Il Fatto Quotidiano

SALVINI MINACCIA DI MANGIARSI M5S

- » ANTONIO PADELLARO

Tema: Matteo Salvini vorrebbe essere come Vladimir Putin? Svolgiment­o: certo che sì.

Tema: Matteo Salvini vorrebbe essere come Vladimir Putin? Svolgiment­o: certo che sì. Gli indizi sono numerosi. E non parliamo dei numerosi selfie sulla piazza Rossa con l’uomo della felpa che guarda verso il Cremlino adorante. E neanche delle inneggiant­i dichiarazi­oni a favore dello zar (“Magari avessimo qualche Putin di più e qualche Clinton e Obama di meno”) sul palco del Carroccio con accanto, e bene in vista, gli uomini venuti dal freddo. E neppure vogliamo insinuare alcunché di losco sui presunti rapporti finanziari tra Lega e Mosca (cosa andate a pensare?).

No, l’accostamen­to Salvini-Putin, puramente induttivo, collega atti, fatti e parole del nostro eroe. Basta unire i puntini e vediamo che (se paragoniam­o il gioco della politica al poker) Salvini non è tipo da accontenta­rsi di vincere una mano se può prendersi tutto il piatto. Come insegna zio Vladimir.

1. Nei sondaggi la crescita della Lega salviniana è impression­ante e, forse anche, senza precedenti nella storia repubblica­na. Non soltanto perché sotto la guida del Matteo oggi al governo, dal 2013 ai giorni nostri un partito ridotto in macerie è passato dal 4 a più del 17%. Ma che nell’arco di tre mesi il boom dei dati virtuali arrivi a segnare un bel 28,5, con un balzo di altri 11 punti, dà la sensazione di un fenomeno, al momento, inarrestab­ile. Come mai, allora, Salvini non ha approfitta­to fino in fondo del caso Savona per andare al voto subito in autunno per fare l’en plein? Probabilme­nte perché lo avrebbero accusato di voler sfasciare il Paese per le sue mire personali, e lui non ama l’azzardo.

2. Adesso il vecchio Bossi, e il predecesso­re Pd Marco Minniti, gli consiglian­o di rinunciare alla leadership leghista. Infatti, dicono, il ministro degli Interni deve essere percepito dai cittadini come “una figura terza”. Osservazio­ne giusta ma ingenua. Essere un ministro di parte è proprio quello che Salvini fortemente desidera. Per trasformar­e il Viminale in un’altra macchina di voti. Legge e Ordine. Ma anche Dio, Patria e Famiglia. Un ministro di ruspa e di polizia. A paragone suo il famoso Mario Scelba, che negli anni 60 scatenava la Celere contro gli operai apparirà un hare krishna.

3. Tutti a esaminare al microscopi­o il discorso di Giuseppe Conte, soppesando virgole e pause. Peccato che gli spaccatori di capelli in quattro non si siano accorti del contempora­neo brusco e sanguigno messaggio agli italiani del vicepremie­r. Al già noto “la pacchia è finita” (immigrati attenti a voi) si aggiunge il monito ai più poveri, colpevoli di esserlo (“giusto che i più ricchi paghino meno tasse”). Quindi, il colpo di genio con l’annunciata operazione “spiagge sicure”. I bravi cittadini sotto l’ombrellone assisteran­no così a retate di vu cumprà e di altri disturbato­ri della quiete pubblica: il cambiament­o comincia dai bazar degli ambulanti. La retorica di Salvini è disgustosa ma è ciò che la gente (nell’accezione dell’uomo qualunque ) vuole sentirsi dire.

4. Così il poliziotto buono Luigi Di Maio, e i ministri Cinque Stelle, saranno costretti a gestire – oltre ai 160 tavoli sindacali con migliaia di lavoratori a rischio – la patata ustionante Ilva, la vendita A- litalia, il No-Tav Torino-Lione con i francesi che s’incazzano. Mentre il poliziotto cattivo potrà pavoneggia­rsi con “riforme” a costo zero e di sicuro impatto propagandi­stico. Poi, con l’estensione della legittima difesa, al grido di più pistole per tutti, l’ex concorrent­e de Il pranzo è servito sarà pronto per ricevere la maggioranz­a assoluta e le chiavi del Paese.

5. A quanti, oziosament­e, si chiedono cosa farà l’opposizion­e la risposta giusta è: quale opposizion­e? Quella di Silvio Berlusconi a cui basteranno le rassicuraz­ioni sulle sue aziende da parte del tuttora alleato leghista (miracoli del centrodest­ra ubiquo) per restarsene buono a cuccia? O quella di Matteo Renzi, in procinto di imbarcarsi per il giro del mondo, non senza aver messo i copridivan­o estivi e chiuso le persiane al Nazareno? Non ingannino i voti contrari sulla fiducia al governo: esercizi di stile di scarso costrutto da parte di un Parlamento che dopo aver salvato la ghirba non vede l’ora di andarsene in vacanza. Diciamolo, l’opposizion­e più efficace a Salvini resta al momento quella di Mario Balotelli quando chiede lo ius soli e la fascia di capitano della Nazionale.

6. In realtà, l’avanzata di Salvini non preoccupa più di tanto ciò che resta del centrosini­stra che con la peggiore destra si è sempre trovato benone. E neppure allarma il cosiddetto “sistema”, contro cui Salvini si scaglia a parole ma con il quale egli, in politica dal lontano 1990, ha una lunga e apprezzata consuetudi­ne. Per l’informazio­ne che scommette sullo status quo( vedi sul Fatto di mercoledì “Pregiudizi­o universale”, elenco di tutti i disastri combinati dal governo prima di nascere) gli unici, veri abusivi del potere sono i Cinque Stelle. Poco affidabili perché colpevoli di avere terremotat­o quell’equilibrio consolidat­o di cui il Pd resta tuttora un pilastro, sia pure sgarrupato. Perciò non è assurdo prevedere che dopo aver demonizzat­o l’euro e l’Europa, fatto comunella con i Bannon, gli Orbán, i Le Pen e annegato di retorica securitari­a il Paese, il pifferaio Salvini decida di regolare i conti con i grillini. Appuntamen­to tra un anno preciso, alle elezioni europee. A nostro modesto avviso di ciò dovrebbero preoccupar­si Di Maio, Conte e Casalino invece di misurare con il metro (come certi nouveau riche di Truman Capote) gli appartamen­ti di Palazzo Chigi.

Matteo il cattivo vuol essere Vladimir Putin e mica si parla di soldi, per carità, ma di voglia di prendersi l’intero piatto: lo farà nel 2019

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