Tutte le frodi nostrane a spese dell’Europa
■Tra il 2014 e il 2020 il nostro Paese potrà disporre di 77,5 miliardi di euro di fondi comunitari. Un rubinetto aperto da cui si abbevera la corruzione: in 6 casi su 10 i contributi sono ottenuti illecitamente
L’hanno chiamata Paper castle, castello di carta, non soltanto per il ritrovamento di un’enorme quantità di documenti falsi, ma anche perché al centro dell’indagine portata avanti lo scorso febbraio dalla Guardia di finanza e dal nucleo europeo anti-frode (Olaf) c’è un vero castello nell’entroterra di Genova.
IL BOTTINO, da oltre un milione e 400 mila euro ottenuto grazie ai fondi europei, invece di essere utilizzato per un intervento di tipo ambientale sulla struttura, secondo le Fiamme gialle sarebbe servito, almeno in parte, a rimettere in sesto le finanze dei proprietari che avrebbero così estinto l’ipoteca dell’immobile. Ma basta spostarsi di appena 173 km, in Val Trompia, in provincia di Brescia, per scoprire la truffa delle Vacche fantasma, smascherata dai carabinieri forestali di Marcheno e che ha portato alla denuncia di tre allevatori bresciani. In pochi mesi avrebbero intascato illecitamente più di 200 mila euro grazie a una facile pensata: prendere in affitto centinaia di ettari di alpeggi d’alta quota per aumentare virtualmente la superficie agricola utilizzata dalle proprie aziende e riscuotere i premi riconosciuti da Bruxelles nell’ambito della Politica agricola comunitaria (Pac). Ma l’erba alta immortalata dai droni non ha lasciato spazio a equivoci: quei pascoli non hanno mai visto una mucca brucare nei prati. Ora i “furbetti dell’alpeggio”, così come si legge nell’ordinanza pubblicata, rischiano fino a sei anni di carcere, oltre a dover restituire quanto percepito illecitamente.
Ma andrà veramente così? Più facile a dirsi che a farsi quando si ha a che fare con lo scandalo tutto italiano delle frodi sui fondi comunitari, vale a dire il principale mezzo finanziario con cui l’Unione europea persegue l’integrazione economica e sociale dei Paesi membri. Ma che in Italia rappresenta più che altro un rubinetto da cui la corruzione si abbevera a spese della comunità.
A INCHIODARE l’Italia è un pesante dossier pubblicato dall’Uvi, l’Ufficio valutazione impatto del Senato su elaborazione della Guardia di finanza, secondo cui ogni 10 contributi concessi al Belpaese, sei sono chiesti e ottenuti in modo illegittimo. E la percentuale sale ancora con per la Pac arrivando a toccare quota 64%. Numeri che, forse, sarebbe meglio che né il numero uno della Commissione europea Jean Claude Juncker né il commissario Ue al Bilancio, Günther Oettinger, vedessero per non riaccendere le polemiche degli scorsi giorni visto che – rasserenati dal neo ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sull’impossibilità che “nessuna forza politica voglia uscire dall’euro” – in questo caso non è più l’Europa a essere vista come il male per l’Italia. Ma sono tutte nostrane le molte ombre su una partita a dir poco strategica come quella dei fondi Ue. Che, sottolinea il dossier, “sono gestiti direttamente dalle autorità statali e locali di ciascuno Stato membro in base a una programmazione approvata dall’Unione europea con il Quadro finanziario pluriennale”.
Basta pensare che per effetto dell’entrata in vigore di Europa 2020 (la strategia di crescita globale), per il periodo 2014-2020 l’Italia può contare su quasi 77,5 miliardi di euro, di cui 46,5 miliardi di euro destinati alle politiche di coesione e 31 miliardi di euro per il sostegno dell’agricoltura (per capirne la portata, basta pensare che per sterilizzare le clausole di salvaguardia servono 12,4 miliardi nel 2019 e circa 19 nel 2020, pena l’aumento dell’Iva). Risorse a cui va aggiunto il cofinanziamento nazionale, pari a 94 miliardi di euro, per le sole politiche di coesione. Un flusso costante e consistente di finanziamenti che solletica gli appetiti di furbetti e della criminalità organizzata e che viene attaccato a suon di truffe, malversazioni e frodi. E poco importa – o forse rafforza il senso di mala gestione – il fatto che l’Italia, secondo l’ultima relazione della Corte dei conti, si è collocata al quinto posto dopo Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi come miglior contribuente, ma poi sia un mediocre percettore di risorse visto che non riesce a sfruttare tutti i fondi erogati.
