Terreni intestati a sconosciuti, alcuni anche deceduti
Attraverso le banche dati dei Centri di assistenza agricola ( Cas) verificavano quali terreni in tutta la Sicilia non avessero mai fatto richiesta dei contributi erogati a fondo perduto dall’Unione europea e, con l’aiuto di una serie di prestanome, ripagati con mille euro circa ciascuno, riuscivano a incamerare i fondi senza nessun controllo sulla veridicità degli atti di proprietà presentati ai funzionari complici. Tra i terreni “c’erano anche aree appartenenti alla Diocesi di Agrigento, al Consorzio Sviluppo Industriale di Gela e al Comune di Termini Imerese”, ha spiegato nel 2015 il procuratore capo di Caltagirone illustrando l’operazione della Gdf denominata R ea pi ng . Il meccanismo utilizzato per le truffe è definito “semplice quanto difficile da scoprire”: tra il 2014 e il 2015 il gruppo criminale ha percepito indebitamente contributi nel settore della Politica agricola comune per un importo di oltre 2,7 milioni di euro. Insomma, nulla era lasciato al caso. Ad esempio, per coprire l’operazione illecita si procedeva a trasferire di anno in anno i terreni da un indagato all’altro attraverso “cessioni incrociate, in modo da non far risultare lo stesso beneficiario per il medesimo fondo agricolo”. Oppure si creavano imprese agricole ad hoc “costituite al solo scopo di gestire, solo sulla carta, per ogni annualità (campagna agricola), oltre 1.500 ettari di terreno”.