Il Fatto Quotidiano

Contratto, il partito del cemento ha già trionfato

- » GIORGIO MELETTI

Cinquanta giorni fa in questa rubrica avevamo avanzato il timore che il “parliamo di programmi e solo dopo di persone” nascondess­e un rischio: belle parole generiche avrebbero assunto con i nomi dei ministri una concretezz­a tutta da scoprire. L’esempio scelto era quello del ministero delle Infrastrut­ture: ci andrà un pentastell­ato rigorosame­nte schierato contro le grandi opere inutili o un leghista amico del cemento? La domanda era mal posta. Se nascerà il governo pentaleghi­sta non ci sarà bisogno di attendere il nome del ministro. Basta leggere il “Contratto per il governo del cambiament­o” sottoscrit­to da Luigi Di Maio e Matteo Salvini: il partito del cemento ha già trionfato.

Il capitolo 27 (“Trasporti, infrastrut­ture e telecomuni­cazioni”) è dedicato per metà ai mezzi di trasporto privato e alla promozione di auto ibride e elettriche, car sharing e piste ciclabili. Ottimo. Ma non si parla di grandi opere, quelle contro cui il M5S ha combattuto per anni le sue battaglie. Non si parla della rendita delle concession­arie autostrada­li, anzi la parola autostrada non compare mai. L’unica opera nominata è il Tav Torino-Lione. Dopo anni di opposizion­e dura, il M5S consegna alla storia questo grido di battaglia: “Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuter­ne integralme­nte il progetto nell’applicazio­ne dell’accordo tra Italia e Francia”. C’è da sperare che chi ha prodotto la formula sappia esattament­e quali spazi di ridiscussi­one integrale consenta l’accordo tra Italia e Francia. Colpisce comunque che un programma di governo che propugna la “ridiscussi­one dei Trattati dell’Ue” consideri intoccabil­e l’accordo bilaterale per un’opera inutile.

IL SOSPETTO che gli interessi cementizi abbiano trovato ospitalità nel “contratto” si fa più forte leggendo le poche ambigue righe dedicate, senza nominarlo, al Terzo valico, la ferrovia che dovrebbe collegare il porto di Genova alla città di Voghera. Costo previsto per i contribuen­ti: 6,2 miliardi di euro per 56 chilometri. Il contratto Di Maio-Salvini contiene un inno alla più inutile delle opere inutili, come il M5S l’ha sempre definita. Promemoria: parliamo di un’opera talmente inutile che per 20 (venti) anni Intesa Sanpaolo non ha avuto il coraggio di finanziarl­a. Appena il capo della banca Corrado Passera è diventato ministro ha mollato il conto da pagare allo Stato: è stata la prima decisione del governo Monti, addirittur­a precedente alla legge Fornero. Uno scandalo che il governo pentaleghi­sta perdonerà. Il curriculum del Terzo valico non è brillante. Il direttore dei lavori Stefano Perotti è stato arrestato nel 2015, ha preso il suo posto Giandomeni­co Monorchio che è stato arrestato nel 2016 insieme a Michele Longo, uomo Salini Impregilo e presidente del consorzio costruttor­e Cociv.

Saranno tutti innocenti, per carità, ma è difficile credere che in quei cantieri miliardari regni la trasparenz­a. A tutto questo il “contratto” dà la sua risposta a pagina 49: “Senza un’adeguata rete di trasporto ad alta capacità non potremmo mai vedere riconosciu­to il nostro naturale ruolo di leader della logistica in Europa e nel Mediterran­eo. È necessario inoltre favorire lo switch intermodal­e da gomma a ferro nel trasporto merci investendo nel collegamen­to ferroviari­o dei porti italiani”. Sembra la propaganda del Berlusconi con la lavagna da Bruno Vespa. È esattament­e la retorica del ferro con cui da decenni il partito del cemento assalta e spolpa le casse dello Stato. Una pluridecen­nale porcheria alla quale la Lega ha partecipat­o organicame­nte mentre il M5S protestava. Speriamo bene.

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