido voto estivo e autunnale. Il partito del popcorn (Berlusconi, Renzi e i perfidi eurocrati) che aspetterà comodament­e di veder sfracellar­e i due spericolat­i. I due spericolat­i che in caso di fallimento potranno sempre additare al pubblico ludibrio il partito del popcorn fonte di tutti mali. Per poi acconciars­i allo spareggio elettorale. Già previsto in qualche modo dal contratto, là dove si legge che “i contraenti competono in modo corretto nelle varie competizio­ni elettorali, sia in quelle europee – nel rispetto delle loro appartenen­ze ai diversi gruppi – sia alle elezioni amministra­tive e regionali”. Un modo implicito per fissare da qui a un anno il prevedibil­e orizzonte del nascente esecutivo: le Europee del maggio 2019. Infine, del prevedibil­e (imperdibil­e) populismo pirotecnic­o potrebbero giovarsi le copie dei giornali e gli ascolti dei talk show. E chi scrive che avrà molto da raccontare.

“COSÌ COMINCIANO le dittature”. ANTONIO TAJANI

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