Terni, dove il M5S chiama “fascisti” gli alleati leghisti
Terni Nella città dell’acciaio domani il candidato dei Cinque Stelle, cuore a sinistra, sfida quello della Lega: e l’intesa scivola in inimicizia
“Fas cis ti ” qui ora dicono i grillini dei leghisti. È a Terni e non a Roma, è sulla scala umbra che si sperimenta la distanza che separa i cinquestelle dai leghisti e anche quella inimicizia che declina verso la punta d’odio, la disistima che allontana, divide e promette altre burrasche. L’ex città rossa, la città fabbrica, già fortino del Pci e delle coop, domani sceglierà chi far vincere tra i due alleati di governo: la Lega di Salvini o il movimento di Di Maio.
Si vota al comune e al ballottaggio ci sono Thomas De Luca, cinquestelle, e Leonardo Latini, leghista. Per un soffio il leghista ha mancato la vittoria al primo turno: 49,2% il centrodestra e solo il 25% il suo dirimpettaio. Con la sinistra, moderata e no, fuori dai giochi, spettatrice afona e intristita di un match che anticipa quel che potrebbe accadere altrove.
E LA PRIMA NOTIZIA fra tutte, che dovrebbe assai interessare Luigi Di Maio, è che il titolare dei due forni non è lui ma il collega Matteo, che qui coniuga ogni volto del centrodestra, ingloba Forza Italia, inghiotte la pattuglia della Meloni, asfalta Casa Pound e miete successi e consensi tra gli operai e la borghesia. Un’onda che allinea e accomuna, dando voce alle più spericolate e drammatiche teorie. Il promoter leghista in città non è infatti il candidato sindaco, un avvocato spaesato ed estraneo a ogni passione e anche a ogni convinzione, che è stato sottratto al dibattito pubblico per manifesta incapacità di orientare e soprattutto orientarsi tra i problemi cittadini, ma il signor Emanuele Fiorini. Il capo leghista e consigliere regionale ha illustrato la sua teoria sul nazismo che sarebbe stato “un movimento politico tedesco che di sicuro ha fatto meno morti della guerra economica provocata dalla Merkel”.
“Io l’ho sempre pensato che un’alleanza di governo con la Lega fosse improponibile – dice il leader grillino De Luca – Fosse stato per me, dieci volte meglio sarebbero state le elezioni anticipate. Sarà che noi in città abbiamo una storia legata alle lotte contro l’inquinamento, per la difesa del lavoro e delle periferie. Sarà che io sento di essere progressista e che il Movimento qui ha una identità netta, ha fatto battaglie visibili, ma vedere come Sal- vini tratta l’alleanza, i suoi slogan, quell’odore acre che disturba e inquieta, ecco, per me è una grande pena. E seppure il ministro dell’Interno è oramai di casa qui, noi non abbiamo fatto richiesta di avere Di Maio. Meglio di no, meglio che stia a Roma, e lo dico con dispiacere”.
THOMAS DE LUCAha 29 anni e vede adesso problematico un traguardo che qualche mese fa sembrava possibile, allinea i volti dei suoi avversari, che a Roma sono suoi alleati, e si irrigidisce: “Abbiamo dato ai leghisti i ministeri della propaganda, e ci siamo tenuti noi quelli terribili della sofferenza. L’errore è sta- to marchiano e purtroppo vedremo presto l’e si to”. I Cinque Stelle a Terni hanno una coniugazione politicamente singolare e sono sostenuti anche dalla sinistra non organizzata: “Thomas è il candidato che più si è speso per le classi subalterne, e più ha combattuto il marcio della sinistra dominante mercenaria”, dice Simone Gobbi, il portavoce di questo universo laterale.
Terni è stata città costruita a dimensione del Pci, centro di smistamento degli operai di ogni provincia italiana. L’urbanistica aggregata all’acciaieria, l’orto unito alle presse. Qui è nato il “metalmezzadro”, un po’ operaio un po’ contadino, in tasca la tessera della Cgil e l’idea che le coop fossero il legittimo collettore tra il partito-Stato e il lavoro.
POI LA CRISI industriale, i morti, tanti, per i veleni, la caduta del Pd, la bancarotta del Municipio. Quindi Salvini. Eccolo in città. “Ieri parlava delle solite cose: migranti, ladri, spacciatori, legittima difesa. Temi che non toccano Terni che è pacifica, tranquilla, piana, senza scosse. Eppure...”, dice Valentina Gregori, storica dell’arte. Ilaria e Laura, titolari di una bottega in centro: “È come se la dimensione nazionale avesse travolto quella locale e i nostri temi fossero stati espropriati nella coscienza cittadina. Tutti a urlare di gioia per la riforma della legittima difesa quando qui al massimo si provano le pistole ad acqua”.
Storie opposte Salvini s’è speso nella campagna, il Movimento invece non ha voluto Di Maio