PIÙ CHE IL FASCISMO, 5 STELLE E LEGA PREPARANO IL VOTO
“IL PROSSIMO premier dovrà essere un amico del popolo”. LUIGI DI MAIO
CALMA CON GLI AMICI del popolo. Calma con le dittature. E calma con la troppa enfasi sul “contratto” M5S-Lega. Che a noi pare, soprattutto, un efficace manifesto-spot elettorale, a futura (prossima) memoria. Intanto, brevi cenni sui “pericoli per la democrazia”, di cui molto si legge in questi giorni. Ci sono espressioni che andrebbero adoperate con parsimonia e in casi eccezionali. Invece di “rischi per la democrazia” si parla così spesso (e a sproposito) che nessuno ci bada più. Un intercalare automatico che ricorda la favola del pastorello che gridava senza motivo ‘al lupo al lupo’. Sappiamo come andò a finire... Forse siamo degli incoscienti a non riconoscere nel Salvimaio le fattezze del nuovo fascismo. O forse la democrazia repubblicana ne ha viste di peggio. Sere fa, in tv, il presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo ricordava che, a metà degli anni ’60, il primo centrosinistra nacque su un corposo programma che precedette il conferimento dell’incarico di governo. Niente di nuovo sotto il sole. Ma quella svolta politica (che prevedeva una cosuccia come la nazionalizzazione dell’energia elettrica) fu preceduta da uno scontro epocale tra la Dc e il Vaticano. E fu seguita dal tentativo di colpo di Stato del generale De Lorenzo. Allora rumor di sciabole, oggi qualche Facebook di troppo. Con questo non diciamo che la strana coppia di governo Di Maio-Salvini non andrà osservata con grande attenzione (e un po’ di ansia). Ma giudicata atto per atto questo sì. A condizione che gli atti poi prendano forma. Un po’ ne dubitiamo alla luce della vaghezza degli impegni presi. Che per trasformarsi da libro dei sogni in leggi avranno bisogno: a) della non ostilità del Quirinale. b) delle relative e sostanziose coperture di spesa. c) di una maggioranza parlamentare, che oggi al Senato è piuttosto striminzita. Perciò pensiamo che il Salvimaio, in fondo, possa accontentare tutti. Mattarella che potrà dire di avere dato seguito alla volontà popolare e di essere riuscito ad evitare l’orrido voto estivo e autunnale. Il partito del popcorn (Berlusconi, Renzi e i perfidi eurocrati) che aspetterà comodamente di veder sfracellare i due spericolati. I due spericolati che in caso di fallimento potranno sempre additare al pubblico ludibrio il partito del popcorn fonte di tutti mali. Per poi acconciarsi allo spareggio elettorale. Già previsto in qualche modo dal contratto, là dove si legge che “i contraenti competono in modo corretto nelle varie competizioni elettorali, sia in quelle europee – nel rispetto delle loro appartenenze ai diversi gruppi – sia alle elezioni amministrative e regionali”. Un modo implicito per fissare da qui a un anno il prevedibile orizzonte del nascente esecutivo: le Europee del maggio 2019. Infine, del prevedibile (imperdibile) populismo pirotecnico potrebbero giovarsi le copie dei giornali e gli ascolti dei talk show. E chi scrive che avrà molto da raccontare.
“COSÌ COMINCIANO le dittature”. ANTONIO TAJANI
Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it