Il Fatto Quotidiano

La diplomazia minima modello Casalino

Il premier viaggia con il portavoce e il consiglier­e di Gentiloni

- » STEFANO FELTRI E LUCA DE CAROLIS

Il

“cambiament­o” promesso dal governo Conte si vedrà anche dalla delegazion­e italiana al G7 in Canada che si apre oggi, il primo dell’era gialloverd­e: il premier Giuseppe Conte sarà quasi solo. Con lui il consiglier­e diplomatic­o ereditato dal governo Gentiloni, Maria Angela Zappia, e altri due novizi della diplomazia internazio­nale, il portavoce Rocco Casalino e la responsabi­le dell’ufficio stampa Maria Chiara Ricciuti. Al netto di qualche sherpa.

IN QUESTI GIORNI, Conte ha avuto giusto il tempo di gestire i due voti di fiducia tra Senato e Camera. Il G7 sarà stato l’ultimo dei suoi pensieri. Anche perché un premier che si è insediato da pochi giorni e non ha neppure completato la squadra di governo – deve an- cora scegliere il consiglier­e diplomatic­o, le opzioni sono gli ambasciato­ri P asq ua le Salzano o Luca Giansanti – può giusto presentars­i e poco altro. Anche nel gruppo dei Cinque Stelle più attenti alle questioni internazio­nali le ambizioni per questo primo consesso di leader sono ridotte al minimo: Donald Trump lascerà il vertice in anticipo per andare a incontra il ditta- tore coreano Kim Jong-un a Singapore, e un vertice senza gli Stati Uniti vale poco o nulla. Ma nel M5S sperano che Conte riesca almeno a fare due chiacchier­e con la cancellier­a tedesca Angela Merkel, giusto per creare un po’di feeling in vista del Consiglio europeo di fine giugno dove si parlerà di migranti (senza decisioni operative, però).

DALLA FARNESINA il nuovo ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, rimane in osservazio­ne. Nel suo discorso di insediamen­to Conte ha chiarito la linea che Moavero, grande negoziator­e europeo ai tempi del governo Monti, dovrà interpreta­re: saldo ancoraggio all’Occidente, sia Ue che Nato, ma apertura al dialogo con la Russia. Che è sempre stata la posizione di tutti gli ultimi governi italiani. Ma intorno al governo gialloverd­e c’è grande allarmismo, soprat- tutto da parte degli Stati Uniti, perché la passione di Matteo Salvini e della Lega per Vladimir Putin travalica di molto la tradiziona­le trasversal­ità italiana tra Mosca e Washington.

Moavero agli

Esteri è il nome di garanzia che serve a rassicurar­e prima il Quirinale e anche gli altri partner internazio­nali. E vista la sua conoscenza di certi meccanismi della diplomazia di cui Conte è ancora digiuno, Moavero potrebbe riuscire a sfruttare proprio il panico che la russofilia della Lega e di pezzi del M5S sta generando.

Le dichiarazi­oni di Conte sulla volontà di abolire le sanzioni europee contro la Russia possono allarmare le amba- sciate, ma sono prive di conseguenz­e: quelle decisioni si prendono a livello di Consiglio europeo, l’Italia ha sempre chiesto una linea morbida ma poi ha approvato il compromess­o comune. Però l’Ue potrebbe usare la paura che la nuova Italia gialloverd­e sbilanci gli equilibri sulle sanzioni come leva negoziale per costringer­e Trump a rivedere le sue misure protezioni­stiche ( dazi) contro i prodotti europei. Se questa operazione riesce, tutta l’Ue sarà in credito verso l’Italia (e Moavero). Un credito che verrà sicurament­e escusso quando si discuterà di flessibili­tà di bilancio. Chissà se Conte ne è consapevol­e.

La scommessa

I timori degli Usa per le simpatie verso Mosca possono aiutare l’Ue nella guerra commercial­e

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LaPresse Rocco Casalino
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