La diplomazia minima modello Casalino
Il premier viaggia con il portavoce e il consigliere di Gentiloni
Il
“cambiamento” promesso dal governo Conte si vedrà anche dalla delegazione italiana al G7 in Canada che si apre oggi, il primo dell’era gialloverde: il premier Giuseppe Conte sarà quasi solo. Con lui il consigliere diplomatico ereditato dal governo Gentiloni, Maria Angela Zappia, e altri due novizi della diplomazia internazionale, il portavoce Rocco Casalino e la responsabile dell’ufficio stampa Maria Chiara Ricciuti. Al netto di qualche sherpa.
IN QUESTI GIORNI, Conte ha avuto giusto il tempo di gestire i due voti di fiducia tra Senato e Camera. Il G7 sarà stato l’ultimo dei suoi pensieri. Anche perché un premier che si è insediato da pochi giorni e non ha neppure completato la squadra di governo – deve an- cora scegliere il consigliere diplomatico, le opzioni sono gli ambasciatori P asq ua le Salzano o Luca Giansanti – può giusto presentarsi e poco altro. Anche nel gruppo dei Cinque Stelle più attenti alle questioni internazionali le ambizioni per questo primo consesso di leader sono ridotte al minimo: Donald Trump lascerà il vertice in anticipo per andare a incontra il ditta- tore coreano Kim Jong-un a Singapore, e un vertice senza gli Stati Uniti vale poco o nulla. Ma nel M5S sperano che Conte riesca almeno a fare due chiacchiere con la cancelliera tedesca Angela Merkel, giusto per creare un po’di feeling in vista del Consiglio europeo di fine giugno dove si parlerà di migranti (senza decisioni operative, però).
DALLA FARNESINA il nuovo ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, rimane in osservazione. Nel suo discorso di insediamento Conte ha chiarito la linea che Moavero, grande negoziatore europeo ai tempi del governo Monti, dovrà interpretare: saldo ancoraggio all’Occidente, sia Ue che Nato, ma apertura al dialogo con la Russia. Che è sempre stata la posizione di tutti gli ultimi governi italiani. Ma intorno al governo gialloverde c’è grande allarmismo, soprat- tutto da parte degli Stati Uniti, perché la passione di Matteo Salvini e della Lega per Vladimir Putin travalica di molto la tradizionale trasversalità italiana tra Mosca e Washington.
Moavero agli
Esteri è il nome di garanzia che serve a rassicurare prima il Quirinale e anche gli altri partner internazionali. E vista la sua conoscenza di certi meccanismi della diplomazia di cui Conte è ancora digiuno, Moavero potrebbe riuscire a sfruttare proprio il panico che la russofilia della Lega e di pezzi del M5S sta generando.
Le dichiarazioni di Conte sulla volontà di abolire le sanzioni europee contro la Russia possono allarmare le amba- sciate, ma sono prive di conseguenze: quelle decisioni si prendono a livello di Consiglio europeo, l’Italia ha sempre chiesto una linea morbida ma poi ha approvato il compromesso comune. Però l’Ue potrebbe usare la paura che la nuova Italia gialloverde sbilanci gli equilibri sulle sanzioni come leva negoziale per costringere Trump a rivedere le sue misure protezionistiche ( dazi) contro i prodotti europei. Se questa operazione riesce, tutta l’Ue sarà in credito verso l’Italia (e Moavero). Un credito che verrà sicuramente escusso quando si discuterà di flessibilità di bilancio. Chissà se Conte ne è consapevole.
La scommessa
I timori degli Usa per le simpatie verso Mosca possono aiutare l’Ue nella guerra commerciale