Libia, Malta e Salvini: 3 furbi
Il leghista fa il bullo, ma molte cose non vanno anche a Tripoli e La Valletta
La nave Aquarius ieri sera era “bloccata” nel Mediterraneo con 629 migranti a bordo. Il ministro dell’Interno Salvini non ha autorizzato lo sbarco in Italia, ma ha ordinato la “chiusura dei porti”. Con il collega delle Infrastrutture Toninelli ha chiesto a Malta di accogliere i profughi. La Valletta rifiuta e rimbalza la responsabilità sull’Italia. In Libia i centri di accoglienza sono saturi e il controllo – complice il cambio di governo italiano e il caos interno – è diminuito di colpo
Per il momento, e per momento si intendono circa le 22 di ieri sera, il dilemma è tra il credere che la scelta del Viminale di non accogliere la nave Aquarius e i suoi 629 migranti nei porti italiani sia una prova di forza oppure che sia una scelta politica definitiva. O meglio: se sia solo un modo per portare Malta allo scoperto oppure se si tratti dell’inizio di un piano per negare davvero l’accesso italiano a tutte le imbarcazioni delle Ong. L’unica certezza è però una nave sospesa nel Mediterraneo con centinaia di migranti tratti in salvo, di cui 123 minori e 7 donne incinte, che attendono di sapere dove attraccare.
LE PRIME NOTIZIE a rr iva no nella notte: alle 00.12 il lancio di agenzia recita “Migranti, 600 soccorsi al largo della Libia”. Sono stati recuperati in sei diverse missioni sull’onda degli oltre mille sbarchi degli ultimi giorni. Nel pomeriggio il Viminale decide di non autorizzare l'ingresso nei porti italiani della nave Aquarius che li ha raccolti. Matteo Salvini fa sapere di aver scritto una let- tera alle autorità de La Valletta sostenendo spettasse a loro e al loro “porto sicuro” accogliere i migranti. La risposta di Malta arriva dopo poche ore: “Il salvataggio è avvenuto nell’area di ricerca e soccorso libica ed è stato coordinato dal centro di coordinamento di soccorso a Roma. Malta non è né l’autorità coordinatrice né è competente per questo caso” spiega un portavoce a Malta Today. Si aggiunge anche il premier: “Il mio paese ha sempre agito in accordo con le regole internazionali sull’immigrazione – dice in una intervista – ma è importante che regole e convenzioni internazionali sul salvataggio vengano seguite da tutti”. Dopo poco, fonti maltesi riferiscono di non avere ricevuto alcuna missiva e aggiungono che il salvataggio sarebbe avvenuto più vicino alle coste di Lampedusa. Su Face- book, Sos Mediterranee Italia – sulla nave insieme a Medici senza frontiere – s c ri v e : “Prendiamo atto che le autorità Sar maltesi sono state contattate dalle autorità Sar italiane per trovare la soluzione”. Già sabato, Matteo Salvini aveva attaccato Malta: “La Valletta non può sempre dire no a qualsiasi richiesta d’intervento”.
LA DINAMICA del sistema dei salvataggi è comunque complessa. Le operazioni di salvataggio con navi o aerei, le cosiddette “Sar” sono coordinate dai Maritime rescue coordi- nation centre (MRCC), rappresentati dal Comando generale della Guardia costiera. Le aree Sar non corrispondono però alle acque territoriali e la Sar italiana coincide con circa un quinto del Mediterraneo (500mila km quadrati). Funziona così: il primo Mrcc che riceve notizia di una situazione di emergenza ha la responsabilità di intervenire, anche se fuori della propria area di responsabilità. Così, le navi italiane intervengono anche nel Mar Libico perché, nonostante la Libia abbia ratificato la convenzione Sar del 1979, ne ha solo di recente dichiarato la specifica area. Inoltre, per prassi il governo maltese non coordina praticamente nessun intervento con la conseguente copertura italiana.
COSÌ, il cortocircuito: è vero che chi coordina l’operazione deve indicare quale sia il porto sicuro dove sbarcare, ma l’accettazione dello sbarco è competenza delle autorità nazionali per cui un Paese non può decidere per un altro. Di fatto, quindi, il coordinatore sceglie il porto nell’ambito delle proprie competenze. E non conta neanche quale sia il porto più vicino, se non in casi di emer- genza. Ieri Salvini ha rincarato la sfida a Malta e all’Europa con un tweet in cui prospetta la “chiusura dei porti”. Tra l’opposizione del Pd e degli attivisti, mancava la voce del M5s, segno quanto meno di una non condivisione delle scelte. Solo il ministro delle Infrastrutture, Toninelli, ha firmato un comunicato con Salvini, ma per ora la chiusura dei porti sembra limitarsi ad essere una presa di posizione su casi singoli. Un atto formale sarebbe tecnicamente difficile e rischierebbe di violare convenzioni e norme internazionali.
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