Il Fatto Quotidiano

Bancarotta ex Zanussi in aula Tra gli accusati c’è Pecorella jr.

- DAV.MIL.

Il caso del fallimento della ex Zanussi elettromec­canica finirà davanti al Tribunale di Pordenone. La lunga storia di un settore d’élite dell’azienda friulana, poi passata agli svedesi e da qui, prima di finire oggi ai cinesi, andata in amministra­zione straordina­ria è ora tema di processo penale per quanto riguarda i fatti tra il 2008 e il 2013. Tutto nasce da un esposto del Commissari­o straordina­rio Maurizio Castro, che indica nella società milanese Alix Partners e nel suo ad Luca Ramella gli artefici finali del fallimento. Viene così contestata una ipotesi complessa di bancarotta. Sull ’ esposto indaga la Guardia di finanza. Agli atti diverse perizie della stessa Procura che però chiederà l’archiviazi­one del caso. Archiviazi­one criticata in prima istanza dalla Procura generale e solo tre giorni fa dal giudice di Pordenone che al termine dell’udienza ha disposto l’imputazion­e coatta per Ramella e ha chiesto l’iscrizione nel registro degli indagati degli altri due soci. Tra loro c’è anche Cesare Pecorella, figlio di Gaetano, ex legale di Silvio Berlusconi.

Il giudice ha rilevato un conflitto d’interessi di Ramella, consulente esterno ma anche nel Cda della società che si chiamava Acc compressor. “Ra mel la percepisce compensi nonostante la conclamata situazione di crisi”. Compensi elargiti a se stesso. Contestate operazioni interne “servite solo per figurare un quadro più roseo dell’azienda”. Vengono, secondo il gip, “occultate” le perdite del 2011: 22 milioni a fronte di solo 2,5 espressi nel bilancio. “I plurimi addebiti trovano conferma nei documenti analizzati dalla Finanza”. Molte email interne ad AlixPartne­rs saranno nascoste alla Finanza. In una, “Ramella scrive che per gestire una società da lasciare squattrina­ta lui andava benissimo”.

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