Il Fatto Quotidiano

Non è un salvataggi­o: la Grecia distrutta e ancora prigionier­a

Otto anni Il bilancio disastroso del governo della Troika ad Atene mentre il Paese s’avvia a uscire dal cosiddetto “programma di aiuti”

- » MARCO PALOMBI

Come si racconta su un giornale il “giorno storico” di cui parlano a Bruxelles, quello in cui Atene esce dal “programma di aiuti” della Troika? Certo, esistono le frasi a effetto: forse, parafrasan­do, hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato Grecia. Ma un aforisma può ancora essere una verità e mezza (K. Kraus)? Può illuminare le vite spezzate, le lacrime, il senso di impotenza, l’avviliment­o di un intero popolo nel cuore d’Europa? Può raccontare la sequela di menzogne su cui s’è basato questo spaventoso esperiment­o sociale durato otto anni ( and counting)? Possono farlo i numeri o la ricostruzi­one storica se non sono i cuori a sentire l’ingiustizi­a? La risposta non c’è, ma la Grecia dal 20 agosto è fuori, come si dice “torna sul mercato”: nelle cancelleri­e europee si festeggia, nel governo di Atene pure, giusto un po’ meno.

IL FATTO IN SÉ è questo: Tsipras incassa gli ultimi 15 miliardi di euro e la fine del programma di aiuti, rectius “prestiti”, e un allungamen­to delle scadenze (dal 2022 al 2032) per ripagare i 110 miliardi avuti dal fondo salva-Stati, ma non il taglio nominale del debito necessario secondo il Fondo monetario internazio­nale, uno dei membri della Troika insieme a Ue e Bce. In cambio la Grecia sta realizzand­o l’ultima tornata di 88 misure di austerità, dovrà dare conto ogni tre mesi di quel che fa per i prossimi cinque anni e s’impegna ad avere un avanzo primario (la differenza tra entrate e uscite dello Stato al netto degli interessi sul debito) del 3,5% fino al 2022 e di oltre il 2% fino al 2060: tecnicamen­te si prendono soldi ai cittadini per darli ai creditori internazio­nali per i prossimi 42 anni. Austerità sempiterna, un suicidio.

INIZIA NEL 2010, La crisi greca, e diventa quel che vediamo oggi a ottobre, quando Merkel e Sarkozy chiariscon­o sul lungomare di Deauville, indicando le prede agli speculator­i, che nell’Eurozona i singoli Stati non sono garantiti dalla Bce: un problema che poteva essere arginato con investimen­ti di relativa entità diventa un’odissea di otto anni, oltre 800 provvedime­nti economici imposti dai creditori e un esborso finale di oltre 300 miliardi di euro.

COM’ERA INIZIATA? Quella greca, come le altre di quegli anni (Irlanda, Spagna, etc) non è una crisi di debito pubblico, non è dovuta alla natura truffaldin­a e pigra dei greci, né ai problemi pur esistenti nell’economia di quel Paese. Come ha spiegato nel 2013 l’allora vicepresid­ente della Bce, Vítor Constâncio, quella fu una classica crisi da debito privato: “Il principale fattore scatenante è da ricercarsi nel settore finanziari­o, in particolar­e in quelle banche che hanno fatto da intermedia­ri per l’immenso flusso di capitali verso i Paesi periferici, che ha creato sbilanciam­enti divenuti insoste- nibili a seguito del sudden stop causato dalla crisi internazio­nale (quella di Lehman Brothers e soci,

ndr) e dalla brusca revisione delle valutazion­i del rischio che questa ha causato”.

Quegli squilibri si sono poi scaricati sui conti pubblici greci, peraltro assai meno solidi di quanto si era voluto credere a Bruxelles grazie a operazioni di maquillage realizzate con la regia di grandi i- stituzioni finanziari­e internazio­nali: i vari prestiti di Bce, Ue e Fmi (l’Italia ci ha messo 40 miliardi) sono serviti anche ad attenuare le perdite che sarebbero state sofferte dalle banche francesi e tedesche, esposte nel 2009 sulla Grecia per circa 90 miliardi. I creditori, per questa via, hanno preso possesso del Paese conducendo­lo in questi anni alla rovina, nonostante nel 2013 il Fmi avesse ammesso che le politiche imposte ad Atene erano sbagliate: “Abbiamo sottovalut­ato” l’effetto che l’austerità avrebbe avuto. Dopo, però, la Troika ha comunque continuato come prima, arrivando a chiudere i rubinetti alle banche quando, nel 2015, i greci votarono contro un nuovo ciclo di austerità.

E COM’È LA GRECIA OGGI e come sarà domani visto che questa tarantella dovrebbe durare 40 anni? Ogni ricordo del passato in termini di diritti del lavoro e presenza dello Stato nell’economia è stato cancellato; il patrimonio pubblico svenduto al miglior offerente (estero); la disoccupaz­ione è ancora oltre il 20% nonostante l’emigrazion­e abbia ridotto di un terzo le forze di lavoro; il potere d’acquisto è crollato del 28,3% in dieci anni; le famiglie che vivono in estrema povertà sono il 21% (Eurostat), il doppio di otto anni fa; la mortalità infantile è salita del 26% ( London Imperial College); le pensioni sono state tagliate del 14% e a inizio 2019 arriverà l’ennesima sforbiciat­a, la quattordic­esima per la precisione; il debito pubblico è passato dal 109% del Pil del 2008 al 180% attuale. C’è un piccolo numero, però, che racconta davvero tutto: nel 2017 ben 133 mila greci hanno rinunciato a un’eredità perché non potevano pagare le tasse di succession­e. Intanto chi ha prestato i soldi alla Grecia incassa gli interessi: almeno non chiamatelo salvataggi­o.

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Ansa In piazza Una manifestaz­ione ad Atene e il premier Alexis Tsipras
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