Difesa Ue, l’Italia prende le poltrone sbagliate
Risiko militare Il generale Claudio Graziano va al comando militare, ma i soldi sono altrove
Nella scelta dei ruoli che l’Italia vuole svolgere nelle organizzazioni internazionali di cui fa parte, e in particolare dell’Unione europea, il criterio principale dovrebbe essere quello della tutela dell’interesse nazionale. Si dovrebbe valutare quanto una determinata posizione può essere utile al Paese e, su quella base, decidere se presentare e poi sostenere una candidatura italiana. Quando si tratta di incarichi personali, bisogna disporre di un candidato adeguato al ruolo anche per evitare di esporci a brutte figure, come invece è qualche volta avvenuto.
Nel campo della difesa eu- ropea operano due principali organismi: il comitato militare dell’Unione europea, costituito nel 2000 e formato dai capi di stato maggiore della Difesa degli Stati membri con compiti di coordinamento e di consulenza, e l’Agenzia europea della difesa ( Eda), costituita nel 2004 con il mandato di sviluppare le capacità europee nel campo della difesa e della sicurezza.
L’ITALIA ha avuto la presidenza del comitato militare dal 2004 al 2006 con il Generale Rolando Mosca Moschin, e, alla fine dello scorso anno, dopo la bocciatura alla guida del Comitato Nato, è stato designato come compensazione, a partire dal prossimo novembre, il nostro capo di stato maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano. L’Italia non ha, invece, mai avuto la Direzione dell’Eda, arrivando solo alla vice direzione dal 2007 al 2010.
Nel nuovo quadro europeo caratterizzato dall’accelerazione dell’integrazione della difesa europea attraverso la Pesco e del rafforzamento delle capacità tecnologiche e industriali europee attraverso il Fondo Europeo per la Difesa, il ruolo dell’Eda assumerà una maggiore importanza. Diventerà uno degli attori, insieme agli Stati membri più impegnati nella difesa e alla Commissione, che contribuiranno a individuare i nuovi programmi europei di collaborazione da sviluppare. Questi nuovi programmi dovrebbero ricevere un significativo finanziamento (1.500 milioni di euro all’anno per sette anni, in grado di mobilitarne probabilmente altri 1.000 da parte degli Stati membri). L’Unione europea diventerà così uno dei principali singoli contributori europei nel campo del- la difesa e della sicurezza.
Per l’Italia, quindi, avere la direzione dell’Eda, a partire dal febbraio 2020, dovrebbe costituire un importante obiettivo. Ma, ovviamente, l’Italia non può avere nello stesso tempo altre posizioni al vertice della difesa europea. A questo fine si deve presupporre sia stata presa la decisione di non candidare nessun italiano la scorsa estate per l’incarico di vice Direttore dell’Eda. E fino all’ultimo momento nessuna candidatura per la presidenza del Comitato Militare. Che poi è arrivata per iniziativa personale e senza alcun approfondimento a livello politico. Il brillante risultato è che col cambio dell’Alto Rappresentante, Federica Mogherini, dopo le elezioni europee del 2019, l’Italia non starà nella stanza dei bottoni.
In compenso starà nel salotto buono dove non si decide niente.
I miliardi dell’ Eda Per avere un incarico simbolico siamo esclusi dalla corsa all’agenzia che conta