Sfruttiamo l’occasione: Viale Mazzini può diventare la Silicon Valley della televisione
Cosa migliorare: cultura, indipendenza e informazione
Manca poco. Poi si cambia. Il Parlamento sceglierà il nuovo Cda Rai. Delle 236 candidature, però, fa specie che si parli solo dei soliti noti tra i corridoi di Viale Mazzini assieme ad assidui del Transatlantico o dei soliti ignoti. A rimanere nel silenzio sono i volti nuovi, quelli che la differenza potrebbero farla.
L’AUSPICIO è che gli eletti arrivino, come invocato dal presidente Fico, lontano dai partiti e con una visione. Quella necessaria per non costringersi a inseguire il futuro, ma a intuirlo. Perché oltre l’audience e i bilanci attivi rivendicati da Guelfi, da capire se meritati visto il canone obbligatorio, c’è molto altro. C’è un servizio pubblico che deve tornare ad avere un’i- dentità capace di coniugare il dialogo con i partiti, ma senza ingerenze e stando attento a che non sia l’informazione a orientare la politica. Una Rai che crea cultura e che diventi una media company competitiva con una strategia di vera sostenibilità. Significa sviluppare piani di welfare e garantire parità di accesso. Assicurare uno scambio generazionale reale, perché la digitalizzazione non può arrivare da chi non sa utilizzare i social. Ancora, dire basta al precariato perché non si può denunciarlo nei Tg e tenerlo in casa. Investire sugli esteri perché bisogna esser con i nostri occhi lì dove il cambiamento accade.
UN CAMBIAMENTO che sia per tutti e punti ai servizi per non-udenti e non- vedenti. Una Rai che rendiconta come sono stati spesi i soldi delle campagne sociali. È una rivoluzione bianca che non ha bisogno di privatiz- zare, semmai il contrario e di più. È un’azienda aperta alla società che destina la pubblicità per laboratori innovativi di produzioni e web. Una Silicon Valley delle telecomunicazioni che si può e si deve creare. Io per primo ci scommetto il 40% del mio compenso, perché la cultura non esclude il business, anzi. È per questo che ho lanciato la campagna pubblica #laRAIchevorrei. Non è populismo, è partecipazione. Quella vera. E forse ha ragione Guelfi, quelli bravi potrebbero stare arrivando. Chissà che non sia il tempo dei Ghibellini.