Sanità, maxi-sequestro a Formigoni
La Procura chiede 5 milioni di euro per le “utilità” dell’ex governatore
Quella lombarda è la sanità pubblica migliore d’Italia. Eppure a questo settore strategico, per molti anni, sono state sottratte illecitamente risorse enormi. Denaro che, come ha dimostrato l’inchiesta Maugeri, doveva servire per curare i pazienti e che invece, in parte, è andato a pagare le utilità di Roberto Formigoni. Ma c’è di più: con il loro comportamento Formigoni e altri hanno prodotto un danno alla sanità lombarda da più di 59 milioni di euro. Il calcolo è stato fatto dalla Procura regionale della Corte dei conti che ieri ha anche disposto un sequestro conservativo a carico dell’ex governatore per 5 milioni (oltre a 15 immobili), ovvero il valore della corruzione dell’ex Celeste. Il prossimo 11 luglio dovrà essere convalidato dal giudice. Il pacchetto “utilità Formigoni”, riguarda i noti viaggi, le vacanze in barca, le ville in Sardegna e poi anche contributi elettorali. Tra le voci da sequestrare, i giudici mettono anche i “crediti” per le cariche istituzionali. In sostanza “i vitalizi”: l’assegno da ex deputato ed ex senatore, la pensione da parlamentare europeo, il “vitalizio” e la “indennità di fine mandato” da ex Governatore. Al centro dell’inchiesta i rimborsi erogati dalla Regione alla Fondazione Maugeri per le “funzioni non tariffabili”. La Maugeri, dal 1998 al 2010 ha ricevuto dalla Regione 162 milioni. Denaro che, in parte, sarà retrocesso per creare fondi neri, utili a corrompere i pubblici ufficiali. Tra questi lo stesso Formigoni che “si è adoperato per deviare la funzione pubblica a fini privati”. Le retrocessioni fatte superano i 70 milioni. Un sistema illecito, reso possibile da “una protezione globale” data da Formigoni ai vertici di Maugeri, i quali inviavano i loro “agevolatori” in Regione per riunione ristrette. Erano i noti “caffè sanità”. Formigoni, che ha bollato come “fake news” la notizia di ieri, attende la sentenza d’appello. L’accusa, poche settimane fa, ha chiesto di aumentare la pena, portandola dai 6 anni del primo grado a 7 anni e 6 mesi.