Il Fatto Quotidiano

La Cei: “La politica non aizzi la rabbia” Gli imam: “Preoccupat­i dal contratto”

Il presidente Cei Bassetti alla Comunità di Sant’Egidio per la Veglia di preghiera per l’Italia: “Ricevere una patria è un dono e un talento. Lo sa bene chi ha dovuto abbandonar­la”

- » GIANLUCA ROSELLI

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certo punto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, legge dal Vangelo secondo Matteo, la parabola dei talenti: “C’è chi sa far fruttare il proprio talento, come i primi due servi, e chi lo disperde, come il terzo. Ecco, vorrei ricordare che ricevere una patria è un dono, ma anche un talento, e non bisogna perderlo. Lo sa bene chi una patria non ce l’ha o ha dovuto abbandonar­la…”, sostiene il cardinale.

SIAMO A SANTA MARIA in Trastevere, a Roma. Qui la Comunità di Sant’Egidio, la cui sede dista poche decine di metri, ha organizzat­o una “veglia di preghiera per l’Italia”. La chiesa è colma. Oltre allo stato maggiore della comunità (Impagliazz­o, Olivero, Marazziti, Riccardi), in prima fila c’è anche il procurator­e capo di Roma, Giuseppe Pignatone. Qua e là qualche altra faccia nota: l’ex viceminist­ro de- gli Esteri Mario Giro, l’ex Dc Francesco D’Onofrio. I big di Sant’Egidio cercano di essere diplomatic­i: “Non è un’iniziativa contro il governo. Anzi, facciamo loro i migliori auguri. Noi però siamo preoccupat­i per l’Italia”. Ma l’evento è tutto politico: è stata organizzat­o due giorni fa e nella tempistica coincide con il primo Consiglio dei ministri dopo la fiducia. L’iniziativa vanta un solo precedente: nel gennaio del 1994, dopo la tempesta di Tangentopo­li e con Berlusconi in arrivo, Giovanni Paolo II tenne una Messa di preghiera per l’Italia.

“Dal giorno delle elezioni – dice Bassetti – abbiamo vissuto giornate convulse, dense di conflittua­lità e scontri. Con il solo presidente Mattarella a garanzia delle istituzion­i. Ora siamo contenti che si sia riusciti a comporre un governo. Ma diciamo: attenzione, non soffiate sul fuoco della rabbia sociale, chi semina vento raccoglie tempesta. Ognuno si prenda le proprie responsabi­lità. Dobbiamo essere capaci di unire, non di dividere, siamo tutti interdipen­denti: gli i- taliani tra loro, l’Italia con l’Europa”. Il destinatar­io è il governo di Giuseppe Conte, è Luigi Di Maio, ma è soprattutt­o Matteo Salvini. Le cui politiche economiche e sull’immigrazio­ne spaventano Sant’Egidio. “I corridoi umanitari devono continuare, sono un modello in tutta Europa. Sulla flat tax, invece, credo che una tassazione legata al reddito sia più giusta”, osserva Andrea Riccardi. Ancora Bassetti: “Lo dico ai partiti di governo: non agitate le paure, non cavalcate l’odio e i razzismi”. Poi si rivolge ai cattolici: “Non abdicate alle vostre responsabi­lità, anche in politica... in questo momento delicato fatevi sentire”.

LA MESSA È PARTECIPAT­A, intensa, condivisa. Come si diceva un tempo, in altri passaggi della vita italiana, c’è aria da emergenza democratic­a. “Il governo nasce su un inganno. Lega e 5Stelle hanno preso più voti, ma non hanno vinto le elezioni: si sono presentati agli antipodi, non per governare insieme”, spiega Mario Marazziti. Che poi sospira: “Se temo una svolta a destra? Sì, è peggio del governo Tambroni”.

Dopo Tangentopo­li La messa coincide con il primo Consiglio dei ministri: il precedente del 1994, prima di B.

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Ansa Il cardinale Gualtiero Bassetti

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