Nel 2004 e nel 2009 altri scontri con Malta Regole e procedure del soccorso in mare
Il principio dell’approdo sicuro, le competenze Sar, i sindaci senza poteri
La Cap Anamur nel 2004 e la Pinar nel 2009. È già accaduto che il braccio di ferrofra Italia e Malta tenesse prigioniere navi cariche di migranti in condizioni precarie nel Mediterraneo. Anche se le regole sono precise: tutti hanno l’obbligo, in ogni circostanza, di soccorrere chi è in difficoltà, esistono zone Sar (Search and rescue) di competenza dei singoli Stati e la convenzione di Amburgo del 1979 prevede che i naufraghi siano sbarcati nel “porto sicuro” più vicino al luogo di soccorso.
L’ODISSEA della Cap Anamur, dell’omonima associazione umanitaria tedesca, è durata 21 giorni, da quando il 20 giugno 2004 ha avvistato 37 migranti su un gommone, alla deriva tra la Libia e l’isola di Lampedusa, in acque internazionali.
Il rimpallo di responsabilità ha poi coinvolto La Valletta, l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu e anche la Germania, chiamata in causa perché la nave batteva bandiera tedesca. I migranti sono rimasti “in ostaggio” per tre settimane, fino alla mattina del 12 luglio, quando l’Italia ha autorizzato l’attracco a Porto Empedocle. Il comandante, il primo ufficiale e l’armatore della nave sono stati arrestati per favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandesti- na: saranno tutti assolti.
Cinque anni dopo, con il leghista Roberto Maroni al Viminale, il copione si è ripetuto pressoché identico. Sulla Pinar, un mercantile turco, sono stati ammassati 150 stranieri di varie nazionalità africane soccorsi su indicazione della Guardia costiera maltese. Maroni ha negato l’ormeggio a Lampedusa sostenendo che toccasse a La Valletta, l’ambasciatore maltese accusava l’Italia di non fare il suo dovere. Dopo cinque giorni di braccio di ferro l’Italia ha ceduto.
LE REGOLE del diritto internazionale prevedono che i migranti, una volta soccorsi, debbano essere accolti nel “porto sicuro” più vicino. La Valletta ha un’ampia zona Sar ma in genere si appoggia sul Centro di coordinamento della Guardia Costiera italiana e non consente ai migranti di sbarcare.
In Italia l’autorizzazione a entrare in porto può essere negata dalle Capitanerie che dipendono dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Il Viminale non c’entra. E i sindaci non hanno alcun potere. Al di là delle intenzioni manifestate ieri da Luigi de Magistris (Napoli), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), Filippo Nogarin (Livorno) e altri.