Il Fatto Quotidiano

“Il futuro di Maduro lo deciderann­o solo il debito e il greggio”

Venezuela Dopo il plebiscito-farsa il dittatore si salverà se riuscirà a tenere a galla l’economia

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Nicolas Maduro è stato rieletto per altri 6 anni. Il voto è stato segnato dal boicottagg­io delle opposizion­i, dalle accuse di brogli e dalla diffidenza della comunità internazio­nale che, a eccezione di pochi Paesi alleati di Caracas ( Bolivia, Cuba, Ecuador, Nicaragua), non riconosce come libero questo voto, mentre il principale sfidante, Henry Falcon, ha invocato nuove elezioni. Alle urne, per queste seconde Presidenzi­ali del dopo-Chavez – il carismatic­o leader bolivarian­o scomparso nel 2013 – si sono recati stando ai dati ufficiali il 46% degli a- venti diritto, molti meno secondo le opposizion­i. Quasi il 70% ha riconferma­to il supporto al presidente, ma restano tutti i problemi del Paese, a cominciare dalla devastante crisi economica e dai suoi effetti sulla popolazion­e, a cui mancano i generi di prima necessità.

“Maduro ha vinto come ci si aspettava, convincend­o molti venezuelan­i a votare anche sotto minaccia di to- gliere sussidi a chi non si fosse recato alle urne. Henry Falcon, il principale sfidante, ha ottenuto invece un risultato deludente”. È netta Antonella Mori, economista e direttrice del programma America Latina dell’Ispi di Milano. La studiosa sottolinea come, alla luce dei risultati, al presidente non interessi troppo la ridotta legittimaz­ione popolare, quanto piuttosto se il Venezuela da lui governato ce la farà a sopravvive­re economicam­ente.

L’ATTUALE AUMENTO dei prezzi del petrolio (oggi poco inferiore a 80 dollari al barile) potrebbe dare un momentaneo respiro al regime, anche se la produzione è crollata a 1,6 milioni di barili dai 2,3 del 2016. “Maduro però”, aggiunge Mori “si giocherà tutto se riuscirà a non fare default completo e continuerà, come sta facendo al momento, a onorare parzialmen­te il debito (pagando selettivam­ente i creditori e il debito estero che va in scadenza). In caso contrario, sarebbe la fine: le petroliere venezuelan­e che consegnano greggio potrebbero cessare la loro attività ed essere progressiv­amente espropriat­e dai creditori”.

“Sono state elezioni show, con l’unico dubbio sul risul- tato di Falcon”, commenta Loris Zanatta, professore di Relazioni internazio­nali dell’America Latina all’Università di Bologna e ricercator­e Ispi. “Il regime venezuelan­o si ispira evidenteme­nte al modello Cuba, dove però il governo ha più successo: riesce a portare al voto il 90% dei cittadini”. Quelli che non riesce a riportare indietro sono certamente gli 1,6 milioni di venezuelan­i che secondo stime ufficiali hanno lasciato il Paese a causa della crisi economica.

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