Francesco Nuti e io verso il Perù
Quando mi piace un film esco dal cinema e mi sento la faccia del protagonista, sono stupefatta e con il diaframma fracassato dalle risate. Ridere e stupirmi con un film mi piace tanto. Non conoscevo Francesco Nuti e ora mi sembra non ci sia altri che lui. È proprio carino, con quel viso da Lucignolo cresciuto bene e quella fossetta caduta proprio in mezzo al mento, sorride davanti alla cinepresa e ti si squagliano tutti i pensieri. Mi sento lui, ho la sua faccia, mi ridono gli occhi, sono improvvisamente buffa e divertente, non so, mi prende cosi. Una forma di follia! Parlo persino in dialetto toscano. “Maaadonna che silenzio c’è stasera, guarda c’è un silenzio stasera, maaadonna che silenzio c’è stasera”, mi ripeto e sorrido come una stupida da sola, mentre cammino verso casa.
Ogni scena, ogni frase mi si è stampata in mente con la naturalezza d’un bacio “... si, m’ha lasciato, ma l’ho deciso io, altrimenti all’uomo gli resta la penultima decisione. Chi tace acconsente, no chi tace sta zitto. Mamma ho detto che un torno a casa. Ci sono tre cose importanti nella vita: o tu vai in Perù, o tu sposti la Chiesa, o tu vinci al Totocalcio”. Fino a quel folle madrigale di “tu hai le puppe a pera, pera, pera”. No, vabbè, le matte risate. Il regista Ponzi gli piazza la camera davanti e lo ritrae nelle sue elucubrazioni, nelle sue confusioni, nei suoi incontri sconclusionati con personaggi di varia umanità. E l’effetto è stratosferico. Nuti è bravissimo “m a aa d o nn a ”. Magro, ciondolante, arruffato, bellissimo. In genere chi fa ridere non brilla per la bellezza, magari ha fascino, ma proprio a guardarlo bene, lui è proprio carino. Beh, se lo incontrassi in mezzo alla strada gli direi: “Ehi Francesco, si va a Machu Picchu insieme? A me la scuola un mi piace punto!”.
(Ha collaborato Massimiliano Giovanetti)