Il Fatto Quotidiano

Il Coniglio Inferiore

- » MARCO TRAVAGLIO

Per non dimenticar­e in che mani eravamo, basta un’occhiata ai due ultimi avamposti del defunto renzismo: la Rai e il Csm. Alla Rai, tutta renzizzata per quattro anni, stanno diventando tutti leghisti: se davvero, come sembra, Salvini vuole cacciare i renziani, deve sbrigarsi, perché rischia di non trovarne più nemmeno uno. Quanto al Csm, è in scadenza: il 9 luglio i 9 mila magistrati italiani eleggerann­o i nuovi membri laici, poi il Parlamento eleggerà quelli togati e il nuovo Plenum si insedierà a settembre. Però il Consiglio morente ha ricevuto a suo tempo un preciso mandato: fucilare il pm napoletano Henry John Woodcock, reo di avere scoperchia­to lo scandalo numero 1 dell’ultima legislatur­a (le manovre su Consip per truccare il più grande appalto d’Europa, roba da 2,7 miliardi, e le fughe di notizie politico-istituzion­ali per rovinare l’indagine e salvare dai guai amici e parenti di Renzi). Per mesi Woodcock è stato ricoperto di sterco, con accuse penali (poi archiviate), azioni disciplina­ri e pratiche per trasferirl­o d’ufficio e di funzione (in gran parte sfumate) e vergognose campagne di stampa. Alla fine la montagna ha partorito il topolino: un processett­o disciplina­re con due accuse-burla: non aver indagato Filippo Vannoni, amico e consiglier­e di Renzi nonché presidente di Publiacqua, per sentirlo come teste e minacciarl­o d’arresto per falsa testimonia­nza; aver parlato al telefono con la giornalist­a Liana Milella, che poi pubblicò il colloquio ( tra l’altro ammettendo di non essere stata autorizzat­a a farlo), su questioni estranee all’oggetto dell’inchiesta (ormai passata a Roma), cioè sui famosi errori di trascrizio­ne del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto.

Due barzellett­e che non porterebbe­ro al Csm nessun pm d’Italia, salvo che si chiami Woodcock o Di Matteo o Robledo. Siccome però il mandato è chiaro – colpire Woodcock per educarne 9 mila – il Csm prosegue a spron battuto, con mosse che, se non fossero inquietant­i, sarebbero ridicole. Tipo ascoltare Vannoni sulla sua audizione a Napoli di fine 2016, quando accusò Lotti di averlo avvertito delle indagini Consip, che lui comunicò all’allora Ad Luigi Marroni, che a sua volta fece rimuovere le cimici del Noe dagli uffici. Poi Vannoni fu indagato per favoreggia­mento a Roma e, risentito dai pm capitolini, ritrattò le accuse a Lotti, sostenendo che il cattivo Woodcock l’aveva intimidito facendogli dire ciò che non voleva. Il suo racconto è così comico che non meriterebb­e commenti: Vannoni, travestito da anarchico Pinelli, racconta di aver dovuto attendere mezz’ora al freddo in anticamera.

Epoi di aver subìto ogni sorta di pressioni in una stanza caldissima ( l’effetto freddo-caldo è letale), dove Woodcock gli fumava in faccia una sigaretta dietro l’altra, gli indicava Poggioreal­e fuori dalla finestra promettend­ogli una vacanza in cella, gli mostrava dei “fili elettrici” sotto la porta per fargli capire che era intercetta­to e, in coro con Scafarto e altri carabinier­i, gli ripeteva “confessa con fessa! ”, “Renzi Renzi!”, “Lotti Lotti!”. Finché lui, poverino, crollò e scappò via senza leggere il verbale che aveva firmato. E corse a Roma ad avvertire Lotti di averlo accusato falsamente, ma senza fargli parola delle violenze subìte. Ora, altri testimoni hanno raccontato che quel giorno Vannoni giunse in ritardo all’appuntamen­to col pm, dunque niente anticamera al freddo; Woodcock non ha mai fumato sigarette (fumava il sigaro, ma da anni ha smesso); a Poggioreal­e – purtroppo– i falsi testimoni non possono più finirci dal 1995, quando fu abolita la legge Falcone sull’arresto in flagranza di chi mente ai giudici sotto giuramento; che Lotti sia una delle talpe della fuga di notizie su Consip non lo dice solo Vannoni, ma pure Marroni, mai indagato e sempre ritenuto credibile dai pm di Napoli e Roma (infatti è stato subito cacciato da Consip dal governo Pd, mentre l’indagato Vannoni resta a piè fermo a Publiacqua). Del resto, se Vannoni non ebbe notizie riservate da Lotti, ma le spifferò – come conferma nella ritrattazi­one – a Marroni, chi gliele aveva raccontate? Il suo mignolo? L’uccellino? Lo Spirito Santo? Mistero buffo. Infatti i pm di Roma credono alla sua prima versione, non certo alla ritrattazi­one, avvenuta quando era già indagato, dunque poteva mentire. Il Csm invece, per giudicare un pm non indagato, anzi totalmente scagionato, chi sente? Un indagato che non solo può mentire, ma ha sicurament­e mentito: o nell’audizione a Napoli o nella ritrattazi­one a Roma. E lo mette a confronto con Scafarto, appena uscito vincitore dalla Cassazione, che l’ha reintegrat­o nell’Arma e ha demolito le accuse dei pm romani: niente falsi in atto pubblico, solo errori in buona fede.

Insomma, il presunto complotto di Consip, sventolato per mesi da Renzi per comprensib­ili motivi famigliari e rilanciato dalla stampa serva, è miserament­e evaporato. Ma gli unici che continuano a crederci sono un bel pezzo di Csm, giornali clandestin­i come Il Dubbio e ovviamente Renzi. Che ora, sul suo sito, rilancia il pezzo del Dubbio“Consip è stato un complotto” come oro colato, dando per buone tutte le baggianate già smontate dai pm di Roma e dalla Cassazione. E chiede che le audizioni di testimoni siano videoregis­trate. Noi, una volta tanto, siamo d’accordo con lui. Avremmo visto volentieri il video della sua audizione (come teste, mica come indagato: ci mancherebb­e) dinanzi ai pm di Roma a proposito della sua soffiata a De Benedetti sul decreto banche, che fece guadagnare all’Ingegnere 600 mila euro in Borsa. Purtroppo la riforma Renzi, sfortunata­mente venutagli in mente ora che non è più premier, non era in vigore. Però ci accontenti­amo del verbale: ce ne procura gentilment­e una copia?

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