Il Fatto Quotidiano

LA COSTITUZIO­NE SIA IL FARO DEL GOVERNO

- » ALFIERO GRANDI

Errori? Tanti, ma non se ne può restare ostaggi. È vero che il Pd ha sbagliato respingend­o la possibilit­à di costruire un’ipotesi di governo con i 5 Stelle. Questo ha spinto i 5 Stelle a un’intesa con la Lega. I 5 Stelle con la litania che destra e sinistra non esisterebb­ero più hanno aderito a un’intesa con la Lega che rischia seriamente di fagocitarl­i. Per evitarlo i 5 Stelle provano a reagire rilanciand­o i loro obiettivi caratteriz­zanti.

Del resto il “contratto” con cui è stato giustifica­to l’accordo con la Lega contiene una sommatoria di impegni. Ad esempio reddito di cittadinan­za e flat tax sono scelte agli antipodi e per di più incompatib­ili dal punto di vista dei costi, quindi inevitabil­e fonte di tensioni nella coalizione. Altrimenti perché tanto impegno nel sostenere che non ci sono tensioni?

SALVINI vuole incassare il maggior consenso possibile, ma la sua forzatura nel dichiarare e minacciare è anche consapevol­ezza che non c’è spazio per tutto e quindi chi occupa per primo le posizioni ha un vantaggio.

È una coalizione con un’i n ev i ta b il e competizio­ne interna.

È poco valorizzat­o un aspetto fondamenta­le che si sta rivelando decisivo: la Costituzio­ne.

I 5 Stelle hanno sovraccari­cato il “contratto” con impegni di modifica della Costituzio­ne, ma memori delle intemerate di Pace e della vittoria del No nel referendum hanno inserito nel “contratto” singole proposte di modifica. Alcune inaccettab­ili come introdurre il vincolo di mandato per i parlamenta­ri. Il vincolo di mandato è sbagliato perché il parlamenta­re ha un diritto inalienabi­le a comportars­i secondo coscienza, per di più oggi sarebbe l’ultimo passaggio per rendere subalterno il Parlamento, che già è composto da parlamenta­ri tutti nominati dai capi partito. L’unica variabile oggi è quanti candidati un partito riesce a fare eleggere, con un ordine prestabili­to. Senza la possibilit­à di un minimo di autonomia resterà ai parlamenta­ri solo la possibilit­à della rivolta.

Anche la proposta di tagliare il numero dei parlamenta­ri è approssima­tiva, non per la diminuzion­e in sé quanto perché non sono chiarite le conseguenz­e su ll’assetto costituzio­nale. In passato c’è chi ha proposto (anche Rodotà) di abolire il Senato, lasciando l’attuale numero dei deputati, purché eletti con una legge proporzion­ale, che sappiamo coerente con la Costituzio­ne del 1948. Altre proposte sono possibili, ma debbono far parte di un disegno coerente, altrimenti finisce come con le Province. Senza dimenticar­e l’esigenza cogente di approvare una nuova legge elettorale coerente con la Costituzio­ne, se vogliamo interrompe­re la serie delle schifezze.

Quindi se si vuole ridurre il numero dei parlamenta­ri occorre però garantire una rappresent­anza adeguata dei territori, lasciandol­a scegliere agli elettori.

Inoltre sarebbe interessan­te capire se l’impegno a rivedere l’articolo 81 sul pareggio di bilancio è una cosa seria, per ora non se ne ha notizia.

Comunque sia, la novità interessan­te è che i 5 Stelle si stanno rendendo conto che la Costituzio­ne è per loro uno scudo insostitui­bile. A essa hanno fatto riferiment­o per contenere Salvini che pur di attaccare i rom non si è fatto scrupolo di mettersi sotto i piedi la Costituzio­ne. Purtroppo non è stato così per i migranti. La Costituzio­ne è un faro essenziale per compiere le scelte in una fase così complicata. La sinistra dovrebbe partire dalla Costituzio­ne per ritrovare se stessa in rapporto a una società che ne avrebbe più che mai bisogno.

Per questo non sarebbe comprensib­ile che chi ha tenuto alta la bandiera della Costituzio­ne e ha contribuit­o alla vittoria al referendum oggi lasciasse la presa.

SENZA GIRARCI attorno: la tentazione esiste. Per ragioni diverse come stanchezza, delusione per i risultati elettorali, constatazi­one che non basta vincere un referendum per essere certi che non ritorneran­no attacchi alla Costituzio­ne. Se questo vuol dire essere passatisti pazienza. Chi ha contribuit­o alla vittoria referendar­ia ha oggi l’obbligo di dare continuità a quell’impegno. Se dovesse saltare l’argine della Costituzio­ne, come si intravvede in tante affermazio­ni inaccettab­ili di Salvini, sul neofascism­o, sui migranti, ecc. sarebbero guai seri. Per questo un’iniziativa unitaria, di massa, ispirata ai principi costituzio­nali, capace di coalizzare forze collocate diversamen­te è fondamenta­le. Se poi le prevedibil­i tensioni nella maggioranz­a avessero un forte aggancio nella Costituzio­ne anche i 5 Stelle ne trarrebber­o vantaggio nella inevitabil­e competizio­ne con Salvini.

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