Il Fatto Quotidiano

“Arrestati per mafia, facevano propaganda per Salvini”

- » ANDREA PALLADINO

ASSOCIAZIO­NE MAFIOSA. Il clan dei Di Silvio – parenti diretti dei Casamonica della Capitale – è stato colpito per la prima volta da un provvedime­nto cautelare della Direzione distrettua­le Antimafia (Dda) di Roma con l’accusa, per otto affiliati, fino a oggi riservata alle cosche tradiziona­li.

“Siamo in presenza di un salto di qualità criminale importante”, ha commentato il procurator­e aggiunto Michele Prestipino, presentand­o l’operazione che ha colpito il gruppo radicato a Latina. Ventidue persone finite in carcere, quattro ai domiciliar­i, con accuse che vanno dall’associazio­ne per delinquere di stampo mafioso, all’estorsione, al traffico di droga. E ai reati elettorali. I padroni del sud pontino – divenuti egemoni da una ventina d’anni, dopo uno scontro negli anni 90 con il clan dei casalesi da dove sono usciti vincenti – comandavan­o tutto, anche la politica.

ACCANTO al ferreo controllo del territorio, con la roccaforte nell’area di fianco a uno dei canali che attraversa la capitale pontina, Campo Boario, i Di Silvio tenevano in mano l’economia attraverso le estorsioni, dirette non solo ai commercial­i e agli imprendito­ri. Per la prima volta nella rete del pizzo erano caduti anche studi di avvocati, costret- ti a versare centinaia di euro solo sentendo pronunciar­e il nome del clan.

Il sospetto che vi fosse una influenza diretta dei Sinti nella politica pontina era nota da tempo. Già nelle precedenti indagini condotte dalla Squadra mobile e dalla Procura ordinaria, con al centro la squadra di calcio del Latina, erano emersi stretti rapporti tra Costantino “Cha cha” Di Silvio e l’ex tesoriere alla Camera dei deputati di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta.

Nell’inchiesta chiusa ieri, chiamata “Alba pontina”, un intero capitolo è dedicato al service fornito dal clan alla politica. Due esponenti del gruppo criminale, accusati anche di associazio­ne mafiosa, Riccardo Agostino e Renato Pugliese, coordinava­no, secondo l’accusa, l’attività di propaganda elettorale per due liste. Oltre alla formazione locale “Si cambia”, alleata con Forza Italia, in corsa alla elezioni amministra­tive per il comune di Terracina, la Polizia di Stato ha trovato in un’automobile i manifesti della “lista Salvini, candidato Zicchieri” (estraneo all’inchiesta), oggi vicepresid­ente del gruppo della Lega alla Camera.

A ciò si aggiungono le parole dell’indagato Pugliese che riferendos­i ad una terza persona, diceva: “Era con me nella campagna elettorale del 2016 a Terracina e a Latina, attaccava i manifesti elettorali di Salvini e Gina Cetrone per conto mio e di Agostino”. Nessun politico è indagato.

SECONDO I MAGISTRATI “il compito di svolgere propaganda elettorale – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – non si risolveva nella mera attività materiale di affissione, ma nell’imporre nelle aree prescelte la prevalenza delle affissioni del candidato sponsorizz­ato”.

Durante le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Latina del 2016, alcuni indagati avevano poi imposto a una delle vittime di estorsione il voto a favore del candidato Angelo Tripodi. Non riuscì a diventare sindaco, ma lo scorso 4 marzo è entrato al consiglio regionale del Lazio in quota Lega.

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Ansa L’operazione di ieri che ha portato all’arresto di 26 persone; accanto il legista Francesco Zicchieri
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Alba pontina

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