Il Fatto Quotidiano

UN EUROPEISMO ANTI-SISTEMA PER SALVARCI

- » LORENZO MARSILI

La scomoda verità è che buona parte della critica di Savona all’e ur o non è molto distante da quanto scrive l’economista premio Nobel Joseph Stieglitz. O quanto, in camera caritatis, ammettono eminenti rappresent­anti del cosiddetto establishm­ent europeo. È un segreto di Pulcinella: l’Eurozona, senza riforme, è insostenib­ile e destinata alla disintegra­zione. Ignorare questo fatto, così come gioirne, è da irresponsa­bili.

PER LE NOTE ragioni economiche: un ’ uscita cancellere­bbe con un tratto di penna i risparmi degli italiani e farebbe crollare la capacità di export della nostra industria. Ma, soprattutt­o, per ragioni politiche. Mai come oggi, infatti, la gabbia da superare sarebbe proprio quella nazionale. Dalla gestione delle migrazioni allo scandalo dell’evasione fiscale delle grandi multinazio­nali; dalle sfide tecnologic­he, che vedono l’Europa assente nella corsa fra Usa e Cina all’intelligen­za artificial­e, fino alla guerra commercial­e di Trump. Sono, queste, sfide che solo una politica continenta­le potrà governare. Paradossal­mente, recuperare sovranità passa per la creazione di una grande democrazia europea.

Abbiamo bisogno di una politica capace di riformare la zona euro e offrire una visione per l’Europa di domani. Ci sono tre condizioni perché questo accada. La prima è che le élite di governo, in modo particolar­e in Germania, si rendano conto che il re è nudo. Che non sono perversion­i “populiste” a dichia- rare questa Europa insostenib­ile. E che ficcare la testa nella sabbia è la strada maestra alla disintegra­zione. Come cantava il poeta irlandese WB Yeats, “Tutto va in pezzi / e il centro non tiene”. Il governo Conte è un risultato dei Nein della cancelleri­a Merkel a ogni proposta di riforma. La seconda condizione, necessaria per la prima, è che le for- ze politiche italiane superino l’infantilis­mo che le ha sempre condannate all’irrilevanz­a. Non serve a nulla dire che si andrà ai tavoli europei “per prendere i soldi” per il reddito. I tavoli europei non sono un bancomat. Questa è la strategia fallimenta­re che fu di Matteo Renzi: chiedere scampoli di flessibili­tà. Molto più utile sarebbe mettere sul tavolo con forza la necessità di un sussidio di di so ccu paz io ne europeo. O, ancora, è senz’altro ragionevol­e mettere il veto sulla proposta di riforma del Trattato di Dublino, il sistema che regola la gestione degli arrivi dei migranti in Europa: si tratta di un’inutile proposta di riforma al ribasso. Ma qual è la controprop­osta e quali gli alleati? Si dovrebbe partire dalla recente e ambiziosa risoluzion­e del Parlamento europeo in cui si chiede una comune politica migratoria, stabilendo un asse forte con il governo italiano sulla questione (certo, le parole razziste che escono dal Viminale complicano l’operazione). O, infine, andrà Giuseppe Conte al Consiglio europeo di giugno sempliceme­nte per sbattere i piedi o risponderà alle proposte di una riforma micragnosa dell’Eurozona con una visione di ampio respiro, in alleanza con Emmanuel Macron e Pedro Sanchez?

LA TERZA CONDIZIONE è che questa strategia non sia basata esclusivam­ente nel rapporto tra Stati – la diplomazia intergover­nativa foriera di stagnazion­e politica e mancanza di visione – ma si appoggi su un rinnovato protagonis­mo dei partiti, dei sindacati e dei movimenti europei. Non ci sarà cambiament­o se non riusciremo ad accompagna­re alla spinta propulsiva di alcuni governi una mobilitazi­one europea vera e una capacità di convincere ampi settori, a partire dalle forze produttive e dai media, dei cosiddetti paesi centrali. Riusciremo ad accorgerci che il re è nudo? E si riuscirà ad andare oltre il dito impudico e accusatori­o e tessere un vestito nuovo? È lecito dubitarne. Ma la storia non è mai scritta. È compito di chi la vive, se non si vuole fare solo avanspetta­colo, provare a cambiarla. Ma con serietà.

COSA FARÀ CONTE? Uscire dalla moneta unica è impensabil­e, ma è da irresponsa­bili non cercare di riformare l’Eurozona (senza sbattere i piedi)

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