Politici con vista piscina
I politici e il marchio delle élite: ci cascano tutti, da Iglesias fino a Berlusconi
Status symbol dei nuovi ricchi in anni lontani, le piscine sono da sempre associate all’immagine (spesso odiosa) delle élite. Non sorprende quindi che tanti francesi ancora s’incazzino per il progetto di Emmanuel Macron e consorte: costrui- re una vasca fuori terra – per la privacy dei pargoli – a Fort Bregançon, la residenza dei presidenti francesi in Costa Azzurra. C’è cascato con tutte le infradito anche un leader ben più “di sinistra” di Macron, il fondatore di Podemos, Pablo Iglesias.
L’ uomo che sfida la casta politica spagnola e i poteri finanziari globali è finito al centro di feroci critiche per un investimento immobiliare con la compagna Irene Montero (pure lei dirigente di Podemos): un villino di 250 metri quadri a Galapagar, a 40 chilometri da Madrid. Non ci sarebbe molto di cui scandalizzarsi: Iglesias ha acceso un mutuo trentennale da 1.600 euro al mese, e il costo complessivo dell’affare è inferiore ai 680mila euro. Ma c’è un dettaglio nella nuova abitazione della coppia di Podemos che ha fatto incarognire pure molti simpatizzanti del partito: sempre lei, la piscina privata.
In Italia – in attesa di conoscere abitudini e predilezioni dei nuovi potenti gialloverdi – c’è un’ampia letteratura che racconta il legame tra politici e piscine.
LEGGENDARIA quella di Clemente Mastella a Ceppaloni per il peculiare disegno a forma di cozza. Anzi “di capasanta”, o conchiglia: su questo i coniugi Mastella – in particolare l’orgogliosa neosenatrice Sandra Lonardo – non transigono.
Notevolissima pure quella dell’eterno Angelo Sanza, 10 volte deputato e 9 volte sottosegretario nei governi Dc (di recente appassionato degli incerti destini di Giuliano Pisapia). La descrive Denise Pardo nel suo libro Razza Cafona: alla piscina del Sanza si accedeva da un tunnel che partiva direttamente dal garage e finiva sotto la vasca di vetro. Angelo parcheggiava l’auto, seguiva il percorso, guardava in alto e “s’illuminava vedendo nuotare nell’oblò, come una sirena, la sua Aurora”.
Ci sono le piscine dei circoli dei generoni romani, che di tanto in tanto vengono sequestrate. È successo nel 2009 all’Acquaniene di Giovanni Malagò: presunto abuso edilizio, il futuro presidente del Coni è stato assolto tre anni dopo. È successo anche alle piscine di Diego Anemone: il suo Salaria Sport Village – più volte confiscato – è il mitico circolo della “cricca” e del massaggio a Guido Bertolaso (pure lui assolto).
Ci sono le piscine che raccontano l’ascesa della Milano da bere e il tracollo di Tangentopoli. Il faccendiere Silvano Larini– trait-d’union tra Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, nonché titolare del conto corrente svizzero “Ubs Lugano c/c 633369” usato dal Psi – aveva piazzato una sobria piscina sul tetto della sua casa milanese, in centro (e aveva una vasca di vetro trasparente in camera da letto nella villa di Cavallò).
Ma c’era una piscina anche nella villa di Hammamet dove Craxi ha vissuto gli ultimi anni della latitanza. La vedova Anna la racconta a Conchita De Gregorio un anno dopo la morte di Bettino. Una piscina “vuota”, colma di malinconia: “Abbiamo fatto qualche lavoretto ma è una fatica tenere in ordine, le macchie di umidità riemergono sempre”. Ci sono infine le piscine leggendarie di Villa Certosa, la casa delle libertà del ventennio berlusconiano.
MAGNIFICA è quella che dà sul mare, a forma di palma, bagnata dall’acqua del Mediterraneo, circondata da cactus e piante tropicali. Ma a fare la storia è stata una piscina interna, più piccola e modesta. Quella dove fu immortalato il premier ceco Mirek Topolanek : completamente nudo, visibilmente emozionato (diciamo) e accompagnato da una signorina in costume rosso. Attorno alle piscine di B. si sono compiute grandi feste e piccole miserie. Destini pubblici (quello di Lui e del Paese che ha dominato per due decenni) e destini privati (quelli di Loro, che cercavano fortuna dall’uomo più potente d’Italia).