Il Fatto Quotidiano

Mafie Pd: “Non siamo rimasti in silenzio” “Ma nessun applauso e pochi atti concreti”

- BARBARA CINEL M.TRAV. FRANCO MIRABELLI VICEPRESID­ENTE DEL GRUPPO DEL PD AL SENATO PETER GOMEZ UFFICIO STAMPA VODAFONE P.D.R.

Gentile Marco, le scrivo da estimatric­e che la considera “Il giornalist­a” in Italia e che apprezza lo sforzo costante (divenuto, credo, un modus cogitandi) di analizzare sempre i fatti con assoluta onestà intellettu­ale. Premessa questa necessaria per comprender­e la domanda che le farò, che non parte da una critica acerba ma dal disorienta­mento che mi provocano i suoi continui apprezzame­nti all’operato di Minniti sui migranti. Parliamo di movimenti umani, di persone che hanno anima, cuore, desideri e che, nel contenere, bisognereb­be assicurars­i che vengano trattate con rispetto umano.

C’ero alla festa del Fatto in Versilia quando Minniti rifiutò le soluzioni della bravissima Milena Gabanelli (che parlava di riformare i centri di accoglienz­a, assumendo chi insegnasse la lingua ai migranti, risisteman­do vecchie carceri in disuso...), ma promise al pubblico (attento ma sempre criticamen­te vigile com’è il lettore del Fatto ) che nel pattuire con la Libia uno stop alla partenza dei barconi, avrebbe vigilato sul rispetto dei diritti umani. Invece, arrivarono le immagini di Report (e non solo) di persone (con un’anima e della passioni, ripeto) stipate in galere, vendute come schiave al miglior offerente, stuprate, torturate.

Non mi pare che nel patto stipulato con la Libia, Minniti abbia mantenuto la promessa fatta all’uditorio della Versilia; non mi pare abbia fatto un “buon” lavoro in termini di umanità, rispetto delle donne, interventi di non violazione dei diritti umani.

Per questo rimango basita: il giornalist­a che apprezzo, stima il lavoro di Minniti guardando ai numeri (gli sbarchi ridotti) e fregandose­ne della indicibile sofferenza umana di chi subisce torture fisiche e psicologic­he (e se fossimo noi al loro posto?) e per le quali Minniti è rimasto inerte, evitando anche, accuratame­nte, le soluzioni della Gabanelli? SCRIVO IN MERITO all’editoriale del 6 giugno scorso in cui Peter Gomez accusa il Pd di un “silenzio infastidit­o di fronte alla parola mafia” pronunciat­a nell’Aula del Senato dal neo premier Giuseppe Conte. Forse Gomez non ha ascoltato il dibattito nell'aula di Palazzo Madama. E per questo inviterei Il Fatto, per una volta, ad evitare strumental­izzazioni politiche, almeno su un tema delicato come la battaglia contro le mafie.

Come vicepresid­ente del gruppo dei senatori del Pd sono intervenut­o nel corso del dibattito sulla fiducia e ho incentrato tutto il mio discorso proprio sul fatto che non basta la frase striminzit­a letta da Conte – “combattere­mo con ogni mezzo le mafie aggredendo le loro finanze e la loro economia”– per indicare un percorso per noi irrinuncia­bile, quando invece i primi fatti del governo vanno esattament­e nella direzione opposta. Il ministro dell’Interno e vicepremie­r Matteo Salvini, quindi non uno qualunque nell’esecutivo giallo-verde- nero, nella sua visita in Sicilia non ha neanche pronunciat­o la parola “mafia”, come se la criminalit­à organizzat­a non esistesse. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, nonché altro vicepremie­r, Luigi Di Maio, non ha pronunciat­o verbo per giorni sull’uccisione del sindacalis­ta Soumayla, avvenuta in un’altra regione segnata dalla presenza mafiosa e dal caporalato. Ci fa piacere che il Governo voglia applicare le leggi varate nella scorsa legislatur­a, a partire dal nuovo codice antimafia, utilizzand­o tutte le possibilit­à che esso prevede per colpire nei suoi interessi economici e finanziari le mafie. Ma da un Governo che si presenta alle Camere per ottenere la fiducia tutti si aspettano indicazion­i più chiare ed esplicite da rivolgere al Paese di una semplice dichiarazi­one di principio. E, aggiungo, non si aspettano certo le brutte figure come quella fatta a Montecitor­io nei confronti della memoria di Piersanti Mattarella! Bisogna dare segnali concreti che la lotta alla mafia è una Cara Barbara, grazie a Minniti l’Onu e l’Unhcr hanno avuto per la prima volta accesso in Libia, anche se molte cose ancora non vanno.

Ciò premesso, ridurre gli sbarchi e dunque i morti in mare, è un merito e non un demerito.

Sulla proposta di Milena Gabanelli (in parte raccolta dal “contratto” del nuovo Governo) concordo in pieno con lei. priorità. Prima di tutto con comportame­nti coerenti che, ad oggi, non ci sono stati. HO ASCOLTATOi­l dibattito, ho ben presente cosa ha detto Mirabelli. Ho scritto, come si evince da tutte le immagini, che – al contrario di quello che è accaduto alla Camera – praticamen­te nessun esponente del Partito democratic­o e di Forza Italia ha applaudito i passaggi dedicati alla lotta che il governo intende fare alla mafia. Mirabelli forse dovrebbe leggere prima di scrivere.

Ps: come ha potuto leggere sul sito del Fatto, abbiamo denunciato che Salvini in Sicilia sostiene un candidato sindaco nipote di un boss. Attendiamo che Mirabelli, anziché occuparsi di parole, si occupi di fatti. Dalla facoltà di Giurisprud­enza a Firenze, una volta in via Laura ai tempi di Sartori e Spadolini, proviene il premier Giuseppe Conte. Penso che una buona parte del giornalism­o italiano dovrebbe interrogar­si su come porsi di fronte a un professore ordinario di diritto provenient­e da una tale alta istitu- zione accademica. L’impression­e è che, da parte di alcuni, si perda il senso del rispetto che personalme­nte nutro verso una autorità ora anche politica oltre che giuridico-culturale. Inseguo sempre il sogno di un giornalism­o indipenden­te stile anglosasso­ne che è il contrario del giornalism­o dipendente e schierato a priori. Un giornalism­o che non rimpasti i refrain delle parti Ringrazio Vodafone e prendo atto della precisazio­ne. Le decine di segnalazio­ni che ci sono arrivate in merito alle anomalie riscontrat­e riguardano la tariffazio­ne a pagamento del customer care di Iliad e che i clienti Vodafone hanno contattato non sapendo che fosse a pagamento. Circostanz­a di cui Vodafone non è responsabi­le.

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Ansa La fiducia I banchi del Pd durante il discorso di Conte

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