“Arrestati per mafia, facevano propaganda per Salvini”
ASSOCIAZIONE MAFIOSA. Il clan dei Di Silvio – parenti diretti dei Casamonica della Capitale – è stato colpito per la prima volta da un provvedimento cautelare della Direzione distrettuale Antimafia (Dda) di Roma con l’accusa, per otto affiliati, fino a oggi riservata alle cosche tradizionali.
“Siamo in presenza di un salto di qualità criminale importante”, ha commentato il procuratore aggiunto Michele Prestipino, presentando l’operazione che ha colpito il gruppo radicato a Latina. Ventidue persone finite in carcere, quattro ai domiciliari, con accuse che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso, all’estorsione, al traffico di droga. E ai reati elettorali. I padroni del sud pontino – divenuti egemoni da una ventina d’anni, dopo uno scontro negli anni 90 con il clan dei casalesi da dove sono usciti vincenti – comandavano tutto, anche la politica.
ACCANTO al ferreo controllo del territorio, con la roccaforte nell’area di fianco a uno dei canali che attraversa la capitale pontina, Campo Boario, i Di Silvio tenevano in mano l’economia attraverso le estorsioni, dirette non solo ai commerciali e agli imprenditori. Per la prima volta nella rete del pizzo erano caduti anche studi di avvocati, costret- ti a versare centinaia di euro solo sentendo pronunciare il nome del clan.
Il sospetto che vi fosse una influenza diretta dei Sinti nella politica pontina era nota da tempo. Già nelle precedenti indagini condotte dalla Squadra mobile e dalla Procura ordinaria, con al centro la squadra di calcio del Latina, erano emersi stretti rapporti tra Costantino “Cha cha” Di Silvio e l’ex tesoriere alla Camera dei deputati di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta.
Nell’inchiesta chiusa ieri, chiamata “Alba pontina”, un intero capitolo è dedicato al service fornito dal clan alla politica. Due esponenti del gruppo criminale, accusati anche di associazione mafiosa, Riccardo Agostino e Renato Pugliese, coordinavano, secondo l’accusa, l’attività di propaganda elettorale per due liste. Oltre alla formazione locale “Si cambia”, alleata con Forza Italia, in corsa alla elezioni amministrative per il comune di Terracina, la Polizia di Stato ha trovato in un’automobile i manifesti della “lista Salvini, candidato Zicchieri” (estraneo all’inchiesta), oggi vicepresidente del gruppo della Lega alla Camera.
A ciò si aggiungono le parole dell’indagato Pugliese che riferendosi ad una terza persona, diceva: “Era con me nella campagna elettorale del 2016 a Terracina e a Latina, attaccava i manifesti elettorali di Salvini e Gina Cetrone per conto mio e di Agostino”. Nessun politico è indagato.
SECONDO I MAGISTRATI “il compito di svolgere propaganda elettorale – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – non si risolveva nella mera attività materiale di affissione, ma nell’imporre nelle aree prescelte la prevalenza delle affissioni del candidato sponsorizzato”.
Durante le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Latina del 2016, alcuni indagati avevano poi imposto a una delle vittime di estorsione il voto a favore del candidato Angelo Tripodi. Non riuscì a diventare sindaco, ma lo scorso 4 marzo è entrato al consiglio regionale del Lazio in quota Lega.