Pregi e difetti: breve guida per chi non ha ancora capito Conte
Vien quasi da provare invidia per chi, su Giuseppe Conte, ha già le idee chiare. Beati loro. Ci sono quelli per cui “sarà senz’altro il governo del cambiamento”, e quindi vai coi peana. E poi – soprattutto su tivù, social e giornaloni – ci sono quelli del “pregiudizio universale”, secondo cui sono tornati i nazifascisti e Conte è solo un mezzo coglione che si tinge i capelli: null’altro che un innocuo Re Travicello eterodiretto da Casaleggio, Di Maio, Salvini e Giorgetti. Quest’ultima critica è insopportabile, perché non ha neanche il rispetto minimo dell’uomo, e fa molto ridere che a portarla avanti sia spesso gente col coraggio dei pioppi feriti e l’indipendenza intellettuale dei morti di sonno. Di Conte, in questa rubrica, si è già parlato. Voi avete già le idee chiare su di lui? Complimenti. Io no. A me pare che ci siano cose che convincano e altre no.
QUELLO CHE NON SEMBRA ANDARE. Ritrovarsi presidente del Consiglio da un giorno all’altro non è facile. Lo scenario attuale è surreale: tutto è mutato con velocità inusitata e vedere Conte accanto a Trump e Merkel, tre giorni fa, pareva quasi una scena tagliata del bar di Guerre Stellari. Ovvio che l’uomo sia parso in difficoltà nel primo discorso al Senato (discreto ma troppo lungo) e nell’intervento irrisolto del giorno dopo alla Camera. Anche sulla vicenda Aquarius, Salvini gli sta totalmente rubando la scena. Per quanto stesse in realtà lodando il presidente della Repubblica, contrapponendolo alla violenza belluina dei deficienti che ne hanno insultato il fratello ammazzato dalla mafia nel 1980, chiamare Piersanti “un congiunto” è intollerabile: ovvio che Conte non voleva mancare di rispetto, ma così ha prestato il fianco alla immediata crivella degli scafatissimi Delrio (il quale, magari, poteva esibire analoga baldanza anche durante la dittatura scema del suo amico fenomeno Matteo). Non ha aiutato poi Conte quel “no” di Di Maio, che gli ha impedito di dire qualcosa che evidentemente non poteva dire. Esagerata dai media la scena in cui Casalino lo ha portato via dai giornalisti al G7: accadeva anche con Renzi, solo che quando lo faceva Filippo Sensi era una cosa figa. Poiché però molti pensano che sia un “pupazzo”, Conte deve stare attento a tutto. Anche ai dettagli. Soprattutto ai dettagli.
QUELLO CHE SEMBRA ANDARE. Se sei italiani su dieci hanno fiducia su Conte, vuol dire che per ora sembra un incapace a Zucconi – che del resto ha ancora il poster in camera di Nardella – ma non alla maggioranza degli italiani. Al G7 Conte si è mosso bene, denotando persino “troppo” cipiglio. Forse era la fortuna del dilettante o forse tutto è fuorché un pesce lesso. Se al Senato ha mostrato giusto il ditino alzato da professore, in Canada ha (quasi) messo le palle sul tavolo. È stato un buon esordio. Persino la scena di lui lasciato solo sotto la pioggia, dopo esser sceso dall’aereo, gli ha donato un’aria da simpatico loser. Conte ha cominciato il G7 da mezzo sfigato: nessuno se lo filava. Poi ha trovato una sponda inattesa con Trump (?) ed è uscito dall’angolo.
GIUSEPPE CONTE deve abituarsi a una regola molta italiana: poiché sembra debole, molti sembreranno forti con lui. Zimbellandolo e bullizzandolo: ovviamente son quasi sempre gli stessi censori che, fino a ieri, leccavano il poro Renzi. Ve lo ricordate? Ma sì, dai. Quel tipo quasi fiorentino che, quando parlava in inglese, diceva “shish” e “mai mater u crai”, mentre il Re Travicello Conte parla in tedesco coi tedeschi, in francese coi francesi e in inglese con gli inglesi. Insomma: proprio un politico pieno di difetti.