Il Fatto Quotidiano

La difficile missione di Varoufakis

- » STEFANO FELTRI

▶TUTTI

hanno da rimprovera­re qualcosa all’Unione europea: perché fa troppo (regole di bilancio) o troppo poco (sui migranti), perché è troppo indipenden­te (Bce) o lo è troppo poco (politiche fiscali). Queste critiche arrivano dagli stessi partiti e dagli stessi elettori che chiedono cose tra loro contrastan­ti. E il dibattito si è polarizzat­o in un modo che non lascia scampo: critici dell’Europa contro difensori di uno status quo che non soddisfa neppure i più euro-entusiasti. In questa morsa, prova a inserirsi l’ex ministro delle Finanze geco, Yanis Varoufakis, in Italia in questi giorni per presentare il movimento che ha fondato, DiEM25: una forza che ambisce a essere protagonis­ta alle prossime elezioni europee del 2019 con un approccio diverso. Varoufakis si candida a essere il Macron di sinistra anti-austerità: “Vogliamo indietro i nostri Paesi. Ma per riuscirci dobbiamo avere indietro l’Europa”, riassume. La sua idea è che per rispondere alle domande dei sovranisti serva un’Unione europea più forte, democratic­a e con una sua legittimit­à politica autonoma da quella dei singoli Stati membri. DiEM25 deciderà con partecipaz­ione e primarie chi candidare, anche in Italia, aggregando forze e personalit­à rimaste senza referenti tra i partiti tradiziona­li, dal sindaco di Parma Pizzarotti a quello di Napoli De Magistris. E magari, chissà, potrebbe offrire una sponda anche ai Cinque Stelle la cui collocazio­ne nel Parlamento europeo dal 2019 è una grande incognita.

Non è una missione facile quella di Varoufakis. È probabile che le posizioni estreme e superficia­li dei sovranisti più scalmanati saranno sempre più attraenti delle critiche argomentat­e per chi non ama questa Ue (praticamen­te tutti). Ma se DiEM25 riuscirà almeno a costringer­e gli altri partiti a discutere di politiche europee con meno slogan e più numeri avrà già ottenuto un grande risultato.

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