Al cinema l’Italia è un Paese per vecchi (o meglio, per vecchie)
▶MORS TUA SALA MEA.
Se l’aumento del consumo theatrical , ovvero del cinema in sala, da parte dei pubblici più anziani attraversa tutti i mercati occidentali, tra i profili degli spettatori over 60 italiani spicca quello delle “nuovamente single”: donne separate o vedove “molto orientate alla dimensione relazionale e alle attività outdoor, al fine di evitare strategicamente situazioni di solitudine e marginalizzazione”. Insomma, rimpiazzare il caro estinto, defunto o divorziato che sia, con un divo del grande schermo fa tendenza, e la promiscuità è cosa di tutti i giorni: “Le nuovamente single passano senza difficoltà da film di cassetta a film indipendenti, richiamate dal battage pubblicitario e dalla eco sociale delle pellicole”.
Anche per il cinema, dunque, l’Italia è un paese per vecchi, e ancor più vecchie: dal 2001 al 2016, si evince dal Rapporto Cinema 2018 edito da Fondazione Ente dello Spettacolo, i 65-74enni che vanno al cinema sono aumentati dell’11,5%, i 60-64enni del 12,3%. Prediligono – osserva la studiosa Mariagrazia Fanchi – film nazionali, sono abitudinari, tendenzialmente onnivori, con uno spiccato interesse per i classici, e fortissimi nel passaparola.
Anche produttori e distributori se ne sono accorti: scommettiamo che i grey hair pics, titoli per il pubblico più maturo quali il successo Marigold Hotel o 45 anni, daranno sempre più filo da torcere ai teen movie?