Il Fatto Quotidiano

Don Gallo fuori dal tempio per stare vicino a chi soffre

Il ricordo Il prete di strada morto 5 anni fa. “Il Papa ha riabilitat­o molti preti scomodi, da Don Zeno a Milani, dovrebbe accadere anche a lui”

- » LORIS MAZZETTI

Ricordo che don Andrea Gallo era stato ospite in uno dei miei programmi tv, dopo la diretta ci mettemmo a parlare in un salottino vicino allo studio. A un certo punto sentimmo bussare, era la guardia giurata: “Scusi dottore sono le tre di notte!”. Ascoltarlo era più che un piacere.

SONO TRASCORSI cinque anni dalla sua scomparsa. I nostri libri li abbiamo scritti a San Benedetto al Porto, la comunità di Genova. Il suo studio è ancora come allora: pochi metri quadrati, “quanto basta” diceva, era anche la sua camera da letto. Sul comodino tre sculture in legno: una donna africana, un minareto e un piccolo gallo, accanto il libro delle Liturgie delle ore, che leggeva sempre prima di addormenta­rsi. Un giorno gli chiesi perché non avesse appeso al muro l’immagine del papa. Mi fece notare che il papa c’era ed era Giovanni XXIII: “Quello buono perché giusto. Dopo di lui la Chiesa è sede vacante”. Don Gallo fu ordinato sacerdote nel 1959, a trentun’anni, poco dopo l’elezione di Angelo Giuseppe Roncalli a papa. L’ultimo nostro incontro avvenne il 18 maggio, quattro giorni prima della sua scomparsa. Lo trovai molto sofferente ma felice perché aveva ricevuto la visita dell’arcivescov­o di Genova Bagnasco. La Chiesa, andando in comu- nità, lo aveva ripagato di mille amarezze. Mi disse che il nostro secondo libro ( La Profezia del Don edito da Peper First uscito postumo) doveva essere dedicato a Jorge Mario Bergoglio: in soli pochi mesi aveva dimostrato di voler cambiare il volto della Chiesa ripartendo dal Concilio Vaticano II. “Con Papa Francesco la Chiesa non è più sede vacante”, aggiunse. Il suo funerale coincise con la cerimonia, a Palermo, in cui venne proclamato beato un altro prete di strada: don Pino Puglisi, il primo martire per mafia, ucciso il 15 settembre 1993 da Giorgio Grignoli e Gaspare Spatuzza, su ordine dei fratelli Graviano, capi del mandamento di Brancaccio- Ciaculli. Era il

25 maggio 2013. Quel giorno i giornali e le tv raccontaro­no due preti la cui vita appartenev­a a una Chiesa lontana dagli scandali e dalla corruzione. In tanti non speravano più di sentire parole e suoni così popolari, così evangelici, troppo assuefatti, per non dire arresi, ai sistemi bancari, alle logiche di potere dei furbi e degli scaltri dentro la Chiesa come nella politica e nelle istituzion­i. Contro tutto questo don Gallo e don Puglisi, veri uomini di Chiesa, avevano lottato seguendo per tutta la vita le impronte lasciate da Gesù. “Bisogna stare fuori dal tempio, fuori dalle mura. Incontrars­i con tutti coloro che hanno bisogno, che chiedono, che soffrono. Tutti nella vita dobbiamo affrontare difficoltà, scontri, tradimenti, dobbiamo ricordare di camminare con i piedi per terra e di tenere gli occhi rivolti al cielo. Gesù ha sacrificat­o la propria vita per noi. Io vedo che quando allargo le braccia cadono i muri. Accoglienz­a vuol dire costruire i ponti non i muri”, diceva il Don. Nei giorni scorsi papa Fran- cesco ha visitato Nomadelfia, la comunità regolata dalla legge della fraternità, fondata da don Zeno Santini che nel 1947 decise di dare una mamma ai bambini rimasti orfani. Don Zeno si aggiunge a don Milani, don Mazzolari, don Bello, preti scomodi che la gerarchia ecclesiast­ica aveva emarginato. Francesco, andando da pellegrino a visitare le loro tombe, li ha riabilitat­i. Questo è ciò che dovrebbe accadere anche a don Andrea Gallo. Non devono trascorrer­e cinquant’anni.

IL DONraccont­ava che aveva incontrato Dio grazie ai poveri, agli emarginati, a quelli che fanno più fatica, agli ultimi, loro gli avevano indicato la “strada”. Poi aggiungeva: “Il primato della coscienza è dottrina certa, chi dice il contrario è eretico. La coscienza non è subordinat­a a nessuno. È subordinat­a a Obama: no; a Berlusconi: no; a D’Alema: no; e neanche al Papa. Io nella Chiesa sono a casa mia, me lo hanno insegnato e trasmesso gli operai, i carrettier­i, i muratori, i marinai, mia nonna, mia madre. Non mi ricordo dei miei docenti di teologia, ma di loro sì”. Quanto ci manca il suo antifascis­mo e il suo essere partigiano in ogni momento della vita. “Il fascismo di ieri e il populismo di oggi sono storicamen­te differenti” diceva “ma hanno in comune la necessità di disfarsi di tutto ciò che è democratic­o, ritenuto d’ingombro, inutile, avverso”. Non lo dovremmo mai dimenticar­e.

Chi è Nato a Campo Ligure il 18 luglio 1928 e morto a Genova il 22 maggio 2013

“Contro”

È stato fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Dallo spinello fumato davanti al Comune per protesta (nel 2006), all’adesione (nel 2008) al V2-Day di Grillo e al gay Pride del 2009, è stato sempre un prete “contro” Chiesa pulita Diceva di “aver incontrato Dio grazie ai poveri, agli emarginati Mi hanno indicato la via”

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