Processo Spada, nessuna vittima si presenta in aula
Iniziato a Roma il dibattimento contro il clan di Ostia: parti civili Libera e gli enti locali, non i privati
Levittime delle vessazioni hanno disertato l’aula bunker di Rebibbia. Hanno deciso, forse per paura, di non volersi costituire parti offese nel primo maxi-processo a carico di appartenenti al clan Spada, il sodalizio criminale che secondo i pm della Procura di Roma detta legge nella zona di Ostia. Un segnale che arriva proprio nella prima udienza davanti alla III corte d’assise chiamata giudicare 24 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, usura ed estorsione.
PER I PM LA DECISIONEdi nonessere in aula da parte di chi ha subito per anni violenze e minacce conferma che nella zona del litorale romano “permangono gravi problemi di sicurezza legati a un contesto criminale mai p la ca to ”. Una sorta di clima di “i ntimid azione” che ha portato i rappresentati dell’accusa a dire “no” alla richiesta delle difese di trasferire gli imputati in carceri di
Roma e Lazio.
“Si rende indispensabile – hanno spiegato i pm Mario Palazzi e Ilaria Calò – il regime di alta sorveglianza cui sono sottoposti la maggior parte dei 24 finiti a processo”. Tra gli imputati i presunti capi clan a partire da Carmine e Roberto Spada, quest’ultimo già sotto processo per l'aggressione al giornalista Rai Daniele Piervincenzi avvenuta ad Ostia il 7 novembre scorso. I due sono accusati anche di essere i mandanti del duplice omicidio Galleoni-Antonini del 2011. Un evento che per i pm segna il tramonto del potere criminale dei Baficchio e l’“ascesa del clan Spada” a Ostia.
I giudici hanno ammesso come parti civili il Comune di Roma e la Regione Lazio oltre che le associazioni Antonino Caponnetto, Libera e Ambulatorio Antiusura onlus.
Il maxi-processo è il risultato di una attività di indagine durata anni e culminata con il blitz del 25 gennaio scorso che portò all’arresto di 32 persone.