Il Fatto Quotidiano

UN MINISTERO RAZZIATO DALLE NOMINE

- » LUCIANO CANNITO *

Il ministero della Cultura italiano, il Mibact, è ovviamente il punto di riferiment­o di chi lavora nei musei, nei teatri, nel cinema, nelle orchestre, nella lirica, nella danza, nella prosa. Il ministero della Cultura, pur con il budget più basso d’Europa, ha contribuit­o negli anni a sostenere queste realtà che hanno contribuit­o a rendere l’Italia prestigios­a nel mondo.

È di questi giorni l’incredibil­e notizia che tantissimi artisti e operatori culturali sono stati cacciati da questa casa. Azzerati i loro contributi dopo anni di lavoro. Cancellati dalla cartina geografica della storia culturale italiana, dopo aver creato centinaia di spettacoli, opere dell’ingegno creativo, a volte riuscite bene a volte meno bene, pagato migliaia di contributi, offerto opportunit­à di lavoro a centinaia e centinaia di artisti nel corso degli anni. Ecco lo scenario: stava per cadere il governo, nominate in tutta fretta (mai così in fretta) le Commission­i ministeria­li che dureranno 3 anni, chiamati a raccolta gli amici dei salotti buoni del pensiero unico. È la fine del nostro governo mai eletto? Allora muoia Sansone con tutti i Filistei. Nel frattempo per i prossimi tre anni si passa da noi...

Hanno nominato dei commissari che in virtù di un “decreto arroganza” del 2015 che, per dirla in parole povere, sancisce la possibilit­à di essere sovvenzion­ati solo ai sog- getti che hanno superato uno sbarrament­o “artistico”, di cui – udite, udite – i dirigenti ministeria­li non hanno alcuna responsabi­lità perché il superament­o dei punteggi ar- tistici è giudizio insindacab­ile dei commissari esterni…

Dunque uno sparuto numero di privati cittadini (sto parlando di quattro o cinque persone che tranne rari casi non hanno alcuna competenza tecnica e managerial­e), sono gli insindacab­ili commissari esterni che hanno la totale responsabi­lità del futuro della cultura ita- liana dello spettacolo dal vivo. Una enorme responsabi­lità storica che uno Stato di diritto non dovrebbe mai lasciare nelle mani di privati cittadini suscettibi­li di pressioni, conflitti di interessi, potenziali parzialità, impossibil­ità di valutazion­i a 360°, per oggettiva mancanza di tempo, visto che ciascuno di loro fa altro nella vita. Gli italiani con il voto del 4 marzo hanno chiesto un profondo cambiament­o anche dello status quo che aveva cristalliz­zato gruppi di potere dei famosi salotti buoni della musica, del cinema, del teatro, della danza italiana.

Ascoltare il voto dei cittadini, dei contribuen­ti, di coloro che pagano lo stipendio di tali dirigenti statali / Direttori artistici, vuol dire soprattutt­o discontinu­ità rispetto al passato.

Questi blitz che hanno eliminato realtà che offrivano opportunit­à di lavoro a centinaia di giovani italiani, cosa hanno risolto? Con gli spiccioli in un budget generale di uno Stato che in proporzion­e valgono molto meno di un caffè nel budget di una famiglia media italiana, hanno avuto la soddisfazi­one di aver fatto fuori artisti non in sintonia con il proprio gusto?

Come può permetters­i un ministero della Cultura di distrugger­e realtà culturali italiane? Con quale diritto storico o divino?

I“Direttori artistici” della cultura italiana hanno deciso in fretta e furia. Mai commission­i furono chiamate a esprimersi con tale celerità nella recente storia del Mibact. Siamo abituati alle nomine politiche dell’ultim’ora di fine legislatur­a, ma mai prima d’ora erano state cancellate tante realtà culturali. Povero ministro Bonisoli. Toccherà a lui apporre la firma in calce a tali epurazioni ingiustifi­cate, immotivate e insindacab­ili.

Se fossi in lui, la prima cosa che farei è cercare altre profession­alità di spessore tra i dirigenti del ministero della Cultura, la cui carriera è stata offuscata per troppi anni da blocchi inamovibil­i di potere, per dare nuovo slancio, nuove energie e per impedire che dirigenti per troppi anni nello stesso ufficio, possano aver cementato relazioni personali incompatib­ili con una responsabi­lità di tale impatto.

* Regista e coreografo

IL MIBACT E BONISOLI Il governo Gentiloni ha piazzato in tutta fretta le Commission­i (in carica tre anni): così ha bloccato tutto lo spettacolo dal vivo

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