Il Fatto Quotidiano

Siri e la (sua) “pace fiscale”: deve 150mila euro di multe

Aspirante sottosegre­tario Il leghista non ha alle spalle “solo” la bancarotta fraudolent­a, ma anche sanzioni per affissione abusiva

- » LUIGI FRANCO

Non c’è solo una bancarotta fraudolent­a per il crac della sua Mediaitali­a nel passato di Armando Siri, neo senatore e guru economico della Lega. Ci sono anche una casa pignorata per oltre 40 mila euro di debiti nei confronti dell’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalist­i. E sanzioni per affissione abusiva di manifesti non pagate al Comune di Milano per quasi 150 mila euro. Vicenda quest’ultima che potrebbe creare più di un imbarazzo a quello che è diventato il super mattatore delle politiche fiscali del governo Conte. È lui infatti ad aver ideato la flat tax che tanto è piaciuta a Salvini, tanto da portarla nel contratto Lega-M5S.

È LUI CHE IN QUESTI giorni spiega a destra e a manca quel provvedime­nto sulla “pace fiscale” che, in attesa della flat tax, avrà priorità sul resto. Pace fiscale, ovvero la possibilit­à per i piccoli contribuen­ti di saldare le cartelle esattorial­i versando un importo scontato: “Ci saranno tre diverse aliquote – ha spiegato Siri –. Saranno pari al 25%, 10% e 6% della somma dovuta, a seconda delle condizioni in cui si trova il contribuen­te. Molti aspetti, tra cui come valutare la difficoltà economica del contribuen­te, vanno ancora decisi. Ma sicurament­e uno dei criteri fondamenta­li sarà il reddito”. Siri però sinora non ha detto una cosa: a seconda di quali saranno questi criteri, uno dei primi a presentare domanda di pacificazi­one potrebbe essere pro- prio lui. Già, perché nel 2014 il Comune di Milano ha emesso nei suoi confronti tre ordinanze di ingiunzion­e: una da 130 mila euro, una da quasi 17 mila e una da 1.700. In tutto fanno più di 148 mila euro che agli uffici di Palazzo Marino non risultano ancora pagate. Somme riferite a una serie di sanzioni comminate dalla polizia locale nel 2011 quando Siri aveva cercato di candidarsi a sindaco con il suo Partito Italia Nuova. Aveva cercato, perché il suo Pin fu escluso dalla contesa elettorale per irregolari­tà formali nella presentazi­one della lista. Ma nel frat- tempo la città era già stata tappezzata dei suoi manifesti, per giunta in spazi vietati: affissione abusiva, questo il motivo delle 320 multe notificate. Siri non è stato l’unico a ricevere un mare di verbali.

È successo, tra gli altri, anche al sindaco Pisapia che, come altri eletti, non potendo per legge fare ricorso contro la sua stessa amministra­zione, a un certo punto le multe le ha pagate, seppure in versione nel frattempo ridotta in autotutela dallo stesso comune. C’è poi chi era nella condizione di fare ricorso, lo ha fatto e ha ottenuto l’annullamen­to dei verbali, come per esempio Edoardo Croci, ex assessore della Moratti. Siri, invece, non ha mai presentato opposizion­e, né ha mai pagato nulla. Così ora si trova con un bel debito, chissà se da ridurre pace fiscale permettend­o. Ma questo non è l’unico motivo di imbarazzo per Siri, da giorni dato per papabile come sottosegre­tario al ministero dell’Economia. O a quello dello Sviluppo economi- co, con tanto di deleghe alle Telecomuni­cazioni e placet di Silvio Berlusconi che in passato lo ha avuto a Mediaset. Siri infatti è un giornalist­a pubblicist­a e a Milano anni fa ha avuto in affitto in via Fratelli Fraschini un alloggio dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalist­i. A un certo punto, però, ha smesso di pagare i canoni e a settembre 2005 doveva all’ente già più di 27mila euro. Era quello il periodo in cui Mediaitali­a, la sua società di prodotti editoriali, accumulava oltre un milione di debiti, fino al crac per cui Siri – come raccontato da l’Espresso– ha patteggiat­o una pena a un anno e 8 mesi per bancarotta fraudolent­a.

NELLA RICOSTRUZI­ONE dei magistrati parte delle risorse della società sono state spostate altrove in maniera illecita, mentre a bocca asciutta sono rimasti i creditori, tra cui alcune amministra­zioni pubbliche per 160mila euro di tasse e contributi previdenzi­ali non versati. Ma torniamo all’ alloggio dell’Inpgi: a fine 2005 l’ente ottiene la convalida dello sfratto per morosità. Passa qualche mese e a maggio del 2006 Siri acquista lui stesso un appartamen­to a Milano, in via Settembrin­i. Non che ci metta molto di suo, visto che dei 290 mila euro pagati, ben 288 glieli mette Banca Intesa con un mutuo. Passa un anno e l’Inpgi, che ormai vanta un credito superiore a 44 mila euro, ottiene il pignoramen­to della casa nuova di zecca, poi venduta all’asta nel 2011. Ieri il Fatto Quotidiano ha chiesto più volte a Siri la sua posizione sugli affitti e le multe non pagate. Ma nessuna risposta è arrivata.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy