Dalla Prima
“Il rimpatrio non è un tabù. Chi ha diritto all’accoglienza dev’essere accolto, ma l’Italia non è il Paese dei balocchi... Occorre trovare una giusta via tra la paura e la superficialità e il cedimento strutturale al buonismo. Guardo alla sinistra di quest’aula: non possiamo avere più paura del concetto di rimpatrio” (24.6.2015). Chi l’ha detto? Sempre gli xenofobi giallo-verdi? No, Matteo Renzi alla Camera, anticipando la linea Minniti del 2017 che ora ispira il contratto M5S-Lega sui rimpatrii degli irregolari previsti non solo alla Bossi-Fini, ma anche dalla Turco-Napolitano e da tutta la giurisprudenza europea.
“Difendiamo l’Eur opa dall’assalto della tecnocrazia, dei banchieri e dei burocrati” (5.7.2014). “In Europa non vado a dire 'per favore ascoltateci' col cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare” (4.11. 2014). “Se restiamo fermi, prigionieri di regolamenti e burocrazie, l’Europa è finita” (6.7.2015). “Il centrosinistra, per cacciare Berlusconi, ha fatto leva anche sull’Europa, permettendole di entrare in casa nostra... Non accetto che l’Italia sia trattata come una studentessa indisciplinata da rimettere in riga. È un atteggiamento che fa male all’Europa, che, da speranza politica, diventa guardiana antipatica” (9.7.2017). Chi l’ha detto? Un irresponsabile sovranista che vuol farci cacciare dall’Ue e annetterci alla Russia di Putin? No, Matteo Renzi, lo stesso che prima levò la bandiera dell’Europa dal suo ufficio a Palazzo Chigi, fra gli applausi del Front National della Le Pen, poi si coalizzò con “+Europa” e ora difende la Ue dagli assalti degli antieuropeisti lega-stellati.
“L’Italia ha smesso di crescere quando ha abbracciato la filosofia, tipicamente europea, del rispetto di parametri” (28.7.2015). “Basta con i professionisti europei dello zero virgola! Se vogliono aprire una procedura contro l’Italia, facciano pure: noi andiamo avanti!” (1.2.2016). “C’è un pregiudizio di alcuni dirigenti europei, come il presidente dell’Eurogruppo, che alle elezioni ha preso il 5%, nei confronti dell’Italia: bisogna rendersi conto che di Fiscal Compact e di austerity l’Europa muore”( 10.7.2017). “L’avvento scriteriato del Fiscal compact nel 2012 fa del ritorno agli obiettivi di Maastricht (deficit al 3% per avere una crescita intorno al 2%) una sorta di manifesto progressista. L’Italia deve porre il veto all’introduzione del Fiscal compact nei trattati e stabilire un percorso a lungo termine... via libera al ritorno per almeno 5 anni ai criteri di Maastricht col deficit al 2,9%. Ciò permetterà al nostro Paese di avere a disposizione almeno 30 miliardi nei prossimi 5 anni per ridurre la pressione fiscale e rimodellare le strategie di crescita... Abbiamo bisogno di abbassare le tasse. Punto” (9.7.2017). Chi l’ha detto? La folle maggioranza Salvimaio che, per le sue demenziali riforme economiche senza coperture, vuole ridiscutere i trattati Ue e minaccia di sfondare il Fiscal Compact fino al 2,9% di deficit-Pil? No, Matteo Renzi, che ora si oppone alle sue idee solo perché gliele copiano gli altri. Sarà mica diventato un rosicone geloso?