La difficile missione di Varoufakis
▶TUTTI
hanno da rimproverare qualcosa all’Unione europea: perché fa troppo (regole di bilancio) o troppo poco (sui migranti), perché è troppo indipendente (Bce) o lo è troppo poco (politiche fiscali). Queste critiche arrivano dagli stessi partiti e dagli stessi elettori che chiedono cose tra loro contrastanti. E il dibattito si è polarizzato in un modo che non lascia scampo: critici dell’Europa contro difensori di uno status quo che non soddisfa neppure i più euro-entusiasti. In questa morsa, prova a inserirsi l’ex ministro delle Finanze geco, Yanis Varoufakis, in Italia in questi giorni per presentare il movimento che ha fondato, DiEM25: una forza che ambisce a essere protagonista alle prossime elezioni europee del 2019 con un approccio diverso. Varoufakis si candida a essere il Macron di sinistra anti-austerità: “Vogliamo indietro i nostri Paesi. Ma per riuscirci dobbiamo avere indietro l’Europa”, riassume. La sua idea è che per rispondere alle domande dei sovranisti serva un’Unione europea più forte, democratica e con una sua legittimità politica autonoma da quella dei singoli Stati membri. DiEM25 deciderà con partecipazione e primarie chi candidare, anche in Italia, aggregando forze e personalità rimaste senza referenti tra i partiti tradizionali, dal sindaco di Parma Pizzarotti a quello di Napoli De Magistris. E magari, chissà, potrebbe offrire una sponda anche ai Cinque Stelle la cui collocazione nel Parlamento europeo dal 2019 è una grande incognita.
Non è una missione facile quella di Varoufakis. È probabile che le posizioni estreme e superficiali dei sovranisti più scalmanati saranno sempre più attraenti delle critiche argomentate per chi non ama questa Ue (praticamente tutti). Ma se DiEM25 riuscirà almeno a costringere gli altri partiti a discutere di politiche europee con meno slogan e più numeri avrà già ottenuto un grande risultato.