Vaccini e “reddito” La solita giornata nera dei ministri del M5S
La sparata “no vax” di Salvini e la stoccata di Tria a Di Maio. Stufo di fare tutto da solo
Atirare avanti la carretta, Luigi Di Maio, ci sta provando. Gliene va dato atto: soltanto ieri, per dire, il vicepremier ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha annunciato almeno cinque provvedimenti a cui sta lavorando. Nel Consiglio dei ministri della prossima settimana, dice, proporrà una norma che favorisca le aziende italiane nelle gare d’appalto pubbliche. Nel primo decreto di questo governo, aggiunge, si vieteranno gli spot per il gioco d’azzardo. Poi, spiega ancora, scriverà un pacchetto per eliminare “redditometro, spesometro, split payment, studi di settore”. Si occuperà di vitalizi, precisa. E siederà al tavolo per scrivere la nuova normativa di lavoro per i riders, con la speranza che facciano tutti come “Dominòs Pizza” che ieri - con sommo gaudio del ministro - ne ha assunti 45 a tempo pieno.
ZERO TITULI, però. La fregola di Luigi Di Maio si infrange contro il muro di gomma del resto del governo Conte, che ogni giorno fa parlare di sé quasi solo per le sparate del ministro Salvini. È andata così anche ieri. Di buon mattino, il leader della Lega ha piazzato lo sgambetto sui vaccini, allargando un po’ le maglie del contratto: “Dieci vaccini per alcuni bambini sono inutili ed alcuni pericolosi”, ha detto. Nell’accordo di governo si parla in realtà solo del “giusto equilibrio” tra coperture vaccinali e diritto all’istruzione anche per i bambini fuori dal recinto del decreto Lorenzin. Salvini, invece, ringrazia pubblicamente “per il loro coraggio” i ricercatori Antonietta Gatti e Stefano Montanari, i teorici dei no-vax ospiti fissi di quella RadioStudio24 , dai cui microfoni Salvini stava discettando. L’i m ma n ca b il e polverone ha costretto la ministra Giulia Grillo a dire che, della materia, si occupa il suo ministero (“Sì, condivido - ha replicato il Viminale - ma a settembre tutti a sc uo la ”) e pure il vicepremier Di Maio a chiarire: “Il contratto parla chiaro. Ognuno ha la sua idea sui vaccini e la nostra la conoscete”. Era reduce, il capo M5S, da un altro botta e risposta a distanza, questa volta con il ministro dell’Economia Gio- vanni Tria che, sollecitato sulla immediata introduzione del reddito di cittadinanza, aveva detto “non so a cosa si riferisce”. Di Maio, per la verità, non aveva mai parlato dell’erogazione degli assegni entro il 2018, cosa peraltro impossibile. Ma sullo “scontro” con il Tesoro, come sui vaccini, ieri si sono esercitati numerosi parlamentari dell’opposizione.
Sa, Di Maio, che fa parte del gioco: chi fosse l’alleato lo aveva chiaro dall’inizio e sa pure che lo spago che viene dato al ministro dell’Interno è direttamente proporzionale alla voglia di affossare l’esecutivo gialloverde. Eppure adesso, nella lista dei responsabili, il capo politico del Movimento mette pure i suoi colleghi di governo, che stanno affrontando l’avventura di palazzo Chigi non proprio con il coltello tra i denti. Insomma: oltre a lui ci sono 5 ministri grillini doc, 3 di area Movimento e 24 sottosegretari. Eppure, Di Maio, non sente intorno il fri ccico rìo che gradirebbe. Dev’essere evidente anche da lontano, se l’altroieri via Facebook, Alessandro Di Battista ha notato da oltreoceano: “Dai ministri del Movimento 5 Stelle pretendo un atteggiamento di lotta ancora più ostinato. Quello che sta dimostrando Luigi tra l’altro, il quale combatte sempre come un leone”.
NON SONO parole passate inosservate a Roma, dove il nervosismo del leader M5S è ormai palpabile, come si è visto nell’assemblea dei parlamentari di giovedì sera. All’uscita, il capo politico, ha detto: “Ognuno dica quello che vuole, ma nel tempo libero”. Come a dire che i ministri dovrebbero averne un gran poco. Lui, che di incarichi ne ha parecchi, ha formalizzato la squadra, proprio per evita- re di finire travolto dai guai: oltre a Vito Cozzoli, capo di gabinetto del super ministero, ha messo a capo della “unità di crisi” (una struttura dedicata alle vertenze aziendali) Giorgio Sorial, che già se n’era occupato da vicepresidente della commissione Bilancio, mentre Salvatore Barca - già distaccato dal Mise per seguirlo a Montecitorio nella scorsa legislatura - guiderà la sua segreteria. La “campagna” sul lavoro è centrale per Di Maio. Obiettivo: recuperare voti a sinistra. Cercando di non farsi travolgere dalla ruspa di Matteo e dall’inerzia dei colleghi.
“Su la testa” La campagne del capo e la flemma degli altri . Di Battista: “Vorrei vedere leoni come lui...” Ci dobbiamo concentrare sul contratto Ognuno dica quello che vuole, ma nel tempo libero LUIGI DI MAIO