E di tempo non ce n’è molto: al 30 giugno 2017 il livello di attuazione dei fondi ha raggiunto il 10,19%, per gli impegni e il 3,16%, per i pagamenti. Valori piuttosto bassi, considerando che si è giunti a metà del ciclo di Programmazione, che minano seriamente la sua attuazione.
UN RISCHIO, che dai dati dell’attività della Guardia di finanza, risulta particolarmente elevato al Sud. Nel triennio 2014-2016, durante i 12.838 interventi eseguiti controllando circa 2,4 miliardi di contributi, è emerso che le irregolarità sui Mancata collaborazione Da sinistra: la bandiera dell’Ue; il direttore generale dell’Olaf Giovanni Kessler; un’auto della Finanza fondi strutturali e sulle spese dirette della Ue nelle Regioni del Mezzogiorno hanno toccato quota 85% contro il 12% di quelle centrali e il 3,5% del Nord Italia. Numeri alla mano equivale a dire che ammonta a 1,5 miliardi di euro (oltre il 60% dei fondi) il tesoretto ottenuto e utilizzato in maniera illecita. Mentre se gli arresti sono stati 71, ben 5.521 persone sono state denunciate per truffa aggravata, malversazione e indebita percezione di risorse europee.
Cambia, invece, la situazione per gli illeciti sulla politica agricola comune e sulla politica della pesca. L’attività delle Fiamme gialle ha fatto emergere che su quasi 1,9 miliardi di euro di risorse, 735,6 milioni di euro (il 61,8%) sono risultati ottenuti in maniera fraudolenta, mentre su 1,2 miliardi di euro di fondi strutturali verificati, la frode riscontrata ammonta a 751,1 milioni (il 59%). Va però al Centro il record delle irregolarità con quasi la metà dei casi (il 46%); seguono il Sud (33%) e il Nord (21%).
COME AGISCONO i componenti della Banda Bassotti che puntano ai fondi comunitari? La Guardia di finanza ha enucleato i diversi “indici di anoma lia”, così come chiama i trucchi usati per ottenere indebitamente i contributi europei, scoprendo che tra i più gettonati ci sono l’indicazione di teste di legno, persone anziane o disabili, la presentazione di false polizze fideiussorie, la richiesta di finanziamenti sproporzionati rispetto alle potenzialità del richiedente, la falsa dichiarazione di una particolare coltivazione, fino all’utilizzo di soggetti già deceduti prima della presen
IL PICCO DELLE IRREGOLARITÀ
È NEL MEZZOGIORNO DOVE SI CONCENTRA L’85% DEI CASI. AL CENTRO
VA IL RECORD DEGLI ILLECITI PER AGRICOLTURA E PESCA: QUASI LA METÀ
tazione della domanda o sottoposti a misure di prevenzione antimafia. E poi c’è l’ampio utilizzo di consulenti e professionisti che, nell’ambito locale, si sono specializzati nell’acquisizione di erogazioni pubbliche. E a peggiorare la situazione c’è il capitolo dei recuperi: le somme indebitamente percepite il più delle volte rimangono dove sono. Tanto che al 30 giugno 2017, su 322,6 milioni di euro frodati tra il 2008 e il 2016, ne sono stati recuperati appena 74,4. Quindi, nelle tasche di numerosi italiani ci sono 248,2 milioni di euro di fondi comunitari non dovuti.
“L’analisi dei casi emersi – sottolinea la Guardia di finanza – conferma l’importanza di adottare un approccio strategico integrato nella lotta alle frodi comunitarie, ma manca una collaborazione amministrativa internazionale. Benché sia indispensabile lo scambio di informazioni fra autorità preposte ai controlli, non esiste uno strumento legale di mutua assistenza tra Stati membri. Un limite rilevante”.
È CON L’IDEA di riuscire a reprimere queste truffe che da decenni a Bruxelles si negozia per istituire un procuratore europeo (Eppo – European pu
blic prosecutor’s office), una sorta di ufficio giudiziario comune per difendere i fondi europei.
Il 12 ottobre 2017 è stato approvato il regolamento che istituisce l’organismo centrale che potrà indagare e perseguire penalmente chi viola gli interessi finanziari dell’Unione, ma l’operatività scatterà solamente dal 2021.