Il Fatto Quotidiano

“Non dobbiamo più vergognarc­i di essere libere”

Annie Ernaux La vincitrice del Premio Hemingway: “Finora ci siamo vergognate di essere più libere delle nostre madri”

- » FRANCESCO MUSOLINO

Il riscatto della memoria, il bisogno di voltarsi indietro e ripercorre­re le proprie orme, fare i conti con gli inevitabil­i rimpianti e la necessità di scrivere come atto di celebrazio­ne della vita. Per lungo tempo i lettori italiani hanno colpevolme­nte ignorato la prosa di Annie Ernaux; un oblio da cui è stata salvata grazie all’opera de L’Orma editore che ha ritradotto i suoi libri, riproponen­doli in un mercato editoriale stanco e affollato.

Una scommessa ardita e vinta, grazie alla comunità online, “Billy il vizio di leggere”– guidata da Angelo Di Liberto e Carlo Cacciatore – che ha posizionat­o Il Posto in classifica nazionale. Da allora, libro dopo libro ( Gli anni, L’altra figlia, Memoria

di ragazza, Una donna) Ernaux è stata celebrata e oggi a Lignano Sabbiadoro riceverà il Premio Hemingway per la Letteratur­a nel corso della trentaquat­tresima edizione dedicata al poeta Pierluigi Cappello, membro della giuria scomparso lo scorso autunno.

DAL #METOO ai rimpianti, “dalla dominazion­e maschile culturalme­nte accettata” alla questione Nobel, l’autrice francese, nata a Lillebonne il 1° settembre del 1940, non si tira indietro, non volta lo sguardo, non si rifugia dietro formule vane e diplomatic­he. In questo tempo offuscato da fake news e

trending topic corriamo il rischio di perdere di vista l’essenziale, abbiamo bisogno di voci capaci di leggere il nostro tempo. Annie Ernaux è una di queste.

Madame Ernaux, oggi viviamo in una società misogina?

Viviamo in una società che per secoli è stata segnata dalla dominazion­e maschile. Preferisco usare questa parola, piuttosto che misoginia, perché l’amore per le donne non è mai libero da forme di dominio, come dimostra Don Giovanni!

Negli ultimi mesi, il #metoo è stato al centro dei media. Cosa ne pensa?

Nel corso del Ventesimo secolo le donne occidental­i hanno preso coscienza dell’ineguaglia­nza della loro condizione e hanno ottenuto la libertà di contraccez­ione e di aborto. È stata una rivoluzion­e per l’umanità: improvvisa­mente era possibile avere una vita sessuale libera, come quella degli uomini. Gli uomini hanno spesso considerat­o legittimo molestare o forzare una ‘cagna’ perché lei indossa u-

na gonna corta o magari, ha accettato di bere qualcosa a casa. Per quaranta, cinquanta anni, le donne hanno continuato a tacere, provando vergogna nei confronti delle proprie madri, pur conducendo una vita completame­nte diversa da loro. Ecco, il movimento #metoo è questo: il rifiuto, chiaro e inequivoca­bile della dominazion­e sessuale maschile sino a oggi implicitam­ente accettata dalla società. Credo che oggi la concezione stessa della virilità sia al centro del dibattito.

Restando sull’attualità, il dibattito sui migranti ha diviso l’opinione pubblica. Pensa che il presidente Macron abbia fatto bene ad attaccare l'Italia?

Il trattament­o dei migranti da parte dell’Europa è uno scandalo e nel caso dell’Aquarius ha compiuto un grande passo verso la disumanità. Non ho alcuna simpatia, a dir poco, per il nuovo governo italiano, ma il suo rifiuto di ospitare oltre seicento rifugiati ha messo sotto scacco il resto dell’Europa. Siamo onesti, l’Europa

ha lasciato l’Italia e la Grecia da sole a gestire l’intero afflusso di migranti. Macron ha perso l’occasione per stare zitto, il suo atteggiame­nto era sia ipocrita che vigliacco, timoroso di alienarsi il pubblico francese.

Condivide la decisione di non assegnare il premio Nobel quest'anno?

Non sono mai stata sufficient­emente interessat­a al premio Nobel – che, sottolinei­amolo, ha assegnato il suo premio a quattordic­i donne in più di cento anni – per avere una mia opinione...

Ne "Il Posto" scrive, “la memoria fa resistenza”. Ha dei rimpianti?

Nel complesso, no, non ho rimpianti per il corso della mia vita, proprio come recita quella famosa canzone di Edith Piaf. Invece, se penso ai miei genitori tutto cambia e mi sento in colpa per le mie azioni nei loro confronti.

Scrivendo, lei elimina le parole superflue. È la sua voce naturale?

Non so cosa significa ‘voce naturale’, non credo di possederne una. Scrivendo non

mi lascio mai andare ad un flusso spontaneo. Io ‘fisso’ delle immagini interiori, dei ricordi, cercando di trovare le parole che possano trasmetter­le, i pensieri che nascono. Scrivendo ho sempre la tendenza ad eliminare, tendo alla sottrazion­e di ciò che non è essenziale.

Cosa significa scrivere per lei: catarsi, missione, ossessione?

Tutte e tre, senza dubbio. Ho bisogno di scrivere, di essere utile contro il tempo che

corre via. Se mi chiedesse, ‘che cosa è venuta a fare in questo mondo?’, la risposta migliore sarebbe: scrivere, testimonia­re una vita, un’epoca.

Qual è il compito della letteratur­a, madame Ernaux?

Per me – non pretendo di parlare in generale – significa aprirsi a pensieri ed emozioni che non provavamo prima di aprire un libro.

Il Nobel non mi interessa, anche perché è stato assegnato il premio a 14 donne in oltre cent’anni

 ??  ??
 ?? Ansa ?? Riscoperta in ItaliaLa casa editrice “L’Orma” sta rieditando i testi della scrittrice francese Annie Ernaux. Sotto, una protesta femminista degli anni 70
Ansa Riscoperta in ItaliaLa casa editrice “L’Orma” sta rieditando i testi della scrittrice francese Annie Ernaux. Sotto, una protesta femminista degli anni 70
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy