Sánchez e il colore rosa della Spagna Donne 11, uomini 6
Il premier socialista vara il governo “della speranza: aperto, progressista, modernizzatore ed europeista”
Questo governo è il riflesso di una società come quella spagnola che non perde la speranza”, con queste parole il neo- presidente Sánchez - che lo scorso sabato aveva promesso fedeltà alla Costituzione facendo a meno dei simboli religiosi - ha presentato ieri il suo governo “aperto, progressista, modernizzatore e europeista. Proposto dal Psoe, ma che ambisce a rappresentare la totalità dei cittadini”. “Un governo che è lo specchio del movimento delle donne sceso in piazza l’8 marzo”, continua il leader socialista; quindi annuncia che presso la sua presidenza si costituirà un Alto Comissario per combattere la povertà infantile.
Oggi l’insediamento e domani sarà la volta della prima riunione del Consiglio dei ministri. O del “Con siglio delle ministre”, com’è stato suggerito su twitter. Perché la novità principale è nella presenza femminile, quasi il doppio di quella maschile e tutta in ministeri-chiave, dalla Difesa alla Giustizia, da ll ’ Economia al Tesoro, all’Industria: 11 donne contro 6 uomini, più il presidente.
Un governo con un alto livello di competenza, come dimostrano le personalità e i profili tecnici designati, con una presenza importante di operatori del sistema giudiziario: come nel caso della magistrata Dolores Delgado alla Giustizia, esperta di terrorismo jihaidista e vicina al giudice Baltasar Garzón; del magistrato F ern an do Grande-Marlaska agli Interni, famoso per la lotta al terrorismo dell’Eta e vicino alla sinistra basca; dell’ex - magistrata Margherita Robles alla Difesa, attualmente portavoce del gruppo parlamentare; dell’astronauta Pedro Duque alla Scienza e all’Innovazione.
CHE ATTINGE A ESPERIENZE del passato, come nel caso di Carmen Calvo, vicepresidente e ministra d’Eguaglianza, già ministra con Zapatero e di Josep Borrellagli Esteri, già ministro con Felipe González. Un governo che vuole rassicurare i mercati e perciò presenta la direttora generale del Bilancio della Commissione europea Nadia Calviño all’Economia, nomina accolta con entusiasmo da Bruxelles e dalle banche, assai meno da Podemos, che vi legge una continuità con le politiche re-
JOSÉ MARÍA AZNAR cessive dell’Europa. Che vuole scrollarsi di dosso l’accusa di aver pattuito chissà cosa con gli indipendentisti catalani e prova a recuperare l’immagine esterna con Borrell, mal visto dall’indipendentismo perché da questi duramente attaccato negli ultimi mesi. Mentre indica la catala- na Meritxell Batet all’Amministrazione territoriale, perché ha promesso dialogo alla Generalitat.
UN INVESTIMENTO per un governo destinato a durare, nelle intenzioni del proponente. Ma pur sempre un governo di assoluta minoranza che do- vrà conquistarsi il consenso parlamentare ad ogni passo.
Il giorno prima, con una delle sue mirabolanti allocuzioni verbali che hanno fatto la fortuna di comici e fumettisti, Mariano Rajoy annunciava la sua definitiva e immediata uscita di scena dalla prima linea del PP, di cui manterrà la presidenza fino al congresso straordinario di luglio. Lo faceva senza indicare nessuno alla sua successione, lasciando campo libero alla lotta interna al partito in cui si misureranno l’ex-vicepresidente Soraya Sáenz de Santa María, l’ex-ministra della Difesa María Dolores de Cospedal e il presidente della Xunta della Galizia Alberto Núñez Feijóo. Nel confronto, che si preannuncia breve ma intenso, si è affacciato perfino José María Aznar che, incurante del fatto che ben 13 ex-ministri dei suoi passati governi siano oggi in qualche modo implicati in casi di corruzione, si è offerto per ricostruire il centro-destra nazionale. Una sorta di ponte tra Partido Popular e Ciudadanos, quest’ultimo in crisi di astinenza da sondaggi trionfali, da quando la mozione di Pedro Sánchez ha agglutinato i voti di tutto il resto dell’opposizione, lasciandolo solo ad appoggiare Rajoy.
Profilo umanitario Dialogo con i catalani e un Alto Commissario contro la povertà infantile
Il ritorno di Aznar
L’ex presidente del consiglio candidato alla guida dei Popolari dopo l’era Rajoy L’ex leader