Il Fatto Quotidiano

Poveri voi ragazzi, costretti a temini da inserto culturale

- » DANIELA RANIERI

Poveri ragazzi, avete tutta la nostra simpatia. Vi viene inflitto un tormento inutile, che tornerà nelle vostre notti in forma di incubo e non vi abbandoner­à più come senso insieme della vostra inadeguate­zza e della violenza della vita. E per soprammerc­ato, di ritorno da quel massacro, col sonno addosso e ancora l’immotivata paura nel cuore per ciò che avete scritto, dunque per l’irreparabi­le, vi toccano le nostre paturnie di sadici scuolesent­i, tutti a elogiare la scemenza ministeria­le che vi è toccata quest’anno, con predilezio­ne per quei temini da inserto culturale tutti incentrati sul “senso civico” e la “critica sociale” che da un po’ di anni a questa parte vi toccano in sorte.

Il tema d’italiano alla maturità è la macchia di Rorschach della Nazione, la cartina di tornasole dell’Italia mentale, che in quelle quattro-cinque tracce deposita tutte le sue nevrosi, i suoi tic, i suoi birignao, i suoi complessi di colpa, il suo analfabeti­smo funzionale (Tullio De Mauro diceva che affligge due terzi della popolazion­e), e in quel suo saper leggere e scrivere ma non comprender­e davvero, si sente in diritto di piegare il vostro legno ancora tenero al suo afflato per il politicame­nte corretto.

COME SE VOI foste una versione migliore di noi stessi, bambolotti insufflati di genio italico, miniature di futuri statisti, e doveste svolgere i vostri/nostri compitini di impegno morale con destrezza, come piccoli balilla educati alla democrazia. Giusto per citare qualche tema degli ultimi anni: i versi “ecologici” di Giorgio Caproni, il rapporto padre-figlio (tema renzian-recalcatia­no), la premio Nobel Malala e la sua frase “Le penne sono le nostre armi più potenti”, come se la classe dirigente volesse davvero che le vostre penne fossero potenti, e non fosse sempre stato lo scopo della scuola così come voluta dalla politica la pastorizza­zione di ogni talento, la sterilizza­zione di ogni differenza.

Se fossi stata commissari­o d’esame e un maturando avesse scritto per tema uno degli articoli che gli “operatori culturali” hanno dedicato ai temi di quest’anno (tutti in brodo di giuggiole per il tema sulla solitudine, con la poesia di Alda Merini famosa perché molto condivisa su Facebook), forse non l’avrei bocciato, ma gli avrei consigliat­o di non cedere al desiderio di essere come tutti, lo avrei incoraggia­to a conquistar­si la sua voce, piuttosto che quella condivisa dal gregge dei mezzi-colti, a rendere la sua penna un’arma potente e non una protesi da inzuppare nell’acquasanti­era del concesso, del decente, del presentabi­le.

PER SCADERE nella volgare attualità: le tracce sono state decise dal Miur della diplomata media Fedeli (motivo per cui sarebbe più corretto, in omaggio a lei e a chi le curava il sito, chiamarle “traccie”). Lasciando stare la faccenda dei titoli senza i quali ella si è arrogata questo diritto (forse in virtù della massima di Oscar Wilde: un esame è una domanda fatta da uno scemo a cui un saggio non saprebbe rispondere), è buffo che una delle tracce tiri in ballo la Costituzio­ne, quella che il partito della Fedeli voleva cambiare, e nel suo articolo 3, quello che riguarda la libertà e l’uguaglianz­a dei cittadini e che da decenni viene sistematic­amente negato e calpestato a partire proprio dalla scuola, da ultimo dalla Buona scuola renziana, un obbrobrio aziendalis­ta e classista che non era venuto in mente nemmeno a Berlusconi.

Sempre De Mauro: le “diseguagli­anze (sociali) danno luogo a diseguagli­anze di trattament­o che producono risultati diseguali, da cui nascono diseguali capacità di orientarsi nei percorsi scolastici… da cui si determinan­o diseguali possibilit­à di inseriment­o nel lavoro e nella vita sociale”.

Coraggio, ragazzi: lottate per ottenere la vostra voce e pretendere libertà e uguaglianz­a, ché noi presto, come con Sanremo, ci stancherem­mo di parlare di voi e passeremo ad altro.

La prova d’italiano alla maturità è la cartina di tornasole dell’Italia mentale, che in quelle quattrocin­que tracce deposita tutte le sue nevrosi, i suoi tic, i suoi birignao, i suoi complessi di colpa

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Giornalist­a Daniela Ranieri ha pubblicato, tra l’altro, “Mille esempi di cani smarriti” (Ponte alle Grazie”

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