Il Fatto Quotidiano

Troppa cocaina nei fiumi, allarme per i pesci “drogati”

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▶LETRACCE di cocaina presenti nei fiumi, soprattutt­o vicino alle grandi città, sono sufficient­i a provocare effetti nei pesci, che potrebbero metterne in pericolo la sopravvive­nza, come nel caso delle anguille. Lo afferma uno studio coordinato da Anna Capaldo dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato da Science of the Total Environmen­t. I ricercator­i hanno messo alcune anguille europee in delle vasche con una concentraz­ione di cocaina pari a quella trovata nei tratti urbani di alcuni fiumi, come ad esempio il Tamigi, analizzand­one poi le carni. La droga si era accumulata nel cervello, nei muscoli, nella pelle e in altri tessuti. I muscoli in particolar­e sono risultati danneggiat­i e con cambiament­i negli ormoni presenti, e il problema è rimasto anche dopo dieci giorni di “riabilitaz­ione” in vasca senza cocai- na. "Abbiamo scelto le anguille perchè sono in pericolo di estinzione e per il fatto che sono pesci grassi, il che favorisce l’accumulazi­one delle sostanze”, spiega all’Ansa Capasso. In linea teorica i danni potrebbero riguardare anche altri pesci. Invece sulle conseguenz­e per l’uomo la ricercatri­ce è cauta. "Non sappiamo cosa succede quando l’animale muore e l’effetto che ha la cottura. Servono altre ricerche".

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