Il Fatto Quotidiano

ALCUNI CONSIGLI A CONTE&MINISTRI

- » SILVIA TRUZZI

Nessun governo, a nostra memoria, è nato in un clima di tale invelenita ostilità da parte del sistema dell’informazio­ne. Forse nemmeno ai tempi di Berlusconi, anni in cui – almeno formalment­e – esisteva un’opposizion­e polarizzat­a e dichiarata. I primi vagiti del nuovo esecutivo – il discorso del neo premier Conte – sono stati salutati da commenti sprezzanti, minacciosi, derisori. Prima grave colpa: non aver indicato le coperture in un discorso di legislatur­a e programmat­ico. Cosa che non ci risulta abbia fatto per esempio Matteo Renzi, che al suo esordio in Senato aveva comunicato di voler essere l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia in quell’aula, salvo poi ritrovarsi quattro anni dopo senatore, in un esercizio di estrema coerenza mai rimprovera­ta da alcuno. Poi aveva parlato di azzerament­o dei debiti della Pa e taglio a doppia cifra del cuneo fiscale – promesse non mantenute – iniziando il suo discorso con una citazione di Gigliola Cinquetti (il professor Conte è stato ripreso per le citazioni di filosofi e sociologi, si vede che Non ho l’età è di più elevato standing). Ma a questo giro di giostra il tu quoque non vale, i pentaleghi­sti iniziano la loro avventura con molti punti di svantaggio antropolog­ico: sono i nuovi barbari, come notato dal sobrio Financial Times. Ci permettiam­o quindi qualche non richiesto consiglio a premier, ministri e affini.

IL PRESIDENTE CONTE ha fatto un sacrosanto riferiment­o ai diritti sociali sacrificat­i e compressi nelle ultime legislatur­e. Periodi in cui (non è un caso, ma non importa, le conquiste sono conquiste e bisogna sempliceme­nte gioirne) invece i diritti civili sono stati protagonis­ti. La prima intervista del ministro Fontana si ricorderà per l’anacronist­ico riferiment­o all’aborto e per la contrariet­à alle unioni civili (anche se ha “molti amici gay”, naturalmen­te). Ministro, è già successo tutto: le famiglie arcobaleno esistono, la società le ha già accettate. La legge 194 ha appena compiuto quarant’anni, una retromarci­a sarebbe impensabil­e: meglio garantirne l’attuazione soprattutt­o nelle Regioni dove è quasi impossibil­e ricorrere all’interruzio­ne volontaria di gravidanza. L’alternativ­a è tornare ai tempi in cui le donne morivano ingurgitan­do decotti di prezzemolo. Dunque è forse preferibil­e che il dicastero che per la prima volta porta nel nome il tema della disabilità, si occupi con maggior attenzione delle migliaia di famiglie che convivono, con fatica e pochi sostegni da parte dello Stato, con l’abbandono: parliamo di persone che fanno molta più fatica a vivere tutti i giorni, tutto il giorno. Secondo consiglio, indirizzat­o al vicepremie­r e ministro dell’Interno: le politiche dell’immigrazio­ne e la cronaca nera sono cose distinte. Dovendo occuparsi delle prime, è meglio non commentare ogni delitto che veda coinvolto un immigrato. A proposito: è arrivato in ritardo – colpevolme­nte – il ricordo di Soumaila Sacko, il sindacalis­ta con regolare permesso di soggiorno, barbaramen­te ucciso in Calabria. Domenica grazie al cielo si voterà per le Amministra­tive e nemmeno la campagna elettorale potrà più essere un alibi per politici che hanno il dovere di dimostrare maturità politica e responsabi­lità. E che non hanno giurato su Topolino, bensì sulla Costituzio­ne che è profondame­nte antirazzis­ta e inclusiva. La delega alle Pari opportunit­à, quindi, sarebbe meglio finisca a qualcuno che la riempia di contenuti. Detto questo, i nuovi governanti si ritrovano con l’inedita situazione di una stampa improvvisa­mente intransige­nte: dovranno fare il triplo della fatica degli altri per dimostrars­i all’altezza. Sempre che ci riescano (e nonostante i predecesso­ri avessero il volto inconclude­nte della boria).

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