Il “fratello” sciita che l’Iran vuole boicottare
Iraq, al religioso il compito di formare l’esecutivo, ma Teheran non è contenta
Le elezioni del 12 maggio hanno fatto segnare un’astensione record, pari al 44,52% degli aventi diritto.
A una settimana di distanza dunque dalle prime elezioni legislative irachene dopo la sconfitta, in buona parte del territorio, dello Stato Islamico, il risultato suggerisce che la bassa percentuale di aventi diritto al voto andata alle urne ha voluto punire il primo ministro uscente, Haider al-Abadi e la sua lista.
DEL RESTO tutti gli analisti avevano sottolineato che più che di elezioni si sarebbe trattato di un referendum sul politico strappato all’arte dello street food. L’ex venditore di polpette in Gran Bretagna , catapultato al potere dagli Stati Uniti data la sua malleabilità, è risultato solo terzo. A sorpresa è balzato in pole position il controverso religioso sciita Muqtada al-Sadr, che avrà ora il compito di provare a formare il nuovo esecutivo. In seconda posizione si è piazzata un’alleanza di milizie sciite guidata da Hadi al-Amiri - uomo forte della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Khamenei- a Baghdad. La vittoria di una formazione sciita era scontata perché la maggior parte degli iracheni è di religione islamica sciita, ma la sorpresa è l’affermazione della lista “Marcia per le riforme”, alleanza inedita tra al Sadr e i comunisti. A loro vanno 54 seggi del nuovo Parlamento, al gruppo “La Conquista” (Fatah) 47 deputati. Alla “Alleanza per la Vittoria” di Abadi, solo 42 seggi.
La lista di Muqtada al-Sadr non è comunque certa di poter assicurare un governo al Paese per i prossimi quattro anni. L’Iran, di cui l’Iraq è diventato di fatto un’appendi- ce, ne è contrario e pertanto farà di tutto per boicottarlo. Non è un caso che sia arrivato da giorni a Baghdad l’influente generale Qassem Suleimani. È il militare e agente dei servizi più potente dell’Iran, a capo della divisione più influente dei pasdaran iraniani, al Quds ( Gerusalemme in arabo e farsi), agli ordini diretti di Khamenei. A lui la Guida Suprema ha dato il compito di riunire a ogni costo le forze sciite conservatrici e opporre il loro veto ad ogni alleanza di governo con al Sadr.
CHIERICO SCIITA, 44 anni, Sadr è diventato noto in tutto il mondo nelle settimane successive all’invasione americana dell’Iraq, nel 2003, per i suoi veementi sermoni del Venerdì contro l’occupazione guidata dagli Stati Uniti. I suoi seguaci formarono il cosiddetto esercito del Mahdi, autore di efferati attacchi contro i militari britannici, smantellato nel 2008.
Figlio del grande ayatollah Mohammad Sadeq al-Sadr, assassinato nel 1999 durante il periodo della dittatura del sunnita Saddam Hussein, Muqtada ha sfruttato a lungo la rete creata dal padre per ottenere sostegno finanziario tra gli sciiti del confinante Iran e non solo. I suoi rivali lo avevano soprannominato il “bandito”.
Giá quattro anni prima di sciogliere il Mahdi, si era però trasformato in un punto di riferimento per gli strati più poveri non solo della comunità sciita irachena e con gli anni, iniziando a proporsi come il fautore del dialogo interreligioso, dell’unità nazionale in un paese dilaniato e nel caos. In veste di ayatollah si è discostato spesso dalle posizioni politiche ufficiali delle Hawza (scuole religiose) di Najaf e di Qom (Iran), il ‘Vaticano’ sciita, contrariando la Guida Suprema iraniana che ora farà di tutto per impedirgli di governare.
Durante l’assedio americano alla città sunnita di Fallujah quattordici anni fa, Muqtada aveva fornito aiuti ai residenti, e i suoi supporter cantavano slogan come “né sunnita, né sciita. Siamo tutti iracheni”.
L’Iraq e le riforme hanno vinto grazie alle vostre scelte, il vostro voto è un onore: non vi deluderemo MUQTADA AL SADR