Il Fatto Quotidiano

Maduro, elezioni farsa valide soltanto per lui

Elezioni in Venezuela: Usa, Unione europea e Gruppo di Lima non le riconoscon­o

- » VALERIO CATTANO

Nicolas Maduro è sicuro di vincere le elezioni presidenzi­ali (anticipate, erano previste a gennaio 2019) in programma oggi in Venezuela. Ma il rischio, per l’uomo scelto dal presidente Hugo Chávez (1999-2013) per proseguire la politica sociale del chavismo, è di ritrovarsi da solo, con pochi fidi, in un paese disperato.

I mesi che hanno preceduto le elezioni sono stati drammatici e la situazione non è cambiata. Il Venezuela ha l’inflazione più alta del mondo: secondo le stime dell’Internatio­nal Monteray Fund (FMI), l’iperinflaz­ione raggiunger­à il 13 mila % quest’anno. Il petrolio non porta valuta straniera in cassa, la conseguenz­a è che mancano cibo e generi di prima necessità, gli ospedali sono senza scorte e le donne che devono partorire, se possono, emigrano in altri paesi. Le foto che mostrano la massa che passa la frontiera con la Colombia ricordano gli sfollati di una guerra.

Eppure, la macchina del chavismo per certi versi funziona, e osservator­i internazio­nali calcolano che almeno il 30% della popolazion­e sia fedele al presidente. Intanto, per una fiducia di sponda; se Maduro è stato scelto da Chávez – e quest'ultimo resta un mito in Venezuela – allora non può essere così incapace. Poi, lo stesso Maduro ha cercato consensi con alcune iniziative, come il Carnet de la patria; 17 milioni di persone hanno accesso a generi alimentari a prezzi speciali. Si tratta di poca cosa, ma quando c’è fame, anche una mossa del genere assume importanza.

PER QUANTO la capitale Caracas sia stata e resti terreno di scontri violenti e l’opposizion­e denunci persecuzio­ni e pestaggi nelle carceri speciali, Maduro non teme la sconfitta; con l’Assemblea costituent­e il presidente ha di fatto tagliato fuori le Camere e ritiene deboli gli avversari politici. L’opposizion­e che si era raggruppat­a nella Mesa de la Unidad Democrátic­a arriva al voto spaccata; Primero Justicia, dell’ex candidato Henrique Capriles, Accion Demo- cratica, Voluntad Popular e Un Nuevo Tiempo invitano al boicottagg­io. Henri Falcón, ex consiglier­e di Capriles si è candidato ed è stato espulso dal MUD. Il terzo incomodo (il quarto candidato è l’ingegnere Reinaldo Quijada) è il pastore evangelico Javier Bertucci: punta sulla forza della Chiese Pentecosta­li.

Sul voto pesano il pericolo dei brogli - l’impresa incaricata della gestione del software elettorale, in occasione del voto elettronic­o per l’istituzion­e dell’Assemblea costituent­e, nel luglio 2017, ha denunciato la manipolazi­one di “almeno un milione di voti” - e la decisione di molte nazioni di non riconoscer­ne il risultato. Oltre ai paesi del Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Messico, Colombia, Cile, Perù, Paraguay, Panama, Honduras, Costa Rica, Guatemala, Canada, Guyana e Santa Lucia) hanno così deciso anche gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

La spinta chavista Una fascia popolare crede ancora nel presidente scelto dal “mito” Hugo Chávez

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Ansa Oggi alle urneMurale­s a favore di Maduro

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