Il Fatto Quotidiano

Mondiali Banzai: il senso dell’ultrà per la disciplina

Il Giappone stupisce in campo, i suoi tifosi sugli spalti: alla fine puliscono

- » LORENZO VENDEMIALE

Nel Bushido, il codice d’onore dei samurai, la cortesia vale quanto forza e coraggio: senza rispetto, un uomo è poco più che un animale. Figuriamoc­i sugli spalti di uno stadio, dove ci si abbandona agli istinti più ferini. Il Giappone quel principio lo ha applicato pure al calcio: implacabil­i sul campo, civilissim­i in tribuna che lasciano linda e ripulita dopo la partita.

In patria la Nazionale porta il soprannome di “Samurai Blu” e in questi giorni ai Mondiali di Russia hanno scoperto perché. All’esordio i nipponici hanno battuto a sorpresa per 2-1 la Colombia, conquistan­do il primo storico successo contro una formazione sudamerica­na. Avrebbero avuto mille ragioni per abbandonar­si alla gioia, come fanno più o meno tutte le tifoserie da queste parti, russi compresi, lasciando ai tanti volontari del servizio d’ordine il compito di rimettere a posto. Invece al fischio finale, prima di andare a festeggiar­e, si sono messi a ripulire gli spalti dello stadio di Saransk che li aveva ospitati.

SCOPETTE IN MANO, sacchi della spazzatura, persino qualche straccio: non hanno lasciato una carta per terra, mentre i fan avversari venivano beccati a nascondere alcolici dentro a un binocolo per ubriacarsi durante il match, tanto da costringer­e il governo colombiano a richiamarl­i a un comportame­nto decoroso.

Il gesto ha fatto il giro del mondo, proprio come quello dei supporter del Senegal, che hanno fatto lo stesso dopo la vittoria contro la Polonia. Domenica le due squadre si incon- treranno a Ekaterinbu­rg, in quello che è già stato ribattezza­to come il derby delle tifoserie più educate, ma in palio ci sarà più che il “premio simpatia” del torneo: la testa del girone e la possibilit­à di qualificar­si agli ottavi di finale.

All’estero il calcio giapponese continua a essere guardato con curiosità e un filo di supponenza: il mito di Holly & Benjie le esultanze un po’ strampalat­e fanno il paio con l’attitudine a correre all’impazzata e un rispetto ossequioso della disciplina, distanti dalla concezione occidental­e del pallone. In realtà è già da molto che la Nazionale nipponica vale più di un manga: almeno due decenni, da cui si qualifica ininterrot­tamente ai Mondiali (questa è la sesta edizione di fila). Sono lontani anche i tempi di Hidetoshi Nakata, sbarcato in Italia come un fenomeno da baraccone a fine anni 90 e poi rivelatosi calciatore vero: dalla stella Kagawa al capitano Hasebe, passando per il l’“italiano” Nagatomo (ancora di proprietà dell’Inter), oggi oltre la metà dei con-

Non solo manga Fuori dal mito di Holly & Benji, il calcio del Sol Levante è efficace e ora mira agli ottavi

vocati gioca in Europa. Serie A, Premier League, Spagna, soprattutt­o Bundesliga tedesca dove si è formata una piccola colonia: sono arrivati ovunque, imparando la nostra tattica, senza rinunciare ai loro principi. In Russia possono eguagliare il loro miglior risultato mondiale (gli ottavi) già centrato nell’edizione di casa del 2002 e nel 2010. Anche se continuano a farci sorridere con le loro bizzarrie, non sono più cartoni animati: al massimo la versione calcistica dei samurai.

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Ansa Tifo all’orientale Supporter del Giappone
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