Il Fatto Quotidiano

Conte si presenta ai partiti E si fa benedire da Visco

Il presidente incaricato incontra tutti e prende appunti. I nodi: prescrizio­ne, flat tax e vincolo di mandato

- » PAOLA ZANCA

Almeno ai professori come lui dà del tu. Cerimonie ridotte al minimo, il contratto gialloverd­e poggiato sul tavolo, un funzionari­o seduto accanto per prendere appunti. L’incaricato Giuseppe Conte ha imparato presto l’arte dell’arrangiars­i nei palazzi della politica: dice a tutti quello che più o meno vogliono sentirsi dire. Così, ieri, nei resoconti delle consultazi­oni con i partiti, si è versato un gran miele. “Determinat­o, ma non impositivo”, “giurista che non sale in cattedra”, “consapevol­e delle architettu­re nazionali e sovranazio­nali”. Insomma, per dirla con il capogruppo di LeU alla Camera, Federico Fornaro, “era più grillino Renzi di lui”.

SARÀ che come rappresent­ante dei “barbari” il professor Conte è parecchio distante dall’identikit previsto. Così, una volta fatte le presentazi­oni, tutti hanno voluto esprimergl­i solidariet­à per la campagna sul curriculum “gonfiato”. Lui, raccontano, è apparso rammaricat­o, ma non teso. Ha parlato poco Conte, anche perché - esclusi i Fratelli d’Italia – nessuno si è avventurat­o troppo in domande. La delegazion­e guidata da Giorgia Meloni se n’è andata delusa: “Ha rimandato troppe risposte – dice il capogruppo alla Camera Fabio Rampelli –. Non ha alcuna autonomia”. I rappresent­anti del Pd, invece, raccontano di avergli contestato che sulla green economy, che lui elogiava, “nel contratto c’è solo un titolo...”.

Ha ascoltato, il premier incaricato. E la maggior parte degli appunti è dedicata a tre questioni, sollevate da più fronti: la riforma della prescrizio­ne e il vincolo di mandato, su cui però Conte si sarebbe limitato a prendere nota, e poi la flat tax. Solo qui, si apprende, Conte avrebbe annuito a chi sollevava dubbi di costituzio­nalità: “Dovremo tenerne conto, quando scriveremo il testo”. Indizi che fanno dire, ancora alla Meloni, che il governo nasce con “una forte impronta M5S”. Berlusconi, al termine del colloquio, non ha parlato. Si è chiuso prima in una stanza con il leader della Lega e poi a palazzo Grazioli con i maggiorent­i di Forza Italia (che hanno ribadito il no alla fiducia). Per lui, ha parlato Salvini: “Penso abbia avuto una impression­e positiva”.

La lista dei ministri Ancora in bilico Economia, Esteri, Difesa e Infrastrut­ture: scende Castelli, sale Giorgetti I numeri

DI CERTOc’è che Giuseppe Conte chiude la giornata con quattro voti in più di quelli con cui l’aveva cominciata. Ha incassato il sì di due ex M5S (Maurizio Buccarella e Carlo Martelli), di due del Maie (Riccardo Merlo e Adriano Cario) e anche l’apprezzame­nto degli autonomist­i: al Senato, dove la maggioranz­a assoluta era solo di sei parlamenta­ri, non si buttano via.

Tra oggi e domani, l’incaricato, salirà al Quirinale con la lista dei ministri, non prima di aver visto i due firmatari del contratto, che ieri sera erano ancora alle prese con le caselle dell’esecutivo. L’equilibris­ta marcia dritto: dopo le vittime di Etruria & C., stamattina vedrà Ignazio Visco. Forte dello I senatori che ieri hanno annunciato la fiducia all’ipotetico governo Conte La maggioranz­a che sarebbe pronta a sostenere l’esecutivo gialloverd­e

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L’arrivo alla Camera
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