Lionel Messi è come Arafat: Palestina batte Israele 1 a zero
Annullata ufficialmente per le minacce al campione l’amichevole dell’Argentina che era stata spostata da Haifa a Gerusalemme
Dalla Palestina, grazie Messi”. Questo il cartello che ieri campeggiava nella sala della conferenza stampa a Al-Bireh convocata da Jibril Rajoub, presidente della Federazione calcio palestinese, dopo la decisione della nazionale argentina di annullare la partita con Israele. L’amichevole si doveva giocare sabato, inizialmente nello stadio di Haifa ma poi con una decisione - dettata da motivi che sono subito apparsi poco sportivi - il ministro dello Sport e della Cultura israeliana Miri Regev aveva organizzato uno spostamento della partita a Gerusalemme, inserendola nel quadro dei festeggiamenti per il 70° anniversario di Israele, trasformando cosi Messi e le altre star del calcio argentino in comparse di una sceneggiatura già scritta destinata a una celebrazione politica. Poi c’è stato l’appello della Federcalcio palestinese e infine ieri notte la decisione dei giocatori argentini. Inutili gli sforzi israeliani di correre ai ripari, il match è stato annullato. “Il calcio inizia e finisce in un campo di gioco e non ha nulla a che fare con la violenza, trascende le religioni, trascende i sessi, perché tutti giocano a pallone”, ha spiegato Claudio Tapia presidente della Federcalcio argentina, parlando dal ritiro della nazionale a Barcellona.
“La scelta fatta dai giocatori, primo fra tutti Messi, è stata la mossa giusta”, ha spiegato Jibril Rajoub, un ex generale ed ex capo dei servizi segreti che da 10 anni guida la Federcalcio palestinese. Ha attaccato frontalmente il ministro Regev: “Lo sport dovrebbe essere separato dalla politica, mentre Israele ha cercato di sfruttare la partita con l’Argentina per ragioni politiche, spostando da Haifa a Gerusalemme l'amichevole per segnare i 70 anni dell'Indipendenza dello Stato ebraico, dell’unità di Gerusalemme e dello spostamento dell'ambasciata Usa in città contro la legge internazionale”.
Domenica Rajoub, che è fra i candidati alla successione del presidente Abu Mazen, aveva chiesto a Lionel Messi di non giocare la partita e ai tifosi del fuori- classe di bruciare le sue magliette, se fosse sceso in campo. “Messi è un simbolo di pace e amore, gli chiediamo di non giocare e ripulire l’immagine dell'occupazione israeliana e dei suoi crimini”.
“HA DECINE DI MILIONI di fan nei Paesi arabi e musulmani, chiederemo a tutti di bruciare le loro magliette con il suo nome e i poster con la sua immagine”.
Il match si sarebbe dovuto disputare inizialmente ad Haifa, ma poi era stato programmato al Teddy Kollek Stadium di Gerusalemme, nel quartiere di Malha, dove un tempo sorgeva il villaggio di Al Maliha. Teatro nella guerra del 1948 durante la guerra arabo-israeliana del 1948, di una strage che costrinse gli abitanti arabi a fuggire.
La signora Regev, sostiene che la gara è stata annul- lata per le “chiare minacce ricevute dai giocatori della nazionale argentina da gruppi terroristici” e che questa è una manovra del movimento Bds contro Israele.
“L’ARGENTINA - commenta il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, ha ceduto a “quelli che predicano l’odio". Ma anche nel mondo politico israeliano le critiche contro il ministro Regev sono feroci. “Un fiasco imbarazzante” titola il quotidiano Haa retz. I partiti dell’opposizione incalzano il governo e ne chiedono le dimissioni. La Federcalcio israeliana ha presentato una protesta alla Fifa. Ma l’attaccante argentino Gonzalo Huguain, parlando ai microfoni della tv sportiva E
spn, ha chiuso il caso: “Alla fine è stata fatta la cosa giusta”.
I timori e il trionfo
I giocatori sollevati; i leader arabi portano in trionfo l’immagine del 10 del Barcellona