I Berluscones e gli ex Dc: il derby dell’usato sicuro
Il centrodestra spera di prendersi la Leonessa. Ma conquistare Brescia, che dal dopoguerra ha virato a destra una sola volta nel 2008 con Adriano Paroli (per poi tornare subito all’ex democristiano Emilio Del Bono) non sarà impresa facile, nemmeno confidando nell’onda lunga delle politiche nazionali e del nuovo governo. Le ultime stime danno in testa la coalizione di centrosinistra guidata dal sindaco uscente Del Bono (44-48%) sulla candidata di Forza Italia, Paola Vilardi (42-44%), risultato che sarebbe confermato anche in caso di ballottaggio, secondo il sondaggio Swg commissionato dal comitato elettorale di Vilardi. Il M5S, nonostante il meetup di Brescia sia uno dei più antichi e possa contare su un veterano del movimento, il senatore Vito Crimi, sempre stando ai sondaggi rischia di non superare il 10 per cento. E la campagna elettorale ha assunto sapori d’altri tempi, con la candidata Vilardi (moglie dell’ex sottosegretario del Pdl allo Sviluppo economico, Stefano Saglia) sostenuta da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Udc e Popolo della Famiglia che sembra aver riavvolto il nastro di diversi anni, intenta a cavalcare i vecchi cavalli di battaglia berlusconiani.
LA MOBILITÀ? “Aprire la Ztl e un’ora di parcheggio gratis per chi fa acquisti in centro”. La raccolta rifiuti? “Basta con il porta a porta, ritornare ai cassonetti e ai compattatori”. Le politiche sociali? “Prima i bresciani” – adattamento locale del mantra salviniano – con una sorta di riedizione del bonus bebè voluto dall’ex sindaco del Pdl Paroli, bocciato sette volte dai giudici perché discriminatorio nei confronti dei cittadini stranieri (questa volta i 150 euro alle coppie con figli verrebbero assegnati in base a un punteggio dato agli “anni di residenza”). I commercianti? “Agevolazioni per l’occupazione dei plateatici e ordinanze per fermare le kebabberie e i negozi di cibi etnici”. Il centrodestra nel frattempo – riferiscono fonti del M5S – a- vrebbe cercato l’a v v ic i n amento con il Movimento 5 Stelle (che non potendo contare sulla consigliera comunale Laura Gamba, reduce da 5 anni di opposizione, ha candidato l’imprenditore Guido Ghidini) offrendo in cambio un assessorato, ricevendo in cambio un secco no. Nessuna mossa invece da parte di Del Bono, sostenuto da Pd, Brescia per Passione, Brescia 2030 (Psi), LeU e da due civiche, forte dei sondaggi e della convinzione, diffusa negli ambienti che contano in città, che alla fine prevarrà una scelta di continuità: “Ancora di più”, lo slogan del suo comitato, punta su questa scommessa.
IL SINDACO uscente snocciola i risultati della sua giunta – ed è stato tra l’altro multato per questo dall’Agcom, che ha censurato il sito bresciainchiaro.it collegato al portale del Comune e considerato “propagandistico” – su ambiente, conti, sicurezza, mobilità sostenibile, cultura e politiche sociali. Vilardi, intanto, attacca su sicurezza e immigrazione. Ma i dossier più importanti della città restano sempre sul tavolo: la bonifica del Sito inquinato d’interesse nazionale Caffaro, la fabbrica chimica che ha avvelenato Brescia con diossine e Pcb, per cui servono almeno 800 milioni di euro. L’emergenza abitativa, affrontata dall’assessore alle Politiche per la casa Marco Fenaroli ma senza un adeguato sostegno regionale e nazionale. La gestione pubblica del ciclo idrico, su cui a ottobre si terrà un referendum. Il rapporto con A2a, multiutility controllata insieme al Comune di Milano (Brescia detiene il 25% delle quote) e diventata una multinazionale dell’energia, le cui scelte strategiche sembrano sempre più scollegate dalle politiche del il territorio di riferimento. Anche se alla fine, nonostante le polemiche per l’inceneritore sovradimensionato a due passi dalla città (800 mila tonnellate di rifiuti l’anno) e per le inchieste giudiziarie che hanno svelato triangolazioni di rifiuti provenienti da Napoli e Roma, a spazzare via ogni dubbio sono arrivati i dividendi distribuiti dall’azienda al Comune di Brescia, 45,2 milioni di euro (la partecipazione di Brescia vale in totale 1,3 miliardi) che hanno lenito gran parte delle ferite.
TUTTI TEMI, questi, su cui Del Bono si è esercitato con qualche timidezza, tanto da essere attaccato dagli alleati socialisti per aver agito con una “logica da amministratore di condominio”. L’estrema destra infine si presenta divisa, con Laura Castagna (Brescia Italiana, Forza Nuova e Azione Sociale) che corre separata da Davide De Cesare di Casapound e dalla lista di Leonardo Peli (“Pro Brixia - Il Bigio”, riferimento alla statua di Arturo Dazzi “Era Fascista” che la destra vorrebbe riportare in Piazza Vittoria). Mentre a sinistra è il simbolo comunista a dividere il medico Alberto Marino, candidato di Potere al Popolo!, disposto a metterlo da parte, e Lamberto Lombardi del Partito Comunista Italiano, indisponibile a rinunciare a falce e martello.
GLI SLOGAN DEL TEMPO CHE FU
Il “vecchio” fronte Forza Italia, Lega, Udc & C: basta Ztl e raccolta porta a porta dei rifiuti, poi “prima i bresciani”
IL CENTROSINISTRA E IL REBUS 5STELLE L’uscente Del Bono in testa nei sondaggi confida nello status quo. M5S al 10%. A ottobre referendum sull’acqua