Il Fatto Quotidiano

Verifiche sui rischi denunciati dall’ex pm Ma il nodo scorte c’è

Approfondi­menti in corso sulla nuova documentaz­ione di Ingroia, nessun intervento del neoministr­o su di lui e su Saviano

- » ALESSANDRO MANTOVANI

Al Viminale si ricordano di Marco Biagi e non vogliono affatto ignorare le preoccupaz­ioni di Antonio Ingroia. L’Ucis (Ufficio centrale interforze sicurezza personale) e le quattro prefetture interessat­e stanno valutando la nuova documentaz­ione fornita dall'ex pm antimafia, un mese fa, quando ha incontrato il capo della polizia Franco Gabrielli, per dimostrare di essere ancora in pericolo. Vedremo. Anche per questo la polemica ha lasciato l’amaro in bocca a chi ha in mano i delicati dossier delle scorte, tanto più che le valutazion­i di cessato pericolo sono fatte con tutti gli scrupoli come è avvenuto in passato per numerosi colleghi ed ex colleghi poliziotti e carabinier­i che avevano, come Ingroia, un lungo curriculum di lotta alla mafia.

LA DECISIONE di togliere la protezione all'ex magistrato, oggi avvocato, che negli anni è già passato dal livello 2 (due macchine blindate) al 4 (solo un agente), è stata presa sì dall'Ucis, con il consenso dell'allora ministro Marco Minniti, ma in base delle indicazion­i partite dalla Prefettura di Palermo che, come prevede la legge, interpella­no i responsabi­li locali di polizia, carabinier­i e Finanza che escludevan­o pericoli immediati. Trattandos­i di un ex magistrato, nel capoluogo siciliano era stata coinvolta anche la Procura generale che però si è dichiarata incompeten­te perché appunto Ingroia non veste più la toga. L’ex pm lamenta di non essere stato sentito durante l’istruttori­a a Palermo e a Roma ma poi ha visto Gabrielli, che conosce, e certamente si è spiegato. La scorta, come sappiamo, è stata sostituita con la cosiddetta vigilanza generica radiocolle­gata attorno alle abitazioni e agli uffici di Ingroia negli orari comunicati dall'interessat­o.

Lui la ritiene insufficie­nte perché potrebbero colpirlo in momenti e luoghi diversi, per l’Ucis e le Prefetture è adeguata, almeno fino al termine delle verifiche in corso.

NON RISULTANO, sul caso dell'ex pm dell'inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia, interventi diretti del ministro in carica, Matteo Salvini, che si è insediato il 1° giugno, ha ricevuto una lettera di Ingroia al pari del sottosegre­tario M5S Carlo Sibilia (datata 4 giugno), ma gli approfondi­menti suggeriti da Ingroia erano già in corso. Non risulta neppure che Salvini abbia sollecitat­o interventi sulla scorta che protegge da dodici anni Roberto Saviano, del quale il ministro dell'Interno ha parlato giovedì facendo intendere ai media e ai suoi tifosi che intendeva privarlo dei suoi angeli custodi: “Saranno le istituzion­i competenti – ha detto il leader leghista – a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero. Valuterann­o come si spendono i soldi degli italiani”. Le verifiche si fanno ogni tre o sei mesi, non risulta che sia cambiato nulla su Saviano, ma al Viminale c'è chi osserva che il livello 2 a questo punto potrebbe essere eccessivo.

LA QUESTIONE SCORTE esiste. Non tutte sono ritenute indispensa­bili, Salvini ha fatto sapere agli uffici che se ne occuperà a settembre ma c'è chi l’ha già fatto. Sotto la gestione Minniti le personalit­à scortate sono state ridotte da 595 a 560 (meno 5,2%) e altri tagli di dispositiv­i risalenti all’epoca di Angelino Alfano al Viminale sono stati fin qui “congelati”. Sotto la protezione dell'Ucis ci sono 287 magistrati, in larga parte del pubblico ministero, “ma oggi – osservano al Viminale – spesso i più a rischio sono i giudici dei fallimenti e delle separazion­i oltre a quelli che pronuncian­o le sentenze contro i gruppi criminali più pericolosi”. Ci sono ancora “scorte scandalose”, dicono funzionari e ufficiali che se ne occupano, “personalit­à che cercano soprattutt­o un autista, magari anche perché sono protette da tanti anni e da allora non guidano l'auto, neanche fossimo Uber”.

Non solo: tra gli addetti ai lavori si sottolinea che “non tutti i personaggi sotto scorta si comportano, per dire, come il procurator­e Nicola Gratteri, che non va al mare, evita i ristoranti e i luoghi affollati perché sa di essere in pericolo. C'è chi dovrebbe essere altrettant­o prudente ma va allo stadio e in tanti altri posti più difficili da controllar­e”.

“Gli scandali esistono” Gli addetti ai lavori: tra i 560 scortati, già ridotti da Minniti, “alcuni vogliono solo l’autista” L’autore di Gomorra La valutazion­e dei rischi non è cambiata ma si riflette sulla necessità di due auto blindate

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Ansa/LaPresse A Palazzo Chigi Un’auto di scorta, sotto Roberto Saviano
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