ALCUNI CONSIGLI A CONTE&MINISTRI
Nessun governo, a nostra memoria, è nato in un clima di tale invelenita ostilità da parte del sistema dell’informazione. Forse nemmeno ai tempi di Berlusconi, anni in cui – almeno formalmente – esisteva un’opposizione polarizzata e dichiarata. I primi vagiti del nuovo esecutivo – il discorso del neo premier Conte – sono stati salutati da commenti sprezzanti, minacciosi, derisori. Prima grave colpa: non aver indicato le coperture in un discorso di legislatura e programmatico. Cosa che non ci risulta abbia fatto per esempio Matteo Renzi, che al suo esordio in Senato aveva comunicato di voler essere l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia in quell’aula, salvo poi ritrovarsi quattro anni dopo senatore, in un esercizio di estrema coerenza mai rimproverata da alcuno. Poi aveva parlato di azzeramento dei debiti della Pa e taglio a doppia cifra del cuneo fiscale – promesse non mantenute – iniziando il suo discorso con una citazione di Gigliola Cinquetti (il professor Conte è stato ripreso per le citazioni di filosofi e sociologi, si vede che Non ho l’età è di più elevato standing). Ma a questo giro di giostra il tu quoque non vale, i pentaleghisti iniziano la loro avventura con molti punti di svantaggio antropologico: sono i nuovi barbari, come notato dal sobrio Financial Times. Ci permettiamo quindi qualche non richiesto consiglio a premier, ministri e affini.
IL PRESIDENTE CONTE ha fatto un sacrosanto riferimento ai diritti sociali sacrificati e compressi nelle ultime legislature. Periodi in cui (non è un caso, ma non importa, le conquiste sono conquiste e bisogna semplicemente gioirne) invece i diritti civili sono stati protagonisti. La prima intervista del ministro Fontana si ricorderà per l’anacronistico riferimento all’aborto e per la contrarietà alle unioni civili (anche se ha “molti amici gay”, naturalmente). Ministro, è già successo tutto: le famiglie arcobaleno esistono, la società le ha già accettate. La legge 194 ha appena compiuto quarant’anni, una retromarcia sarebbe impensabile: meglio garantirne l’attuazione soprattutto nelle Regioni dove è quasi impossibile ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza. L’alternativa è tornare ai tempi in cui le donne morivano ingurgitando decotti di prezzemolo. Dunque è forse preferibile che il dicastero che per la prima volta porta nel nome il tema della disabilità, si occupi con maggior attenzione delle migliaia di famiglie che convivono, con fatica e pochi sostegni da parte dello Stato, con l’abbandono: parliamo di persone che fanno molta più fatica a vivere tutti i giorni, tutto il giorno. Secondo consiglio, indirizzato al vicepremier e ministro dell’Interno: le politiche dell’immigrazione e la cronaca nera sono cose distinte. Dovendo occuparsi delle prime, è meglio non commentare ogni delitto che veda coinvolto un immigrato. A proposito: è arrivato in ritardo – colpevolmente – il ricordo di Soumaila Sacko, il sindacalista con regolare permesso di soggiorno, barbaramente ucciso in Calabria. Domenica grazie al cielo si voterà per le Amministrative e nemmeno la campagna elettorale potrà più essere un alibi per politici che hanno il dovere di dimostrare maturità politica e responsabilità. E che non hanno giurato su Topolino, bensì sulla Costituzione che è profondamente antirazzista e inclusiva. La delega alle Pari opportunità, quindi, sarebbe meglio finisca a qualcuno che la riempia di contenuti. Detto questo, i nuovi governanti si ritrovano con l’inedita situazione di una stampa improvvisamente intransigente: dovranno fare il triplo della fatica degli altri per dimostrarsi all’altezza. Sempre che ci riescano (e nonostante i predecessori avessero il volto inconcludente della boria).