L’EQUILIBRISTA
MATTARELLA CEDE E GLI DÀ IL GOVERNO. LUI TIENE INSIEME L’UE, IL COLLE E I VALORI DI 5STELLE E LEGA: “SARÒ L’AVVOCATO DEGLI ITALIANI”
Le presentazioni, innanzitutto. “Piacere, Giuseppe Conte”. Alle cinque e mezzo del pomeriggio. Dopo quasi 48 ore trascorse sulle montagne russe - tra polemiche e veleni sul curriculum e perplessità e timori del Quirinale sul suo annunciato ruolo di “mero esecutore” - il professore avvocato Giuseppe Conte è arrivato al Colle in taxi. Una mossa grillina che ha confermato le prime impressioni a caldo del capo dello Stato: in due ore di colloquio, il Signor Nessuno dei Cinquestelle ha tentato di demolire la sua immagine di “marionetta tecnica” per accreditarsi come un “politico” che ha contribuito alla stesura del contratto gialloverde.
UN POLITICO grillino, ovviamente. Non quindi un professore neutrale e “terzo” posto sotto la tutela di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma questo solo il futuro lo dirà.
Al Quirinale la svolta sull’incarico è maturata nella tarda mattinata di ieri. E sino a quel momento filtravano ancora cupi e densi dubbi sul l’ipotesi di convocare il “nome” indicato dai due leader grilloleghisti. A imprimere una direzione “positiva” per il “governo del cambiamento” è stata una doppia telefonata fatta dal segretario generale del Colle, Ugo Zampetti. Una a Di Maio, l’altra a Salvini. A entrambi, e per conto del presidente della Repubblica, Zampetti ha rivolto la stessa domanda: “Confermate il nome di Conte anche dopo le polemiche sul suo curriculum?”. La risposta di tutti e due è stata secca: “Sì”. A quel punto il capo dello Stato ha preso della volontù gialloverde e ha convocato Conte.
Poi c’è il colloquio. Mattarella fino a qualche mese fa ignorava l’esistenza di Conte e così l’incontro è stato anche, in una prima fase, di conoscenza. E nonostante l’evidente smania di presentarsi come un “politico grillino”, il professore pugliese è apparso comunque lontano dall’idealtipo dell’antipolitica populista. Anzi. L’eloquio, le cose dette, finanche la postura hanno dato la percezione di una figura dell’esta blishment, non il contrario. A lui il capo dello Stato ha rivolto varie e preoccupate do- mande sul tema cruciale di queste ore: la collocazione “europea” dell’Italia nel programma del primo governo populista o sovranista di un Paese fondatore dell’attuale Unione.
ED È PER QUESTOche Conte, come raccontano dal Colle, è entrato con un foglietto e ne è uscito con due. Sul primo tutte le prescrizioni dei due leader che lo hanno “promosso” a Palazzo Chigi. Su quello aggiunto, “integrativo”, la parte europeista che Mattarella ha chiesto e ottenuto dal professore, ricordandogli che in base alla Costituzione il presidente del Consiglio sarà l’u- nico interlocutore del capo dello Stato, non altri. Una raccomandazione che poi è stata allargata al fatidico nodo della lista dei ministri.
Qui, ormai è noto da domenica scorsa, il problema per il Colle si chiama Paolo Savona, l’anziano studioso che la Lega vuole a tutti i costi all’Economia e ritenuto da Mat- tarella un “pericoloso economista anti-euro”. Al momento il Quirinale si manifesta pervicacemente contrario.
Non a caso, Mattarella ha specificato a Conte che la lista sarà “aperta” e che saranno esaminate con attenzione le caselle chiave: Interno, Difesa, Economia ed Esteri. Su Salvini al Viminale nessun problema. “I due leader sanno da tempo che non ci sarà alcun veto su di loro”.
LA QUESTIONE, appunto, resta quella di Savona. Il capo dello Stato al giurista incaricato ha fatto presente i poteri che la Carta riserva al presidente della Repubblica nella nomina dei ministri.
Conte ritornerà probabilmente domani mattina al Colle con la lista completa. Mattarella spera che il pressing grillino e anche di qualche frondista della Lega porti al nome di Giancarlo Giorgetti, numero due di Salvini, in quella casella. E se non accadrà? Dopo i vari colpi di scena di questi giorni, il Quirinale terrà il punto e cambierà Savona o cederà di nuovo ai due alleati?
Anche perché nel pacchetto leghista per il governo, Giorgetti è già previsto in un altro ministero “ricco”: quello delle Infrastrutture. Una nomina che peraltro non dovrebbe dispiacere neanche a Silvio Berlusconi, che sarà sì arrabbiato nero con Salvini ma con Giorgetti ha un rapporto antico e consolidato. E spostare Giorgetti dalle Infrastrutture non è semplice, ché lì vorrebbe andare anche la grillina Laura Castelli, convinta No Tav.
Le due telefonate Ieri mattina Ugo Zampetti ha chiamato i due contraenti: “Non avete cambiato idea?”